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L´affluenza
oltre ogni previsione riapre la discussione nel centrosinistra. Berlusconi
al leader dell´Unione: "Può vincere solo così, facendo votare i suoi"
Primarie, tre milioni alle urne
Un trionfo per Prodi, verso il 70 per cento: "Lavorerò per un nuovo Ulivo"
il voto
Tre milioni per le primarie
Affluenza altissima. Prodi oltre le attese: a lui il 70%
Code fino a notte. Berlusconi sprezzante: "Solo così vince il leader del
centrosinistra"
Le code ai seggi sono state lunghissime, la consultazione si è chiusa alle 23,
30
Fassino: "Questo è solo l´antipasto, il resto gli italiano lo daranno con il
voto di aprile"
GIANLUCA LUZI
ROMA - Tre
milioni di votanti. Le primarie dell´Unione hanno superato qualsiasi previsione:
«Una risposta incredibile - ha esultato Prodi che ottiene più del 70 per cento
delle preferenze - Al di là di ogni sogno». Stizzito il commento di Berlusconi
da Arcore: «Prodi sa vincere solo se fa votare soltanto la sinistra». Già dalla
mattina era chiaro che le primarie per scegliere il candidato del centrosinistra
alle politiche 2006 avrebbero registrato un´affluenza enorme. Dopo pochissime
ore dall´apertura dei 9731 seggi in tutta Italia erano finite le schede e gli
organizzatori hanno dovuto ristamparle o fotocopiarle al volo. Le code davanti
ai seggi sono state interminabili fino a tarda sera, al punto che gli
organizzatori in molti casi hanno dovuto chiudere le urne alle 23,30 invece che
alle ventidue per consentire a chi era in fila di esprimere il voto.
Nessuno, nemmeno Prodi che nelle previsioni era stato molto prudente, forse per
scaramanzia, aveva previsto un successo di questa portata. Alle diciannove
avevano votato oltre due milioni e seicentomila persone: nel Lazio si erano
messi in fila in 180 mila e 105 mila a Roma. 400 mila in Emilia-Romagna, 300
mila in Toscana. Quasi 110 mila a Napoli e altrettanti in Puglia. Così come in
Sicilia. 100 mila i votanti in Liguria - sempre alle diciannove secondo i dati
forniti dagli organizzatori - e sessantamila rispettivamente in Friuli e Umbria.
A Milano, alle 21,30, avevano votato per le primarie 200 mila persone, un quarto
degli elettori che avevano dato il voto all´Unione nelle regionali di aprile.
Alle ventidue, nei 541 seggi della Sicilia avevano votato 150 mila persone.
Solo a notte fonda sono arrivati i primi dati sulle preferenze, anche se la
vittoria di Prodi non era certo in discussione. L´interesse era sulla
percentuale che il Professore avrebbe ottenuto: se fra il 55 e il 60 per cento,
oppure oltre, segnando in questo caso più che una vittoria quasi un plebiscito.
Il primo exit poll, da Cagliari, parlava di un risultato straordinario per
Prodi: 79%, contro il 15 di Bertinotti e il 3 di Di Pietro. A Milano e
provincia, quando era stato scrutinato il 10% dei seggi, Prodi aveva ricevuto
8.910 preferenze, pari al 72,48%. Seguito da Bertinotti con 2.332 voti (18,97%),
Di Pietro 582 voti (4,73%), Pecoraro Scanio 238 voti (1,94%), Scalfarotto 104
voti (0,85%), Panzino 66 voti (0,54%) e Mastella 61 voti (0,50%). Anche a Torino
e provincia, nel 27 per cento dei seggi, Prodi aveva il 74,5 per cento delle
preferenze, seguito da Bertinotti con il 16,4. A Bologna - nove seggi su 126 -
il candidato dell´Unione era all´88,14 per cento. Complessivamente, nelle prime
trecentomila scrutinate in tutta Italia, Prodi era al 70 per cento. Con il 12
per cento dei seggi scrutinati la percentuale saliva al 74,4.
Ma il dato forse più importante delle primarie - al di là del successo personale
del Professore - risiede proprio nell´affluenza oltre ogni previsione. Un
messaggio di partecipazione inaspettato e che quantitativamente va molto al di
là del numero di iscritti e militanti dei partiti di centrosinistra e che si
traduce in una sfiducia chiarissima e diffusa verso il governo Berlusconi. Un
segnale che deve essere arrivato molto forte anche ad Arcore, dove il premier ha
rilasciato un commento sprezzante che cerca di sminuire la vittoria del suo
avversario: «Prodi ha un solo modo per vincere le elezioni: far votare solo
quelli della sinistra, proprio come ha fatto oggi». «Ma stia zitto, oggi non ne
ha avute abbastanza?» gli ha risposto Prodi, anche se dopo un po´ il suo ufficio
stampa ha precisato che la frase era indirizzata a un giornalista e non al
presidente del consiglio. Però non ha smentito quest´altra: «Almeno oggi stia
zitto. Questi voti gli dicono che deve andarsene».
La frase irridente di Berlusconi si è guadagnata i commenti taglienti dei leader
del centrosinistra: «Ma lasciate stare Berlusconi... è una bellissima giornata»,
è stato quello di D´Alema accompagnato da un gesto di fastidio. E Rutelli: «Oggi
votavano quelli di centrosinistra, non capisco l´argomento. Oggi si votavano le
primarie, Berlusconi voleva mandare i suoi a votare? A quanto pare non gli è
riuscito». Mentre Fassino avverte Berlusconi: «Questo è solo l´antipasto, il
resto gli italiani glielo daranno con le elezioni di aprile quando vincerà il
centrosinistra». E comunque «commette un grave errore chi irride i cittadini. Un
uomo politico saggio li ascolta e li rispetta».
Bertinotti resiste sulla grande lista "Adesso pensiamo al programma"
LO
SFIDANTE
Il leader di Rifondazione punta al venti per cento con i voti raccolti
soprattutto al Sud
Bertinotti resiste sulla grande lista "Adesso pensiamo al
programma"
UMBERTO ROSSO
ROMA - E adesso?
«Adesso chi vince convoca l´assemblea per il programma dell´Unione, e coinvolge
tutti». Alle undici della sera Fausto Bertinotti non può contare sulle
preferenze per le primarie, a parte qualche piccolo scampolo che i militanti
sorridenti si scambiano l´un altro, ma l´ottimismo è alto e la strada già
tracciata. Da domani per Rifondazione comincia la battaglia per spostare a
sinistra il baricentro dell´Unione. Prodi il vincitore non pensi di potersi
portare a casa, con il successo, anche il sì di Fausto al programma così com´è.
Anche perché, qui nel quartier generale del Prc, tutti sono sicuri che le urne
premieranno anche il loro segretario. Si parte da una base del 12 per cento, ma
è lo zoccolo duro. «Fausto prenderà attorno al venti», prevede Sandro Curzi, cda
Rai. L´aria è quella.
Soprattutto, dicono, al sud. Piccoli esempi ma che scaldano molto il cuore nella
lunga notte di attesa in viale del Policlinico. In Puglia, un terzo dello
scrutinio, Prodi al 63. Bertinotti al 19, Mastella all´11. Uno dei primi
risultati che arriva è quello di Grumo, il paese del regista Sergio Rubini, in 5
seggi Bertinotti ha il 20 per cento. Altro paesino del leccese, Giugianello, 50
voti per Prodi e 30 per Bertinotti. Il leader del Prc insiste sull´onda lunga
della partecipazione, «quasi tre milioni, resterà nella storia, l´Unione è la
democrazia della partecipazione». E Mastella si è messo «fuori dal gioco, la
calamita è l´Unione». Si aspetta, in nome dell´unità, un pressing per una grande
lista tutti insieme? Niente da fare. Rifondazione, insiste il segretario, andrà
da sola al Senato e alla Camera, «sul grande risultato del voto ha pesato non
solo l´unità ma anche la competizione». Con il capogruppo alla Camera che già
individua proprio il ricorso alle urne come strumento per dirimere eventuali
scontri sul nodo del programma: «Questo voto straordinario è anche un
precedente, se ci fossero problemi si potrebbe far ricorso ancora alla
consultazione popolare».
Sulla campagna per le primarie Fausto Bertinotti si gioca tutto, o quasi. In
palio la rappresentanza dell´ «altra sinistra», anzitutto. Partito da una soglia
del 12 per cento (ovvero il sei per cento elettorale moltiplicato per due), il
segretario in cuor si aspetta di più. Fino al venti e passa per certo, come
dicono gli ultimi sondaggi arrivati in viale del Policlinico alla vigilia del
voto (fra il 21 e il 23 per cento). Traguardo che, mentre cominciano ad arrivare
i dati veri, lo stato maggiore del Prc a tarda sera accarezza. Sulla base di una
prima analisi dei votanti: si vota molto non solo in Emilia e Umbria ma anche in
Campania e nel sud. Come a dire: il tradizionale peso dell´apparato della
Quercia (che certo non vota Fausto) finisce compensato da una più vasta area
d´opinione, che appunto potrebbe premiare il leader del Prc. «Nelle mie zone,
nei paesi del Napoletano - racconta Giovanni Russo Spena, vicecapogruppo alla
Camera - so per certo che pezzi della Quercia hanno votato Fausto, e in
particolare pezzi del correntone e della sinistra ds». In pista non c´era un
candidato della Quercia, un uomo a rappresentare la sinistra. Il capo del Prc
come il grande coagulo dei «duri» del centrosinistra, con rammarico dei Ds.