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Tutti i
vizi della riforma elettorale
IL PROPORZIONELLUM AUMENTERA’ I PARTITI
di GIOVANNI SARTORI
Habemus proporzionellum . Perché un sistema proporzionale così bello (si fa per
dire) e così inedito come quello testé escogitato da Berlusconi & Co. merita un
nome a sé e fa davvero spicco. I critici denunziano con acutissimi strilli un
ritorno al proporzionale. Ma quale ritorno? Un ritorno presuppone una
somiglianza, e in questo caso tra il nostro sistema proporzionale del passato e
il proporzionellum berlusconiano non c’è nessuna somiglianza. Il
proporzionalismo della prima Repubblica non prevedeva alleanze elettorali (ogni
partito si presentava all’elettorato da solo), non si è mai giovato di un premio
di maggioranza, era davvero «molto proporzionale», e ciononostante non ha
moltiplicato i partiti oltre misura. È vero: non ha mai prodotto alternanza di
governo. Ma non per colpa del sistema elettorale: fu per colpa di un partito
antisistema, il Pci, che la rendeva impossibile. E non è molto vero che il
nostro vecchio proporzionalismo abbia creato di per sé più corruzione di oggi,
più partitocrazia di oggi, e tanto meno più ingovernabilità di oggi. Certo, in
passato abbiamo avuto governi brevi. Ma la longevità dei governi non deve essere
confusa, come quasi tutti continuano a fare, con la loro efficienza e capacità
governante.
Ma restiamo al punto: la somiglianza. Che non c’è perché il proporzionellum è
«poco proporzionale», consente coalizioni elettorali che snaturano il
proporzionalismo e ne annullano gli sbarramenti, e quindi promette di continuare
a moltiplicare i partiti già ultra moltiplicati dal Mattarellum .
Ho detto che il proporzionellum è poco proporzionale. Dirò ora che rischia di
essere un falso proporzionale. Il premio di maggioranza è lecito quando rinforza
una maggioranza che c’è, e cioè di chi ottiene almeno il 51 per cento dei voti;
ma è scorretto quando viene attribuito a una maggioranza relativa, e cioè alla
maggiore minoranza. Nel nostro caso un’alleanza che ottiene il 40 per cento dei
voti (rispetto al 39 e 21 per cento di altre due ipotetiche coalizioni) pur
sempre otterrebbe alla Camera 340 seggi contro i 278 lasciati al 60 per cento
degli altri, con tanti saluti al conclamato proporzionalismo.
Io non credo, si sa, che la configurazione bipolare del voto richieda un sistema
maggioritario (visto che quasi tutta l’Europa è, insieme, proporzionalista e
bipolare). Ma con il proporzionellum il bipolarismo potrebbe davvero saltare.
Del che, beninteso, ai berlusconoidi non importa un fico. A loro basta rivincere
nel 2006. Poi venga pure il diluvio.
Ho detto anche che il proporzionellum continuerà a moltiplicare i partiti. E
questo è, sarà, il sicuro e maggior disastro. La buona regola è che un sistema
elettorale viene cambiato per correggerne i difetti. Il difetto primario, la
madre di tutti gli altri difetti, del Mattarellum è stato che ha frantumato il
nostro sistema partitico. Ha ereditato 5-6 partiti e li ha spezzettati in una
ventina. Il che inevitabilmente produce ingovernabilità, perché porta a
coalizioni di governo troppo eterogenee e paralizzate da un eccesso di partitini.
Ma il proporzionellum non corregge questo difetto. Contro ogni logica e ogni
lungimiranza lo aggrava (rendendo irrisori gli sbarramenti).
Sorvolo su altre storture e innecessari errori (come l’attribuzione, purtroppo
suggerita dal Quirinale, di 18 premi di maggioranza, regione per regione, al
futuro Senato federale). La conclusione è che il proporzionellum aggiungerà
danno a danno, disfunzioni a disfunzioni. Forza, Italia. Avanti così a tutta
forza.