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L'OSSERVATORIO
Indeciso un italiano su tre, il 43% è nell'area di centro
di
RENATO MANNHEIMER
Nella sua apparizione televisiva di ieri, Berlusconi ha confermato e in qualche
modo rafforzato le direttrici della sua campagna elettorale, già palesate a
«Porta a porta» il mese scorso. L'obiettivo non è tanto la persuasione di chi
oggi gli è ostile e/o simpatizza per l'opposizione, quanto, più che possibile,
la riconquista dei consensi di FI del 2001, quasi un terzo dei quali si trova
oggi tra gli indecisi o i tentati dall'astensione. L'approccio comunicativo è
dunque fortemente differenziato per i diversi target. E comporta: — l'attenzione
prioritaria verso chi ha votato FI nel 2001 e si dichiara deluso. Di qui la
continua riaffermazione di avere «mantenuto tutte le promesse» e, al tempo
stesso, l'esortazione a partecipare («ora che è in gioco il destino del Paese, i
miei elettori torneranno a votare»).
— in secondo luogo, la rimobilitazione dell'elettorato acquisito, sia attraverso
la riproposizione di temi consolidati e dimostratisi efficaci, come il pericolo
di derive «comuniste» (la forma mentis dell'opposizione è legata alla falce e
martello), sia tramite l'indicazione, per ora solo accennata, di nuove promesse.
— la rinuncia a persuadere il segmento che ha già deciso di votare per
l'opposizione.
In effetti, gli indecisi costituiscono un mercato ampio: di recente, grossomodo
un terzo degli elettori ha dichiarato di dover ancora riflettere sulla scelta di
voto. Naturalmente, non tutti sono conquistabili dal Cavaliere. Buona parte non
segue le vicende politiche ed è già orientata, più o meno definitivamente, a non
recarsi alle urne. Ancora, grossomodo un quinto degli attuali indecisi (circa il
6% dell'elettorato) esclude di scegliere la CdL ed è oscillante tra il
centrosinistra e l'astensione: ciò mostra l'esistenza di un considerevole
mercato potenziale anche per le forze di opposizione che possono, in teoria,
allargare il proprio seguito. Ma la presenza di indecisi tra chi si "sente" di
destra o di centrodestra è comunque maggiore. E lo è ancor più nell'ampio
settore che si colloca al centro tout-court o che non vuole (o non sa) indicare
una posizione precisa. È questo — gli elettori con convinzioni politiche meno
consolidate — il segmento più interessante, sia per il centrodestra, sia per il
centrosinistra. Si tratta in misura relativamente maggiore di ultracinquantenni
(contrariamente al passato l'indecisione è minore tra i giovani, oggi più
orientati verso il centrosinistra), specie donne e, in particolare, casalinghe
(che hanno costituito, nel 2001 uno degli assi portanti della vittoria del
centrodestra). Ma per persuadere costoro, Berlusconi deve in primo luogo
recuperare la credibilità personale che gli permise di conquistarli nel 2001 e
il cui calo è tuttora riscontrabile. A questo fine è «sceso in campo
personalmente» per «raccontare io qual è la verità». Imputando ai suoi alleati
il «parziale non completamento del programma». E alla mancanza di comunicazione
(oltre che a «tutti i giornalisti contro di me») il fatto che molti elettori del
centrodestra si dichiarino sin qui delusi dal Presidente del Consiglio.
L'esito della strategia comunicativa del Cavaliere è impossibile da prevedere,
considerando anche l'esiguo divario che separa oggi le due coalizioni: molto
dipende dalle risposte che darà l'opposizione. Ma è certo è che la lotta per la
conquista degli indecisi proseguirà sino al momento delle elezioni. Anche
perché, ancora l'anno scorso, in occasione delle regionali, quasi il 25 per
cento dichiarò di avere scelto definitivamente solo nell'ultima settimana prima
del voto.