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Lettera di Don Giovanni Nervo alla rivista "SETTIMANA", pubblicata nel
numero del 12 marzo 2006
Caro Direttore,
i parroci hanno ricevuto in questi giorni una lettera, scritta molto bene, dal
coordinatore nazionale di Forza Italia, onorevole Sandro Bondi, con allegato un
elenco di provvedimenti del Governo sul piano sociale e a favore della Chiesa,
che sarebbero ispirati alla "Dottrina sociale della Chiesa".
Lo scopo della lettera, a un mese dalle elezioni, è evidente: un invito a votare
Forza Italia che ha dimostrato di tradurre in atto la dottrina sociale della
Chiesa e ne favorisce gli interessi.
La lettera è intelligentemente rivolta ai parroci, che sono a contatto diretto
con i cristiani che votano e, magari richiesti dì consiglio, possono orientarne
il voto.
I motivi per persuadere i parroci e i loro parrocchiani a votare in questo senso
sono due: perché ha dimostrato di sostenere gli interessi della Chiesa; perché
ha dimostrato di ispirare gli atti di governo alla dottrina sociale della
Chiesa.
I parroci hanno avuto l'opportunità di valutare serenamente ma anche
criticamente per un giusto discernimento queste due motivazioni?
L'attuale governo ha favorito la Chiesa? I sei provvedimenti presentati come
favori sono diritti e ora con questa lettera l'onorevole Bondi manda il conto. E
l'indipendenza della Chiesa?
Molto più grave è il secondo problema: il governo ha ispirato la sua azione alla
dottrina sociale della Chiesa, perciò chiede ai parroci il voto dei cattolici.
Ma la filosofia e l'azione politica di Forza Italia e del governo esprimono
veramente la dottrina sociale della Chiesa?
Principio fondamentale della dottrina sociale della Chiesa è che "ogni essere
umano è persona (...) soggetto di diritti e di doveri (...) universali,
inviolabili, inalienabili" (Pacem in terris, n. 5).
II neoliberismo economico che ispira la politica dell'attuale dirigenza politica
e che mette al centro, come valore fondamentale, l'economia e il mercato non si
ispira certo alla dottrina sociale della Chiesa.
La Pacem in terris (n. 12) afferma i diritti di emigrazione e di immigrazione:
"ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora
nell'interno della comunità politica di cui è cittadino; e ha pure il diritto,
quando leggittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità
politiche e stabilirsi in esse".
La legge Bossi-Fini e la politica della Lega, che è membro del Governo, vanno in
senso opposto.
Sempre la Pacem in terris (n. 36), citando Pio XII, afferma che "tutelare
l'intangibile campo dei diritti della persona umana e rendere agevole il
compimento dei suoi doveri vuole essere ufficio essenziale di ogni pubblico
potere". E continua: "per cui ogni atto dei poteri pubblici che sia o implichi
un misconoscimento o una violazione di quei diritti, è un atto contrastante con
la stessa loro ragione di essere e rimane per ciò stesso destituito di ogni
valore giuridico".
Come si comportano Forza Italia e il governo di fronte ai pubblici poteri che,
nel caso, sono il potere legislativo e il potere giudiziario?
«Non possiamo non rilevare - osservava il magistrato A. C. Moro:
- che la legge, che dovrebbe nascere da una superiore sintesi degli interessi
generali, sta divenendo sempre più funzionale a tutelare interessi particolari
di chi in quel momento detiene il potere (...);
- che la legge diviene l'occasione per retribuire chi ha assicurato o assicura
nel futuro consensi (le leggi "compensative" o "di scambio");
che la legge è funzionale o ad assicurare privilegi a una persona (le leggi ad
personam, come quella che si è concepita per salvare Previti dalla galera,
sconvolgendo così l'intero sistema penale), o anche - è un'assoluta novità - le
leggi contra personam, come quella per impedire a un magistrato di poter
concorrere a un incarico.
Il diritto entra in profonda crisi se rimane mera declamazione e se si diffonde
l'idea, premiata, che la violazione delle norme esistenti è non solo moralmente
lecita, ma anche sostanzialmente impunita.
Mai come in questi anni si è ratificata, anche a livello governativo questa distruttiva tendenza a considerare le norme che regolano la vita sociale come meramente opzionali. Abbiamo sentito un presidente del Consiglio affermare pubblicamente che è comprensibile e giustificato che si evadano le tasse. Abbiamo assistito a una continua esaltazione della corruzione in politica come funzionale al suo naturale svolgimento e, nel contempo, a una pesantissima condanna dei magistrati che doverosamente perseguivano comportamenti penalmente rilevanti.
Abbiamo sentito il presidente del consiglio impudentemente affermare che chi impronta, come il magistrato, la sua vita al rispetto del diritto e al suo servizio non può essere normale ma è un folle, e che chi opera per la legalità e per difendere e attuare lo stato di diritto non può non essere considerato "antropologicamente diverso dal resto della razza umana".
Abbiamo assistito a una tutt'altro che nobile gara ad assicurare - attraverso condoni, sanatorie d'ogni genere, prescrizioni, amnistie, perfino leggi ad hoc per depenalizzare gravi illeciti precedentemente commessi - l'impunità a tutti coloro che, nei più diversi campi, hanno violato la legge, dando la chiara percezione al cittadino onesto di essere considerato un minus habens e il cittadino disonesto che persevera nel suo comportamento sarà sempre premiato con l'impunità» (A. C. Moro, II futuro è nelle nostre mani: appunti su un mondo in trasformazione, Studi Zancan n. 6/2005).
Di fronte a questa evidente manipolazione della sua dottrina sociale e alla chiara strumentalizzazione della sua organizzazione, aggredendo i punti più deboli e indifesi, i parroci e le parrocchie, come reagisce la Chiesa?
Sarebbe interessante e utile conoscere come hanno reagito i parroci alla lettera dell'onorevole Bondi. I giornali riferiscono che alcuni di essi hanno rispedito la lettera al mittente. Qualcuno più sprovveduto può essere anche rimasto abbagliato da quella lettera.
Sarebbe anche utile conoscere come reagiscono gli uffici diocesani di pastorale sociale che hanno il compito istituzionale di far conoscere la dottrina sociale della Chiesa e promuoverne l'attuazione.
La rivista mensile "Vita pastorale" dei Paolini, nell'editoriale dell'ultimo numero dice: "II Polo ha elevato a sistema la corruzione e il furto. Basta vedere alcune leggi fatte per salvare certi personaggi e soprattutto pensare ai condoni: che cosa sono se non la legalizzazione della illegalità e dell'evasione fiscale? E questa è ancora un furto o è diventata una virtù? I cristiani sanno che per un credente vale molto di più l'esempio che l'astratta affermazione dei valori. Vedi la famiglia. Il centrosinistra - sottolinea "Vita Pastorale" - sembra accettare le coppie di fatto e volere una normativa in proposito. Il centrodestra si proclama grande difensore della famiglia tradizionale. Ma come si fa a dimenticare che quasi tutti i capi sono divorziati e risposati, o hanno scelto di trasformare la loro unione in coppia di fatto?"
E le altre riviste
cattoliche e pastorali hanno reagito e come?
Se questa evidente adulterazione della dottrina sociale trovasse nella Chiesa
solo silenzio ci sarebbe molto da riflettere.
E i lettori di "Settimana" che cosa ne pensano?
Non potrebbe essere questa anche una provvidenziale occasione per verificare la nostra conoscenza della dottrina sociale della Chiesa, il nostro impegno a farla conoscere e la nostra coerenza a viverla a tutti i livelli, cominciando dalle nostre comunità parrocchiali alle quali avvedutamente ha pensato l'onorevole Bondi, come campo fertile di voti, indirizzando quella lettera ai parroci? San Paolo dice: "diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum" e Sant'Agostino aggiunge: "etiam peccatum".
Sac. Giovanni Nervo