ROMA - Pare proprio che da
lunedì nella Casa delle libertà si comincerà fare sul serio in
tema di giustizia. Ad ammetterlo in queste ore senza tanti giri di
parole (ma senza nemmeno anticipare contenuti troppo specifici)
sono parecchi esponenti del centrodestra. Autorizzati a farlo, in
una certa misura, dallo stesso Silvio Berlusconi.
Il quale ieri, a margine di un
evento d'altro genere, ha in effetti anticipato che è ormai
imminente un emendamento governativo al disegno di legge che
riforma l'ordinamento giudiziario. Quel disegno di legge, per
intendersi, che è già all'esame della Commissione Giustizia di
Montecitorio e che viene seguito passo passo da una sorta di
comitato ristretto di esperti formato dal Guardasigilli Roberto
Castelli, dal suo sottosegretario Michele Vietti, dal capogruppo
di An alla Camera Ignazio La Russa e dal responsabile giustizia di
Forza Italia Giuseppe Gargani.
Ma ora si sa anche che potrebbe
presto arrivare contemporaneamente un vero e proprio ddl
dell'esecutivo sulla ristrutturazione del codice di procedura
penale. Un testo che si dice starebbe preparando Carlo Taormina e
che punterebbe ad adeguare al normative processuale alle regole
costituzionali sul giusto processo da poco entrate in vigore.
Tutto insomma lascia prevedere
che, accanto ai progetti riformistici già avviati in tema di
federalismo, mercato del lavoro, fisco e pensioni, stia per
arrivare in Parlamento anche la fatidica rivoluzione del pianeta
giustizia. E a questo proposito le indiscrezioni che circolano (ma
rigorosamente prive di conferme ufficiali) adombrano novità
significative sia per quello che riguarda le distinzioni fra
giudici e pubblici ministeri, sia per ciò che concerne i
meccanismi di avanzamento di carriera dei magistrati in generale.
A proposito del primo punto si
starebbe per delineare una netta separazione nei concorsi di
accesso alla magistratura fra chi sceglie la carriera di pm e chi
invece opta per quella di magistrato giudicante. In più si
punterebbe a rafforzare il potere gerarchico del capo della
procura nei confronti dei pm.
In relazione al secondo tema si
starebbe invece pensando di abolire gli scatti automatici di
carriera (limitando gli avanzamenti per anzianità al solo
stipendio), per poi far derivare da una valutazione periodica di
ogni singolo magistrato il diritto o meno di salire nella
gerarchia professionale. In questo secondo caso comunque
l'orientamento è quello di affidare al Consiglio Superiore della
magistratura il compito di effettuare controlli e verifiche
sull'efficienza di giudici e pm.
Prospettive tanto ambiziose
quanto onerose quindi quelle che si va imponendo in questo momento
la maggioranza di governo. Che però non possono non alimentare
anche previsioni di attriti, se non di scontri, con l'opposizione.
Ma soprattutto con gli organismi che rappresentano la
magistratura. Sia a livello istituzionale (il Csm) si a
livello "sindacale" (l'Anm e le sue varie correnti).
(28 FEBBRAIO 2003; ORE
13:30)
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