MILANO - Un presidente
«molto debole nell’azione». Che ha detto «cose sacrosante». Ma che
ha sbagliato «strumento e tempi» per rivolgersi alle Camere. E’ il
presidente Carlo Azeglio Ciampi visto dal politologo Giovanni Sartori. Che
spiega: «Sui principi elencati da Ciampi siamo tutti d’accordo: sono
sacrosanti, sono i pilastri della democrazia liberale. C’è però un
problema: quello dello strumento scelto. E c’è anche una mancanza».
Iniziamo dal problema.
«La Costituzione prevede tre tipi d’intervento sul processo legislativo
da parte del Capo dello Stato. L’autorizzazione alla presentazione del
disegno di legge, la sospensione della promulgazione della legge con un
messaggio alle Camere, l’invio di un semplice messaggio al Parlamento».
Che è poi quello che ha fatto Ciampi.
«Certo. E che è anche quello che serve meno. Un messaggio di principi è
un messaggio inefficace. Cossiga lo ha utilizzato più volte con esito
zero: le Camere si riuniscono, fanno una bella discussione (in questo caso
si sono già tutti d’accordo), dopodiché abbiamo fatto un bel buco
nell’acqua».
Fin qui lo strumento. E la mancanza?
«Prima di parlare d’informazione il presidente avrebbe dovuto
affrontare e risolvere il problema del conflitto d’interessi. Ora resta
da capire se questo messaggio costituisce un alibi per non farne uno
quando andrà fatto, oppure se è un intervento in aggiunta a quello che
verrà».
Ovvero quando?
«Quando Ciampi avrà la possibilità - e sarà l’ultima - di bloccare
la legge Frattini. All’epoca dell’autorizzazione alla presentazione
della legge aveva il bastone dalla parte del manico, non ha fatto nulla.
Ora non gli resta che sospendere la promulgazione della legge inviando un
messaggio alle Camere».
E se così non fosse?
«Ci troveremmo di fronte a palesi violazioni dell’ordinamento
costituzionale sulle quali il presidente ha voluto chiudere gli occhi.
Proprio in un momento in cui la situazione è cambiata: prima nel mondo
dell’informazione tv c’era un duopolio, ora si è instaurato di fatto
un monopolio».
Ma Ciampi ha parlato di direttive comunitarie, di pluralismo e di
estensione della vigilanza a tutte le reti tv.
«Le direttive comunitarie come il messaggio di Ciampi sono solo parole.
Di volta in volta ci vogliono delle leggi. La più importante delle quali
oggi è quella del conflitto d’interessi. Del resto...».
Del resto cosa?
«Del resto i segnali di arrendevolezza fino ad oggi non sono mancati.
Prima la legge sulle rogatorie caso colossale di conflitto d’interessi),
poi sul falso in bilancio, quindi sui beni culturali. Tutti ballon
d’essai : Berlusconi ha sondato fino a dove può spingersi. Se Ciampi
dovesse rinviare la Frattini alle Camere sarebbe grave perché gli
verrebbe a mancare l’avvallo del Capo dello Stato nei confronti
dell’opinione internazionale».
Dunque, professore, il suo giudizio sull’intervento del presidente
Ciampi è negativo?
«Non necessariamente. E’ un giudizio di preoccupazione perché finora
ho sempre visto un presidente molto debole nell’azione».
Alessandra Mangiarotti
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