ROMA - Il Professore, il conflitto di interessi e la gente. Ovvero
Giovanni Sartori che smonta pezzo a pezzo la legge Frattini in uno
spicchio assolato di Piazza del Pantheon ribattezzato dall´Ulivo
"Piazza Libertà". Ovvero il politologo che data per persa la
partita parlamentare invita l´opposizione «a mettere Ciampi sulla
graticola» per convincerlo a non promulgare la legge, a usare il suo
potere di rinviarla alle Camere con messaggio motivato. Ovvero il sapere
della cattedra, la verve toscana del docente e gli umori di quelli che
affollano il gazebo della tre giorni di protesta del centrosinistra.
Eh sì. Perché fa caldo, ma la gente si ferma, ascolta, alza mano, vuole
parlare. C´è l´elettore di Forza Italia che, emulo di Vito e Schifani,
vuole sapere perché l´Ulivo non ha fatto la legge nella scorsa
legislatura ed va via gridando «siamo maggioranza e facciamo quello che
vogliamo». C´è il lettore del "manifesto", cortesemente
fornito a Sartori per una rapida lettura, che, dopo lo scontro con
Cofferati, vuole «appendere Fassino alla Colonna dell´Immacolata». C´è
l´insegnante in pensione che «sì, va bene, 'sto conflitto di interessi
è importante, ma la gente vorrebbe sentire parlare dei problemi della
gente». C´è anche chi si interroga se è il caso di continuare in
questa battaglia che ha il sapore di una guerra ad personam.
Sartori non è certo tipo da tirarsi indietro. Risponde a tutti, gira
qualche domanda sulla sinistra a Gavino Angius, cerca di dimostrare come,
alla fine, questo benedetto problema del conflitto di interessi è il sale
della democrazia, ne è l´essenza. Tutto gira intorno al rapporto fra
informazione e democrazia, spiega che «no, non è un caso personale. È
un caso specifico di una questione personale. Non confondiamo la questione
di Berlusconi con la questione delle regole democratiche». Me ne occupo
da anni del problema generale, spiega il professore. Ma qui in Italia,
continua, la vicenda ha assunto caratteristiche particolari che cercano di
"normalizzare" con questa legge che, fra le tante cose, è
incostituzionale perché vìola l´articolo 3 della Costituzione, quello
sull´eguaglianza. Spiegazioni precise, condite da molte informazioni su
come funziona il sistema negli Stati Uniti.
Ma il suo pensiero principale è sempre rivolto al Colle, al Quirinale.
Del resto dice ridendo: «Quando addento un polpaccio mica lo mollo
facilmente». E questa volta il polpaccio è quello nobile di Carlo
Azeglio Ciampi. «Ogni giorno Ciampi dice che il pluralismo deve essere
garantito. Allora non può poi firmare una legge che mette a rischio il
pluralismo», dice fra gli applausi. Logica la conseguenza. Il Quirinale
deve usare il suo potere di rinvio. «Se è ben fatto, un messaggio del
Capo dello Stato dà molta noia. Se c´è bisogno - dice sorridendo - mi
offro di scriverglielo io, gratis. Comunque, se il Capo dello Stato è
disposto a fare questa battaglia, sono convinto che si può vincere».
Sartori, invece, è più scettico sul referendum. «Qui - dice - conta la
televisione, e se la tv berlusconiana è contro il referendum, si perde».
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