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Si indaga
sulle tracce emerse dagli ultimi interrogatori dell´ex ad della Bpi.
Spunta un terzo bonifico a Consorte
Soldi alla Lega, i pm accelerano
Nel mirino i rapporti di Fiorani con Calderoli e Giorgetti
LUCA FAZZO, MARCO MENSURATI
MILANO - Al centro
dell´ultimo capitolo del controverso legame tra la Banca Popolare Italiana e la
politica c´è un flusso di denaro che finisce nelle casse di esponenti della Lega
Nord. Questo flusso, individuato nelle scorse settimane dai magistrati milanesi
Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti, è stato contestato negli
ultimi interrogatori a Gianpiero Fiorani e Gianfranco Boni ed è attualmente in
attesa di riscontri da parte degli uomini della Guardia di finanza.
Due sono gli uomini attorno a cui si snodava il rapporto tra la banca e il
partito. Il primo risponde al nome di Roberto Calderoli, ministro alle Riforme.
Il secondo è una new entry assoluta: Giancarlo Giorgetti, giovane rampante
purosangue padano, parlamentare e attivissimo segretario della Lega Nord
lombarda, considerato l´uomo più vicino a Umberto Bossi. A lui sarebbero finiti,
secondo una o più testimonianze, parecchi quattrini. La Procura sta cercando di
ricostruire nel dettaglio il canale attraverso cui si faceva arrivare a
destinazione il denaro e soprattutto le causali di questi pagamenti. In
particolare interessa capire se questi soldi venissero prelevati dalla
disponibilità della banca oppure dai conti personali di Fiorani e Boni. Questi
conti vengono scandagliati in queste ore alla ricerca di riscontri.
Per capire il ruolo di Giorgetti in questa vicenda, bisogna però partire da
quello di Calderoli. Che negli anni si era affermato come un interlocutore
stabile di Gianpiero Fiorani. Era il suo uomo all´interno della Lega Nord e
della maggioranza di governo. Un incarico che gli permette di chiedere e
ottenere favori a ripetizione per sé e per la compagna, non accontentandosi di
finanziamenti e fidi e pretendendo soldi contanti. Una condizione di
privilegiato che viene compromessa all´improvviso quando appare sulla scena,
appunto, Giancarlo Giorgetti. L´occasione per il cambio di cavallo da parte di
Fiorani è il salvataggio di Credieuronord, la banca leghista sull´orlo della
bancarotta.
Il momento della crisi tra Calderoli e Fiorani è stato raccontato alla procura
da un testimone: Donato Patrini, ex manager della Bpi. Calderoli «ha chiesto due
favori: una casa a Lodi in affitto o acquisto (incaricai di trovare la casa al
geometra Negri di Bpl Real Estate); e un affidamento di 800mila euro garantito
da ipoteca a favore dell´azienda della sua nuova compagna che era in difficoltà
con Unicredit. Mi rivolsi a Fiorani mandandogli una relazione scritta ma lui non
volle portare avanti la cosa e Mondani, suo segretario, mi disse che i rapporti
con la Lega ormai erano tenuti con Giorgetti divenuto intimo di Fiorani».
Ma l´indagine sui soldi ai politici va avanti anche su altri fronti. In
particolare Fiorani avrebbe raccontato ai magistrati di aver pagato anche altri
esponenti italiani per poter contare sul loro appoggio nelle varie «battaglie»
condotte dalla banca, attività, per dirla con le parole dello stesso Fiorani, di
lobbismo puro.
Capitolo per ora solamente affine, quello relativo ai soldi presi da Giovanni
Consorte, ex numero uno di Unipol. Ieri è spuntato un terzo bonifico (dal valore
di 600mila euro) in suo favore disposto dall´agente finanziario Bruno Bertagnoli.
L´uomo, accompagnato dal suo legale, Antonella Augimeri, ha raccontato nei
dettagli lo scambio di azioni Unipol-Bpi ordinatogli da Boni. Parte dell´enorme
plusvalenza realizzata con quell´operazione fu girata a Consorte su due conti
cifrati, con due bonifici, per un totale di quasi 2 milioni e mezzo, estero su
estero, alla banca Ubs di Montecarlo. Adesso quei due conti cifrati sono in mano
alla Procura che nei prossimi giorni andrà ad analizzarli.