Barack Hussein Obama, Denver, 8 settembre 2008
Con profonda gratitudine ed umilta’ accetto di
essere nominato per la presidenza degli Stati Uniti.
(…)
Quattro anni fa, ero davanti a voi e vi raccontavo la mia storia, quella
della breve unione fra un giovane uomo del Kenia e una giovane donna del
Kansas che non ando’ a finire cosi’ bene perche’ non erano ben assortiti, ma
condividevano la convinzione che in america il loro figliolo avrebbe potuto
realizzare tutti i suoi progetti.
E’ sempre stata questa promessa a rendere questa terra un luogo speciale.
La promessa che attraverso il lavoro
e il sacrificio, ciascuno di noi puoi realizzare i suoi propri sogni
pur consentendo a questo paese di essere una sola famiglia, per assicurare
alla prossima generazione che anche loro potranno realizzare i loro sogni.
Questo e’ il motivo per il quale sono qui, stasera. Perche’ in 232 anni,
ogni volta che questa promessa e’ stata in pericolo, semplici uomini e
donne, studenti e soldati, contadini e insegnanti, infermiere e bidelli,
hanno trovato il coraggio di mantenerla in vita..
Ci incontriamo in uno di questi momenti, un momento in cui la nostra nazione
e’ in Guerra, la nostra economia e’ in affanno, e la promessa Americana e’
in pericolo una volta di piu’.
Stasera, molti americani sono disoccupati e molti stanno lavorando duro per
un salario troppo leggero. Molti di voi hanno perso le loro case e altri
vedono deprezzarsi il valore delle loro abitazioni. Molti di voi hanno
macchine che non possono permettersi di guidare, conti della carta di
credito che non potete permettervi di pagare, e rette che sono molto al di
sopra delle vostre possibilita’.
Non tutte queste difficolta’ sono state create dal Governo. Ma l’incapacita’
di rispondere alle vostre esigenze e’ il risultato diretto delle divisioni
politiche di Washington e della fallimentare politica di George Bush.
America, noi siamo migliori di quello che siamo stati in questi ultimi otto
anni. Noi siamo un paese migliore di questo..
Questo paese e’ piu decente di uno dove una donna dell’Ohio, in eta’ di
andare in pensione, si trova nell’impossibilita’ di provvedere alla sua
stessa salute dopo una vita di duro lavoro.
Questo paese e’ piu’ generoso di uno dove un uomo dell’Indiana deve
impacchettare gli strumenti coi quali ha mandato avanti un’azienda per 20
anni, e spedirli in Cina, per poi raccontare in lacrime come ha trovato il
coraggio di raccontare alla sua famiglia la novita’, con il senso di
fallimento di un’intera vita dedicata al lavoro.
Siamo molto piu’ compassionevoli di un governo che permette che i vecchi
debbano dormire sulle nostre strade e le famiglie scivolino nella poverta’,
che sta seduto sulle sue mani mentre mentre una delle maggiori citta’
americane annega davanti ai nostri occhi.
Questa sera, io dico alla gente d’America, ai democratici, ai repubblicani,
agli indipendenti di tutta questa grande nazione che ne abbiamo abbastanza!
Questo momento, questa tornata elettorale e’ la nostra occasione per portare
integra la promessa americana nel 21esimo secolo.
Perche’ la settimana prossima, nel Minnesota, lo stesso partito che ha
portato al potere per due votle gorge Bush e dick Cheney chiedera’ a questo
paese un terzo mandato. E siamo qui perche’ amiamo troppo questo paese per
lasciare che i prossimi 4 anni somiglino agli ultimi otto. Il 4 novembre
prossimo dobbiamo alzarci e dirlo: “Otto bastano.”
Ora, lasciatemi fugare ogni dubbio.
Il Presidente Nominato dai Repubblicani, John McCain, ha indossato
l’uniforme del nostro paese con coraggio e onore, e per questo gli doppiamo
la nostra gratitudine e il nostro rispetto. E la settimana prossima,
ci sentiremo ricordare ogni singola volta in cui non e’ stato d’accordo con
il suo partito, come fossero prove che puo’ portare il cambiamento di cui
abbiamo bisogno.
(…)
E quando uno dei suoi principali consiglieri, quello che gli stila il piano
economico, ha parlato dell’ansia che gli americani provano, ha detto che
stiamo semplicemente soffrendo di una “recessione mentale” e che siamo
diventati, cito letteralmente “una nazione di piagnoni”.
Una nazione di piagnoni? Vallo a dire agli orgogliosi lavoratori dell’auto
del Michigan che, quando hanno saputo che la loro fabbrica stava per
chiudere, hanno continuato a presentarsi al lavoro ogni giorno, giorno dopo
giorno, perche’ sapevano che c’erano persone, la’ fuori, che contavano sul
fatto che loro avrebbero assemblato dei freni. Andatelo a dire ai familiari
di quei militari che si confortano silenziosamente l’un l’altro, mentre
vedono i loro cari partire arruolati per la terza o quarta o quinta volta.
Questi non sono piagnoni. Il loro duro lavoro, il loro sacrificio continuano
senza una sola lamentela. Questi sono gli americani che io conosco.
(…)
Non e’ che a John McCain non importi, tutto questo. E’ semplicemente che non
lo capisce.
Per piu’ di 20 anni, egli ha sottoscritto quella vecchia, screditata
filosofia repubblicana, dai sempre di piu’ a quelli che hanno e spera che la
prosperita’ discenda anche su qualcuno degli altri. A Washington, la
chiamano la “societa’ dei possidenti”, ma in realta’, significa che sei
lasciato da solo. Sei disoccupato? Spera. Niente assistenza sanitaria? Ci
pensera’ il mercato. Sei nato povero? Cerca di tenere I piedi nelle tue
scarpe, se sei cosi’ fortunato da averne un paio (e’ un modo per dire “bada
a te stesso”). Arrangiati.
Bene, e’ ora che essi rimedino ai loro errori. E’ ora che noi cambiamo
l’America..
Vedete, noi democratici abbiamo una differente unita’ di misura per
considerare il progresso di questo paese.
Noi misuriamo il progresso da quante persone riescono a trovare un lavoro
che consente loro di pagare un mutuo, o riescono a mettere da parte qualche
soldo alla fine del mese, in modo da consentire ai loro figli di frequentare
il college. Noi misuriamo il successo nei 23milioni di posti di lavoro
creati da Bill Clinton quando era presidente, quando il reddito medio delle
famiglie americane era di 7500 dollari, e non di 2 mila, livello al quale e’
sceso durante la presidenza Bush.
Noi non misuriamo la forza della nostra economia dal numero dei miliardari
che abbiamo o dai profitti dei primi 500 personaggi nella classifica di
Fortune, ma nel fatto che qualcuno con una buona idea riesce a rischiare e a
far partire un nuovo business, o dal numero delle cameriere che riescono a
prendersi un giorno di malattia senza perdere il lavoro, secondo le regole
di un’economia che riconosce la dignita’ del lavoro..
I parametri che usiamo per misurare la forza dell’economia hanno come punto
di riferimento la promessa che ha fatto grande la nostra nazione, una
promessa che e’ la sola ragione per cui io sono qui stasera. Perche’ nelle
facce di questi giovani veterani che tornano dall”Iraq e dall’Afghanistan,
vedo quello di mio nonno, che si arruolo’ dopo Pearl Harbor, e che ha
servito nell’esercito di Patton, e che e’ stato ringraziato da una nazione
riconoscente che gli ha dato la possibilita’ di frequentare il college.
Se guardo il viso di quel giovane studente che riesce a dormire solo tre ore
prima di fare il turno di notte, io penso a mia madre, che ha cresciuto da
sola me e mia sorella, e mentre lavorava, studiava per prendere lei stessa
una laurea, e che se anche e’ dovuta ricorrere ai buoni sociali per comprare
il suo cibo, ha fatto ogni tipo di sacrificio per far frequentare a me e mia
sorella le migliori scuole del paese, con l’aiuto di prestiti d’onore e
borse di studio.
Quando ascolto un lavoratore che mi dice che anche la sua fabbrica e’ stata
chiusa, penso a tutti quegli uomini e quelle donne che che nel sud di
Chicago hanno resistito e combattuto per 20 anni perche’ le acciaierie della
zona non chiudessero.
E quando ascolto una donna raccontare le difficolta’ che incontra per
mettersi in proprio, penso a mia nonna, che ha continuato per anni a
lavorare come semplice segretaria, non ottenendo promozioni in quanto donna.
E’ lei che mi ha insegnato a lavorare duro. E’ lei che ha rinunciato a
comprarsi un’automobile e vestiti migliori perche’ io potessi avere una vita
migliore della sua. E’ lei ad aver riversato su di me tutto quello che
aveva. E anche se adesso non puo’ piu’ viaggiare, so che e’ qui con noi,
questa sera, e che questa e’ anche la sua serata.
Non so che tipo di vita il Senatore McCain pensa che le celebrita’
conducano, ma la mia e’ stata questa. Questi sono i miei eroi. Queste sono
le storie che hanno fatto di me l’uomo che sono. Ed e’ con il loro aiuto, e
la loro benedizione che intendo vincere questa tornata elettorale e
mantenere vive queste promesse, come Presidente degli Stati Uniti d’America.
Quali sono queste promesse?
E’ una promessa che dice che
ciascuno di noi ha il diritto di vivere la vita come vuole, ma che gli corre
anche l’obbligo di trattare tutti gli altri esseri umani con dignita’ e
rispetto.
E’ una promessa che dice che il
mercato deve perseguire il benessere di tutti e che l’innovazione deve
generare una crescita comune, ma che gli imprenditori hanno la
responsabilita’ di creare il lavoro per in America, per gli Americani e
devono attenersi alle regole.
La nostra e’ una promessa che dice che il Governo non deve risolvere I
nostri problemi, ma che deve fare cio’ che noi non siamo in grado di fare
per noi stessi, proteggerci dalla poverta’ e dare ad ogni bambino
un’educazione decente, portarci acqua pulita in casa e giocattoli non
pericolosi, investire in nuove scuole e in nuove strade cosi’ come nelle
nuove scienze e tecnologie..
Il nostro governo deve lavorare per noi, non contro di noi. Deve aiutarci,
non danneggiarci. Deve dare opportunita’ non solo a quelli che hanno i soldi
e il potere, ma ad ogni americano che voglia lavorare.
Questa e’ la promessa dell’America, l’idea che siamo responsabili di noi
stessi, ma anche che possiamo crescere o cadere insieme alla nazione, nella
fondamentale convinzione che io sono il custode di mio fratello, e il
custode di mia sorella.
Questa e’ la promessa che abbiamo bisogno di mantenere. Questo e’ il
cambiamento che ci serve ora. Quindi, lasciatemi spiegare il significato
esatto del cambiamento, come lo intendero’ da Presidente.
Il cambiamento, significa che le tasse non arricchiscono i lobbisti che le
istituiscono, ma i lavoratori americani e le piccole imprese che se lo
meritano.
A differenza di John McCain, la
smettero’ di tagliare le tasse a quelle aziende che delocalizzano il lavoro
fuori dall’America, e comincero’ piuttosto a tagliarle a quelle aziende che
mantengono il lavoro in America.
Io eliminero’ la tassazione degli utili delle piccolo aziende e delle
start-ups che sapranno accrescere la ricchezza e gli investimenti in alta
tecnologia di domani.
Io tagliero’ le tasse, lo ripeto “tagliero’ le tasse” del 95% alle famiglie
dei lavoratori. Perche’ in un’economia come la nostra, l’ultima cosa che
possiamo permetterci e’ aumentare le tasse alla classe media.
E per la salute della nostra
economia, della nostra sicurezza, e del futuro del nostro pianeta, voglio
darmi un chiaro obiettivo come Presidente: in 10 anni, non dipenderemo piu’
dal petrolio del Medio Oriente.
A Washington si e’ discusso della nostra dipendenza dal petrolio negli
ultimi 30 anni, e John McCain ha partecipato a questa discussione per 26 di
questi anni. A quel tempo, si e’ opposto allo studio di benzine piu’ leggeri
per le auto, e si e’ opposto agli investimenti in energia rinnovabile, e ha
detto no anche ai carburanti rinnovabili. E oggi, la nostra quota di
importazione del petrolio, e’ triplicata dal primo incarico a senatore di
John McCain.
Questo e’ il momento di farla finite
con questa dipendenza, e di capire che la misura e’ colma, che non ci
sono piu’ soluzioni a lungo termine. Neanche a breve.
Come presidente, apriro’ i rubinetti
delle nostre riserve di gas naturale, investire in tecnologia pulita e
alternativa, e trovare modi per sicuri per sfruttare l’energia nucleare.
Aiutero’ le nostre compagnie automobilistiche nella ristrutturazione, cosi’
che le macchine a carburante pulito del futuro siano costruite proprio qui,
in America. E faro’ in modo che gli Americani possano permettersi queste
nuove automobili. E investiro’ 150 bilioni di dollari nella ricerca di fonti
di energia rinnovabile, eolica, solare e nei carburanti biologici di nuova
generazione, in progetti che porteranno a nuove industrie e a 5 milioni di
nuovi posti di lavoro che renderanno bene e non dovranno essere
delocalizzati.
America, questo non e’ il tempo dei piccolo progetti.
Questo e’ il momento di affrontare il nostro obbligo morale di fornire ad
ogni bambino un’educazione di prima classe, perche’ non serve niente di meno
per competrere in un’economia globale. Michelle e io stasera, siamo qui solo
perche’ abbiamo avuto l’opportunita’ di ricevere un’educazione. E noi non ci
metteremmo in gioco per un america dove alcuni bambini non possano avere
questa possibilita’.
Investiro’ nell’educazione della
prima infanzia. Reclutero’ un esercito di nuovi insegnanti, e
paghero’ loro retribuzioni piu’ alte e daro’ loro maggiore supporto. E, in
cambio, chiedero’ standard educativi piu’ elevati ed affidabili. E
manterremo la nostra promessa ad ogni singolo giovane americano,
rassicurandoli che se parteciperanno alla loro comunita’ o il loro paese,
garantiremo loro che potranno permettersi di andare al college.
Ora e’ il momento in cui finalmente rendiamo praticabile questa promessa,
rendiamo accessibile il servizio
sanitario ad ogni singolo americano. Se avrete cura della vostra
salute, i mei programmi abbasseranno il prezzo delle vostre assicurazioni.
Se non sarete in salute, avrete lo stesso livello di assistenza sanitaria di
cui godono i membri del congresso. E come ci fu qualcuno che sollevo’ mia
madre dal dover discutere con un’assicurazione che le creava problemi
benche’ fosse malata di cancro, state certi che le compagnie di
assicurazione smetteranno di discriminare quelli che hanno piu’ bisogno di
attenzione e cure mediche.
Questo e’ il momento di aiutare le famiglie a superare i momenti bui senza
lasciare il paese, perche’ nessuno in America dovrebbe essere costretto a
scegliere fra mantenere il lavoro e occuparsi di un figlio malato o di un
genitore anziano.
Questo e’ il momento di cambiare le nostre leggi sulla bancarotta, cosi’ che
le nostre pensioni siano piu’ protette dei bonus degli Amministratori
Delegati, ed e’ il momento di proteggere la sicurezza sociale delle future
generazioni. E questo e’ il momento di mantenere la promessa di una stessa
paga per una stessa giornata di lavoro, perche’ voglio che le mie figlie
abbiano esattamente le stesse opportunita’ che hanno i vostri figli.
Ora, molti di questi progetti costano cari, e questo e’ il motivo per cui
sono tranquillo su come trovero’ ogni centesimo, e cioe’ chiudendo ogni
scappatoia per le aziende che aggirano le tasse e chiudendo la voragine di
quelle imposte che non aiutano l’America a crescere. Ma questo passera’
anche per il Bilancio dello Stato, che sara’ verificato riga per riga,
eliminando i programmi che non funzionano piu’ e facendo funzionare quelli
che servono e costano meno, perche’ non possiamo affrontare le sfide del 25
secolo con la burocrazia del 20esimo.
E Democratici, dobbiamo anche ammettere che mantenere le promesse alla’
America richiede molto piu’ che il solo denaro. Richiede un rinnovato senso
della responsabilita’ da ciascuno di noi per ritrovare quello che JFK
chiamava “la nostra forza intellettuale e morale”. Si’, il governo deve
essere un esempio di forza di indipendenza, ma ciascuno di noi deve fare la
sua parte per fare le nostre case e le nostre aziende piu’ efficienti. Si’,
dobbiamo fornire piu’ strumenti di successo per quei giovani uomini che
incappano in vite di crimine e disperazione. Ma dobbiamo anche ammettere che
i programmi, da soli, non sostituiscono i genitori; che il governo non puo’
spegnere la televisione e fare i compiti insieme ai ragazzi; che i padri
devono assumersi piu’ responsabilita’ nel fornire ai ragazzi l’amore e la
guida sicura di cui i ragazzi hanno bisogno.
La responsabilita’ individuale e la
mutua responsabilita’, sono l’essenza delle promesse americane.
E proprio se manteniamo queste promesse con i ragazzi che sono la prossima
generazione di questo paese, potremo esportare queste promesse. Se John
McCain vuole un dibattito per discutere il carattere il discernimento che
servono al prossimo comandante in capo, sono pronto a prendervi parte.
Perche’ mentre il senatore McCain volgeva il suo sguardo all’Iraq dopo l’11
settembre, io mi sono mosso e mi sono opposto a questa guerra, sapendo che
ci avrebbe distratto dai veri impegni che dobbiamo affrontare. Quando John
McCain dice che “in Iraq possiamo scamparla”, io
chiedo piu’ risorse e piu’ truppe
per concludere la battaglia contro i terroristi che ci attaccarono, e
chiarire che dobbiamo catturare Osama Bin Laden e i suoi luogotenenti e
averli sotto il nostro controllo. A John McCain piace dire che
seguira’ Obama fino ai cancelli dell’inferno, ma di certo non andrebbe a
cercarlo nella caverna in cui abita (o nella tana).
E oggi, la mia richiesta di una data entro al quale portare a casa le nostre
truppe dall’Iraq e’ stata ascoltata dal governo Iracheno e anche
dall’amministrazione Bush, ma solo dopo che siamo venuti a sapere che l’Iraq
ha un bilancio in attivo per 79 bilioni di dollari, mentre noi navighiamo
nei debiti, e John McCain e’ oramai rimasto solo nel suo ostinato rifiuto a
porre fine a questa guerra sbagliata.
Non e’ questo il discernimento e la saggezza di cui abbiamo bisogno. Non
mettera’ l’america al sicuro. Abbiamo bisogno di un Presidente che possa
affrontare le minacce del futuro, che non si aggrappi alle idee del passato.
Non si sconfigge un gruppo di terroristi che opera in 80 paesi occupando
l’Iraq. Non proteggi Israele scoraggiando l’Iran solo facendo qualche
discorso a Washington. Non puoi veramente insorgere a difesa della Georgia
forzando le nostre piu’ vecchie alleanze. Se John McCain vuole seguire
GeoRge Bush nel suo percorso di chiacchiere e cattive strategie, questa e’
la strada. Ma non e’ quello che ci serve.
Siamo il partito di Roosvelt. Siamo
il partito di Kennedy. E quindi non ditemi che i democratici non
difenderebbero questo paese. Non ditemi che i democratici non ci terranno al
sicuro. La politica estera di Bush e McCain ha sperperato l’eredita’
che generazioni di Americani, Democratici e Repubblicani, avevano costruito,
e ora noi dobbiamo ricostruire quest’eredita’.
Come comandante in capo, non
esitero’ mai a difendere questa nazione, ma mandero’ le nostre truppe
a combattere solo in missioni chiare, con il sacro dovere di fornire loro
l’equipaggiamento che occorre in battaglia e la cura e i benefici che
serviranno loro al ritorno in patria.
Mettero’ fine responsabilmente a questa Guerra in Iraq e mettero’ fine anche
alla Guerra contro al Qaeda e i Talebani in Afghanistan. Mettero’ i nostri
militari in grado di combattere i conflitti futuri. Ma rinnovero’ anche
l’idea che la diplomazia diretta puo’ evitare che l’Iran non ottenga armi
nucleari e che la Russia eviti future offensive.
Costruiro’ nuove alleanze per difenderci dalle minacce del 21esimosecolo, il
terrorismo e la proliferazione del nucleare, la poverta’ e il genocidio, i
cambiamenti climatici e le malattie. E ricostruiro’ la nostra statura
morale, cosi’ che l’America torni ad essere ora e per sempre, la migliore
speranza per quelli che sostengono la causa della liberta’, che vogliono
vivere in un mondo pacifico, e vogliono costruire un futuro migliore.
Queste sono le politiche che intendo perseguire,. E nelle prossime settimane
spero di poterle dibattere con John McCain. Quello che non voglio fare e’
sottintendere che il senatore prenda le sue posizioni per opportunita’
politica. Perche’ una delle cose che devono cambiare nelle nostre politiche
non possono dissentire senza mettere in discussione la loro integrita’ e il
loro patriottismo.
Questi sono momenti troppo importanti, e la posta in gioco e’ troppo alta
per metterla in discussione tanto infantilmente. Cosi’, lasciatemi essere
d’accordo sul fatto che il
patriottismo non appartiene ad un partito politico. Io amo questo paese,
come voi, e come John McCain. Gli uomini e le donne che servono il nostro
paese in battaglia possono essere Democratici, o repubblicani, o
Indipendenti, ma combattono insieme e vincono insieme, e alcuni di loro
muoiono insieme sotto la stessa bandiera. Non servono un’America rossa o
un’America Blu, essi servono gli Stati Uniti d’America.
Ho una notizia da darti, John McCain.
Noi tutti mettiamo il nostro paese
davanti a tutto.
America, il nostro lavoro non sara’ facile. La sfida che affrontiamo
richiede scelte faticose, e tanto i democratici quanto i repubblicani devono
accantonare le idee politiche del passato, si sono dimostrate perdenti.
Perche’ parte di quello che abbiamo perduto in questi otto anni puo’ essere
misurato solo come perdita di ricchezza e maggiore deficit commerciale.
Quello che e’ andato perso, e’ anche il nostro senso del bene comune, il
nostro senso di un bene piu’ grande. E questo e’ quello che dobbiamo
ricostruire.
Potremo non essere d’accordo
sull’aborto, ma certamente ci troveremo d’accordo sulla riduzione del numero
delle gravidanze indesiderate in questo paese. La situazione del
possesso d’armi puo’ non essere la stessa nell’Ohio rurale e fra le gang
giovanili che seminano la violenza a Cleveland, ma non mi si venga a dire
che non si puo’ modificare il Secondo Emendamento togliendo le AK-47 dalle
mani dei criminali. So che ci sono delle divergenze sul matrimonio fra
persone dello stesso sesso, ma certamente
saremo d’accordo sul fatto che i
nostri fratelli e le nostre sorelle gay hanno bisogno di poter essere
assistite all’ospedale dalle persone che amano e che hanno il diritto di non
subire, nelle loro esistenze, la discriminazione. La passione vola
all’immigrazione, ma non conosco nessuno che possa trarre vantaggio dalla
separazione di una madre da suo figlio o non concordare sul fatto che un
imprenditore non possa aggirare le leggi fiscali americane dando lavoro a
immigrati clandestini. Anche questo fa parte del sogno americano, la
promessa di una democrazia in cui trovare la fermezza e la grazia per creare
ponti per unire cio’ che ci allontana.
So benissimo che ci sono persone che considerano queste solo chiacchiere.
Dicono che la nostra insistenza su qualcosa di piu’ grande, di piu’ fermo e
piu’ onesto nella nostra vita pubblica e’ solo un cavallo di troia che
nasconde nel ventre nuove tasse e l’abbandono dei nostri valori
tradizionali. Non e’ questo che dovete aspettarvi. Perche’ se non avete idee
nuove, screditare quelle degli altri e’ solo tattica elettorale per
spaventare gli elettori. Se non avete un programma elettorale verso il quale
far convergere i vostri elettori, allora dipingete i vostri avversari come
persone dalle quali fuggire.
Avete ridotto una grande tornata elettorale ad una piccola cosa.
E, sapete una cosa?, ha gia’ funzionato una volta, perche’ soddisfa il
cinico disprezzo che tutti abbiamo per il Governo. Quando Washington non
funziona, tutte le sue promesse sembrano vuote. Se le tue speranze sono
continuamente deluse, tanto vale continuare a votare per il male che
conosci.
Ho afferrato il concetto. Ho capito che non son oil candidate piu’ carino
per questo incarico. Non ho un pedigree tipico per questo ruolo, e non ho
trascorso I miei anni migliori nei corridoi di Washington.
Ma sono davanti a voi perche’ ovunque, attraverso l’America, qualcosa sta
vibrando. Quelo che i piu’ riluttanti non capiscono e’ che l’elezione non e’
un fatto che riguarda me. Riguarda voi..
Per 18 lunghi mesi, avete capito, uno ad uno, e avete gridato che ne avete
abbastanza della politica del passato. Avete capito che in questa elezione,
il piu’ grosso rischio che possiamo assumerci e’ mantenere le stesse
polithce, con gli stessi vecchi attori, e aspettarci un risultato diverso.
Voi avete mostrato quello che la storia ci insegna, che in un preciso
momento quale questo e’, il cambiamento di cui abbiamo bisogno non ci verra’
da Washington. Il cambiamento arriva a Washington. Il cambiamento ci sara’
perche’ il popolo americano lo chiede, perche’ il popolo si e’ levato
convinto di nuove idee e nuova leadership, nuove politiche per nuovi tempi.
America, questo e’ uno di quei momenti.
Credo che per quanto possa essere difficile, il cambiamento che aspettiamo
stia arrivando. Perche’ l’ho visto. Perche’ l’ho vissuto. L’ho visto in
Illinois, quando abbiamo potuto dare copertura sanitaria a piu’ bambini e
abbiamo potuto avvicinare piu’ persone al lavoro con una sana politica del
welfare. L’ho visto a Washington, quando abbiamo lavorato alle linee guida
del partito, per poter creare piu’ ambiti di intervento comune, per
prenderci meglio cura dei nostri veterani e per tenere le armi nucleari
lontane dalle mani dei terroristi. E l’ho visto in questa campagna
elettorale. Nei giovani che votano per la prima volta, e in quelli fra noi
che conoscono la faccenda da un sacco di tempo. Nello stupore dei
Repubblicani che non si sarebbero mai aspettati di dover andare al
ballottaggio con i Democratici. L’ho visto nei lavoratori che lavorerebbero
volentieri un’ora in meno al giorno, se questo potesse impedire loro di
vedere gli amici perdere il lavoro, nei soldati che si arruolano di nuovo
dopo aver per so un arto, in quei buoni vicini che si prendono in casa uno
sconosciuto che ha perduto la sua casa per un uragano.
Questo Paese ha la maggiore ricchezza di ogni altra nazione, ma questo non
ci fa ‘ ricchi. Abbiamo l’esercito piu’ potente del pianeta , ma questo non
ci rende forti. E nostre Universita’ e la nostra cultura sono invidiate in
tutto il mondo, ma non e’ questo che porta il mondo sulla soglia di casa
nostra.
Piuttosto, è quello spirito americano, quel sogno americano, che ci fa
procedere quando il sentiero e’ incerto; che ci fa stare uniti senza
considerare le differenze; che ci fa fissare il nostro sguardo non su quello
che si vede, ma su quello che non si vede, il posto migliore dietro
l’angolo.
Questa promessa, e’ la nostra piu’ grande eredita’. E’ la promessa che
faccio alle mie figlie quando le addormento la sera, e’ la promessa che
faccio ai vostri figli, e’ una promessa che ha portato gli emigranti ad
attraversare gli oceani e i pionieri ad attraversare il west; e’ la promessa
che porta i lavoratori a picchettare le fabbriche, e le donne a ricercare la
parita’.
Ed e’ la promessa che 45 anni fa, in
questo stesso giorno, porto’ gli americani di ogni angolo di questa terra a
stringersi sulla spianata di Washington, di fronte al Lincoln’s Memorial, ad
ascoltare un giovane predicatore della Georgia che raccontava il suo sogno.
Gli uomini e le donne che erano la’ possono aver ascoltato molte altre
parole. Possono aver sentito parole di rabbia e discordia. Posso anche
essersi sentite soccombere, dinnanzi alla caduta e alla delusione di tanti
sogni. Ma quello che quelle persone ascoltarono, persone di ogni razza e
colore della pelle, di ogni eta’, e’ che l’america, e il nostro destino sono
inestricabilmente legati. Che se stiamo uniti, i nostri sogni diventano un
solo sogno.
“Non possiamo camminare da soli” urlo’ il predicatore “ il nostro avanzare
e’ il giuramento che continueremo ad andare avanti. Non possiamo tornare
indietro.”
America, non possiamo tornare indietro. Non con tutto il lavoro che
c’e’ da fare. Non con cosi’ tanti ragazzi da educare e con tutti questi
anziani di cui prenderci cura. Non con un’economia da risanare e con le
citta’ da ricostruire e le fattorie da salvare. Non con tutte queste
famiglie da proteggere e queste vite da rammendare. America, non possiamo
tornare indietro. Non possiamo camminare da soli. In questo momento, in
questa elezione, dobbiamo prometterci ancora una volta di camminare verso il
futuro. Fate in modo che questa promessa sia mantenuta, la promessa
americana, e credete fermamente nelle parole delle scritture, senza
incertezze, e nella speranza che condividiamo.
Barack Hussein Obama, Denver, 8 settembre 2008
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