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TORNA A: SOCIETA', POLITICA, CULTURA: saggi ed articoli
Paul Berman, Chistopher Hitchens, Andrew Sullivan, i Social Democrats americani | |
"Terror
and liberalism", di Paul Berman Intellettuale della nuova sinistra americana (Rec. e Trad. Il Foglio, 12 aprile 2003)
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La guerra al terrorismo è una guerra antifascista, di sinistra. «La guerra al terrorismo non è una guerra imperialista né uno scontro di civiltà, ma una nuova fase della guerra che scoppiò in Europa più di ottanta anni fa e che non è mai finita. E' una guerra antifascista, una guerra di sinistra. (...) Il fondamentalismo islamico e il socialismo di Saddam Hussein sono la continuazione morale, ideologica e storica dei movimenti totalitari del ventesimo secolo. Anche il fascismo e il comunismo, tra l'altro, sono stati alimentati dalla difficoltà della sinistra liberal di comprendere la natura irrazionale di quei movimenti. La medesima cecità che imperversa oggi e che, inspiegabilmente, vede alleate la sinistra e i realisti della destra kissingeriana. (...) Convinti che i popoli agiscano sempre razionalmente nel proprio interesse, sostengono che il conflitto sia sempre uno scontro tra interessi, cosicché se compaiono movimenti di massa che usano la violenza come strumento di lotta, ci dovrà pur essere un motivo, un torto, un'ingiustizia, e quindi o lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi o l'umiliazione da parte dei potenti. Secondo quest'ottica, più la violenza è senza senso, (...) più si dimostra che questi criminali sono usciti fuori di cranio per colpa dell'oppressore. (...) Nella cultura e nella storia araba non c'è niente che spieghi perché i leader politici e religiosi abbiano scelto la via del terrore, come l'Iraq di Saddam, gli assassini-suicidi palestinesi o di Al Qaida, oppure i fascisti islamici talebani e iraniani. Questo mix di politiche totalitarie e pratiche terroristiche è stato importato dall'Occidente, dal nichilismo e dal fascismo/stalinismo». |
"Cari
compagni di sinistra, in corso c'è una rivoluzione e non ve ne siete
accorti" Intervista di Christian Rocca a Paul Berman, Il Foglio, 3 luglio 2003:
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Per la sinistra sono invisibili i dissidenti
democratici nel mondo arabo. «Stiamo vivendo un periodo
rivoluzionario. In 19 mesi due feroci dittature sono cadute e una terza,
la più importante, è in crisi. L'effetto domino funziona, il
totalitarismo musulmano ha subito sconfitte devastanti. In così poco
tempo due, quasi tre, paesi di fila sono stati liberati. (...) In
Afghanistan c'è uno Stato che pur limitandosi alla città di Kabul è
in mano a un liberale come Hamid Karzai. In Iraq non c'è ancora uno
Stato ma per la prima volta c'è speranza, e in Iran siamo al primo
stadio di una rivoluzione liberale». Berman si chiede quindi per quale
motivo la sinistra non faccia salti di gioia. Si dà due risposte. La
prima è legata a Bush. «La sinistra odia Bush, non lo può vedere.
Quello che fa Bush è sempre sbagliato. Per loro il nemico è Bush,
anche se combatte le dittature». La seconda ragione, secondo Berman, è
l'ignoranza: «E' vero che gli occidentali non conoscono la cultura
islamica, ma sono soprattutto quelli di sinistra a non averne idea».
Secondo Berman, la sinistra «disprezza i musulmani», ha atteggiamenti
razzisti nei loro confronti, pensa che non siano in grado di poter
vivere in un mondo libero e democratico. Infatti i morti e i massacri
all'interno del mondo islamico non hanno mai fatto notizia, sono sempre
stati considerati come una cosa ovvia: «I milioni di vittime islamiche
sono invisibili, al contrario del puntuale conteggio che si fa in
Cisgiordania». La sinistra non crede che la libertà si possa
esportare, ma Berman davvero non si spiega come «gli italiani e i
tedeschi possano pensarla in questo modo. (…) Il vero pericolo non è
solo al Qaida, ma il culto della morte e del suicidio come atto di
ribellione alla società borghese. E' un'idea nata in Occidente, scritta
nelle poesie di Baudelaire e nei libri di Dostoevskij, e diventata poi
movimento di massa, con il fascismo, il franchismo, il nazismo e il
comunismo. In Occidente è stata sconfitta, ma è stata esportata nel
mondo islamico e lì si è sviluppata». |
"A
long short war - The postponed liberation of Iraq", di Christopher
Hitchens Intellettuale militante della sinistra radicale, (Rec. Il Foglio, 7 giugno 2003)
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I "fascisti islamici". Hitchens, da
intellettuale militante della sinistra radicale ha ingaggiato una
battaglia culturale e ideale contro il fascismo islamico, scontrandosi
violentemente con la sua parte politica, la sinistra, che
improvvisamente sembra aver dimenticato del suo ruolo storico. Per
l'anticonformista intellettuale, questa al terrorismo islamico è
un'altra tappa della guerra ai totalitarismi del Novecento. Sconfitto il
nazismo e il comunismo, ora ci dobbiamo occupare di costoro: «Abbiamo
detto ciao-ciao prima a Franco e Salazar, poi a De Gaulle e Papadopoulos,
e quindi a Honecker, Husak e agli altri, e anche fatto i conti con
Pinochet e Botha». La democrazia non può essere imposta, ma deve
essere favorita e lasciata crescere. I regimi totalitari sono
naturalmente aggressivi e guerrafondai. Visto che con questi regimi uno
scontro ci sarà, è folle lasciargli scegliere il momento e il tipo di
battaglia. «Ascoltate questa. Da quella mattina, gli Stati Uniti sono
in guerra contro le forze della reazione. Posso pregarvi di rileggere la
frase precedente? Il governo e il popolo degli Stati Uniti ora sono in
guerra contro le forze della reazione. Devo davvero dimostrarlo?
L'annullamento della cultura e della musica a opera dei talebani non
basta? E le donne ridotte in schiavitù? La carneficina dei musulmani
sciiti in Afghanistan? La bomba a Bali che, massacrando così tanti
turisti australiani, è stata una deliberata vendetta contro il tardivo
aiuto australiano a Timor Est? Non dimenticate mai che i fondamentalisti
islamici non sono contro "l'impero". Combattono piuttosto, e
con orgoglio, per la restaurazione del loro perduto califfato. Per
queste persone il concetto di vittima civile è senza significato se il
civile è un non credente o un eretico. Di fronte a un nemico di questo
tipo che graziosamente uccide algerini ed egiziani e palestinesi se
solo c'è qualche dubbio sulla genuinità della loro fede, o se gli
capita di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato, o se si dà
il caso che siano femmine esattamente, ditemi, quale ruolo pensa di
avere il movimento pacifista?». Hitchens offre tutti gli argomenti
antifascisti di appoggio alla guerra al terrorismo e in Iraq che la
sinistra ha rinunciato a combattere.
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"Andrew
Sullivan e Chistopher Hitchens, i bastiancontrari che hanno vinto la
guerra delle opinioni" Articolo di Christian Rocca, Il Foglio, 23 Gennaio 2002
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Hitchens e Sullivan, gli anticonformisti. «Hitchens, detto Hitch, invece ha preso per la collottola la sinistra e gli ha imposto di trattare i terroristi come oppressori dei derelitti del mondo, e non come i portavoce un po' svitati di chi lotta contro le ingiustizie. Li ha chiamati "Islamo-fascists". E la definizione ha preso piega tra i liberal e i leftist d'America. (...) "Sono fascisti travestiti da musulmani" scrive, e questi "poveri stupidi" che invocano la pace non se ne accorgono: "Dicono che l'Afghanistan è il luogo dove il paese più ricco del mondo bombarda il più povero, ma a questo giochetto retorico non mi battono. (...) "C'è una profonda similitudine tra questo vostro modo di vedere le cose e quello di quei conservatori che salutano l'11 settembre come un giudizio divino su un mondo di peccatori". (...) La forza dell'argomentazione di Sullivan sta nel suo essere profondamente cattolico. Ma è un cattolico un po' particolare, perché è anche omosessuale. "Questa è una guerra di religione". Sullivan ha spiegato che è troppo facile attribuire l'undici settembre esclusivamente al fanatismo religioso. E' necessario, piuttosto, chiedersi se non è il credo religioso stesso - e in particolare quello monoteista e basato sulle Scritture - a contenere al suo interno la tentazione terrorista. Il riferimento è ai fondamentalisti cristiani d'America, a quel blocco conservatore e bacchettone che Sullivan mette sullo stesso piano dei seguaci di bin Laden: "C'è un legame tra i fondamentalismi occidentali e quelli mediorientali. Se fondi il tuo credo su libri scritti più di mille anni fa e ci credi letteralmente, il mondo non può che apparirti orribile. Se credi che le donne debbano stare in un harem e vivere in stato servile, allora è ovvio che Manhattan ti sembri Gomorra. Ma allo stesso modo se pensi che l'omosessualità sia un crimine punibile con la morte, il mondo non può che apparirti come Sodoma. E da qui a pensare che queste centrali del male debbano essere distrutte, come ha fatto bin Laden, è un attimo"». |
I
Social Democrats. "I compagni americani di Massimo D'Alema" Un piccolo partito di sinistra, più a sinistra dei Democratici, nato dalle ceneri del vecchio Partito Socialista americano di Eugene Debs e Norman Thomas e parte dell'Internazionale Socialista. Articolo di Christian Rocca, Il Foglio, 21 maggio 2003
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Rafforzare l'impegno morale per esportare la democrazia. Propongono di «rafforzare l'impegno americano per l'esportazione all'estero della democrazia», parlano a tal fine di un «costante incoraggiamento» al governo americano affinché «la nostra influenza morale e il nostro potere diplomatico e militare siano usati con efficacia per assistere chi, in altri paesi, condivide il nostro impegno per la democrazia e i diritti umani». I Social Democrats sono convinti che «gli Stati Uniti siano una forza del bene nel mondo, un'idea espressa in modo molto persuasivo dal primo ministro inglese, il socialdemocratico Tony Blair». Criticano lo «stridente antiamericanismo» e la «magnanimità nei confronti delle dittature dei paesi del terzo mondo da parte di chi proclama di parlare in nome della sinistra». Questa posizione alimenta «ancora una volta l'impressione che alla sinistra non importi nulla della libertà. (…) Sta prendendo forma una nuova rete globale che comprende estremisti islamici, resti del vecchio sistema comunista e loro amici, agenti di "Stati canaglia", vari gruppi di liberazione del terzo mondo e un numero eterogeneo di altri dissidenti e malcontenti antidemocratici. I presupposti comuni di questa improbabile alleanza sono l'antiamericanismo, l'opposizione a Israele e l'ostilità per il sistema economico globale, che viene descritto nei termini più foschi. Questa nuova corrente nella politica internazionale non fa della democrazia e dei diritti umani dei principi intoccabili; al contrario, riunisce nelle sue fila molti che hanno alle proprie spalle gravi macchie. All'internazionalismo antiamericano, anticapitalista e spesso antidemocratico della falsa sinistra noi contrapponiamo una comunità di democrazie che possa svolgere un'azione concreta (compreso l'uso della forza) contro governi fuorilegge, fornendo assistenza a chi cerca di spingere la propria società su un cammino democratico». |