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Donato Masciandaro, IL MERCATO SULLA SCACCHIERA
in Il Sole 24 Ore 9 febbraio 2003
Volete meglio capire pregi e difetti dell'economia di
mercato? Giocate a scacchi! Questo invito non è l'ultima trovata mediatica per
pubblicizzare ancora di più Alexandra Kosteniuk, la giovane ed eclettica vice
campionessa del mondo, che gioca a scacchi con i pattini; né è l'equivoco in
cui un frettoloso lettore può cadere, leggendo l'ultimo numero dell'«Economist»,
che ospita un articolo sulle sfide scacchisti-che tra uomo e computer.
Più semplicemente, è un sommesso — e sorridente
-consiglio a beneficio di chi, avendo a che fare con la «triste scienza»
dell'economia, si è nel contempo lasciato catturare, almeno una volta, dal
fascino di una scacchiera, e delle sue battaglie, tra pedoni pedanti ma
preziosi, cavalli per niente calandrini, alfieri altezzosi, torri tetragone,
regine ruggenti, regi al requiem restii.
Dietro un consiglio, spesso vi è un libro galeotto; e qui il
volume ispiratore si deve alla Rubbettino Editore, che pubblica, di Diego D
Certo, tante sono le ragioni per amare gli scacchi, gioco
antico e nobile; come non gustare, ad esempio, il concetto di tempo che gli scacchi, come diletto, pretendono, in modo
squisitamente antì-moderno. Davanti alla scacchiera è bello prendersi il
giusto tempo, che non è certo quello scandito dagli orologi di chi fa degli
scacchi una professione, o una ossessione, magari giocando le orrende partite
veloci, ma è invece misurato dal tacito accordo, di lealtà e tolleranza, tra i
due giocatori, che si misurano rispettandosi. Gli scacchi non sono televisivi,
non fanno per i fast food, e possono tollerare i computer solo se silenziosi e
addomesticati, ai desideri dell'umano giocatore.
Ma gli scacchi si fanno voler bene da chi ha passione per l
Elogio
delle regole:
sia gli scacchi che l'economia di mercato hanno nelle regole il loro
ossigeno. Ma mentre per gli scacchi, come per tutti i giochi
- che sono cosa seria — di questo mondo, nessuno si sognerebbe di mettere in
dubbio il ruolo fondamentale delle regole e del suo rispetto, quando si parla di
economia di mercato c'è sempre il rischio che qualche buontempone, vuoi per
ignoranza vuoi per convenienza, magari baloccandosi con il concetto della mano
invisibile, finisca per dimenticare la centra-
lità del principio di
legalità. Un rischio questo particolarmente alto in un Paese come il
nostro, in cui l
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della certezza: ma l
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della diversità: date le regole e le informazioni, ciascun
agente economico, con le sue specifiche capacità e dotazioni, può accedere ai
mercati, e scambiare al meglio. Gli agenti non sono tutti uguali; se lo fossero,
paradossalmente, non ci sarebbero opportunità e convenienza nello scambio. Ogni
diversità è dunque una ricchezza, con buona pace degli xenofobì, anche
nostrani: ben lo sanno i giocatori di scacchi, che disegnano i loro piani
proprio cercando di utilizzare nel modo migliore le peculiarità di ciascun
pezzo, dal cavallo all
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delle pari opportunità. Ma qual è il fine comune? Migliorarsi,
perché se ciascuno è messo nelle migliori condizioni di scelta, cercherà la
sua felicità, e tutta la società con lui progredirà. Dunque la pari opportunità
di accesso ai mercati è un
Elogio
del potere moderato. La pari opportunità di partecipazione agli
scambi implica l
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della moralità. Ma alla fine, cosa è che rende simili la
filosofia degli scacchi con quella di un
Così nel mercato: se non ci sono valori comuni,
che significa reciproco riconosci me mo, non ci possono essere rapporti di
scambio duraturi e regolari. La mano invisibile non funziona, se non esisie la
xymparhy tra i suoi partecipami; concetto caro ad Adam Smiih — quello
vero — nella sua Teoria dei Sentimenti Morali. Per cui, signori, se
proprio non volete leggere, almeno giocate a scacchi!