Il web ha
compiuto undici anni. Lo inventò, nel 1991, Tim Berners-Lee, un
ricercatore britannico che allora lavorava al Cern (Centro europeo per la
ricerca nucleare) di Ginevra. Da allora il web è diventato più veloce e
più professionale, è cresciuto enormemente ed è diventato sempre più
multimediale. Soprattutto, è diventato più commerciale. Ma da un punto
di vista tecnologico è rimasto sostanzialmente lo stesso. Ora Tim
Berners-Lee lavora al Mit di Boston, dove dirige il W3C, il World Wide Web
Consortium, che si occupa di “promuovere l’evoluzione del web”. In
pratica di progettare il web del futuro. Abbiamo chiesto a Berners-Lee di
spiegarci cosa bolle in pentola.
Il web del futuro, nei vostri progetti, ha un nome complesso: “web
semantico” Può spiegare che cosa significa?
“Il problema sul tappeto è creare un’infrastruttura che ci aiuti a
risolvere i problemi più in fretta: il web è pieno di informazioni che
spesso non possono essere utilizzate in modo efficiente. Le faccio un
esempio. Supponiamo che ci sia una conferenza che le interessa. Oggi deve
andare sul sito giusto per leggere dove si svolge e a che ora, e poi
magari trascrivere questi dati su un pezzo di carta, e infine ricopiarli
sull’agenda elettronica. Questo accade perché oggi non c’è modo di
spiegare al suo computer che lei vuole andare a quel meeting, e il PC non
capisce l’importanza dei dati trovati sul web. Domani basterà che lei
segnali a che tipo di eventi vuole partecipare e la sua agenda elettronica
sarà informata di tutti i dettagli e il suo ricevitore Gps riceverà i
messaggi giusti da parte degli organizzatori. E questo capiterà a tutti
quelli che vogliono partecipare al convegno”.
In un articolo pubblicato nel 2001 su “Scientific American” lei fa un
esempio concreto: quello di una ragazza che va dal dentista che le ordina
una sessione di cure. La ragazza telefona a casa e dice al suo computer di
organizzarle la vita nei giorni successivi, spostando gli appuntamenti già
presi con altre persone. E’ un mondo dove tutto è interconnesso da una
rete intelligente. E’ un’utopia o un obiettivo realistico?
“E’ in corso un cambiamento radicale nel modo in cui noi organizziamo
la nostra vita. Per esempio il sistema logistico delle aziende sta per
cambiare in modo drastico. I dati saranno organizzati in un modo assai
diverso rispetto a oggi: ci sarà un’interazione continua con le
informazioni raccolte su Internet. Non sto parlando di macchine che
capiscono il significato delle cose nel senso tradizionale in cui noi
intendiamo l’intelligenza. Sto parlando di un sistema che collega le
informazioni tra di loro in modo strutturato mettendo in comunicazione
dati a cui noi attribuiamo un significato”.
Tra quanti anni si realizzerà questo sogno: tra due anni o tra venti?
“Non penso che ci saranno molti prodotti sul mercato per almeno due o
tre anni. Ma credo che tra dieci anni sistemi di questo tipo saranno
utilizzati su larga scala”.
Come cambieranno i motori di ricerca come Google?
“Per una parte del web, soprattutto quello dei documenti da leggere, i
motori di ricerca come Google continueranno a essere molto utili. Ma ci
saranno presto nuovi servizi che si affiancheranno ai motori di ricerca.
Per esempio, oggi per trasformare i gradi centigradi in gradi Farenheit
bisogna trovare un sito che sia in grado di farci fare la conversione.
Domani ci sarà un servizio che troverà la regola di conversione e farà
questa operazione automaticamente. Oppure, supponiamo che dobbiate
compitare il modulo delle tasse. Ci sarà un servizio in grado di mettere
in relazione le semplici informazioni da voi fornite con le regole del
sistema fiscale. In pratica si tratta di fare comunicare due linguaggi
diversi: quello semplice della nostra vita e quello degli specialisti. E
questo avverrà in un numero sempre maggiore di settori”.
Lei sostiene di essere stato spinto a inventare il web per risolvere
alcuni problemi sociali di comunicazione tra le persone. Ora dice che il
prossimo passo sarà costruire delle “macchine sociali”. Di che cosa
si tratta?
“Le macchine sociali sono quelle che consentono alle persone di
interagire. Per esempio, quando le persone si connettono, comprano una
merce, danno il proprio parere sul servizio ricevuto e consentono ad altri
di informarsi. Il web dovrebbe sempre di più servire a creare
collegamenti tra le persone”.
Per questo usa il termine “intercreatività”, che lei contrappone a
quello di interattività?
“L’Internet viene usato soprattutto per passare da un documento a un
altro usando i link. La cosa importante dovrebbe essere invece collegare
le energie creative delle persone, consentendo loro di lavorare insieme,
di discutere collettivamente. In realtà si tratta di un obiettivo molto
più difficile del previsto”.
Per questo lei dice che il web dovrebbe imitare il mondo?
“Il web è come un foglio di carta che deve essere scritto. E’ la
società a plasmarlo”.
Il suo web del futuro è popolato da “agenti intelligenti”, piccoli
software che circolano sul web, ciascuno con il suo compito specifico.
Questi agenti sono in grado di comunicare con gli uomini e con altri
agenti come loro. Può spiegare come funzionano?
“Gli agenti sono programmi in grado di muoversi nel web per svolgere un
lavoro nel tuo interesse. Devono avere due caratteristiche. Primo: capire
i dati incontrati sul web e saperli gestire per te. Secondo: essere
affidabili. Per esempio devono essere in grado di interpretare i messaggi
della banca e capire quando pagare una bolletta. Oppure saper colloquiare
con l’agente di un altro utente con cui hai bisogno di organizzare un
appuntamento”
Nel suo progetto tutti gli oggetti elettronici che usiamo nella nostra
vita (la tv, il frigorifero, l’auto…) saranno connessi alla rete.
Ognuno di loro avrà un suo indirizzo web?
“In linea di massima direi di sì. E direi che questo processo avverrà
molto rapidamente. La tv e lo stereo, il telefono e la stampante: saranno
tutti in rete e comunicheranno tra loro”.
Lei spesso dice di essere interessato a fare in modo che nella società
“si sviluppi una struttura meno gerarchica”. Lei crede che il web sia
destinato a cambiare la nostra struttura sociale?
“Il web è uno specchio che si limita a riflettere la struttura che noi
diamo alla società. In realtà induce anche dei cambiamenti perché
elimina alcune limitazioni, facilita la nostra vita, consente nuove
relazioni sociali”.
La Rand Corporation parla del “lato oscuro di Internet”: i terroristi,
i crackers, i ladri… Pensa che si debba creare un controllo più stretto
sul web?
“Molte cose possono essere fatte senza nuove leggi: per esempio
proteggere la rete da chi vuole danneggiarla e le singole persone da
alcuni rischi privati. Ma ci sono molte preoccupazioni su quello che sono
in grado fare i gruppi fuori legge dopo l’11 settembre. La discussione
è molto aspra e la soluzione non è semplice da trovare. Ma credo che
dobbiamo essere molto attenti nel porre limitazioni alle libertà
individuali”.
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