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BIOGRAFIE DI NINA SIMONE
David Brun - Lambert, Nina Simone : Une vie, Editons Flammarion, Paris 2005
70s
FLOWERS 2005
Provincia di Pesaro e Urbino
dal 19 agosto al 29 settembre
NINA SIMONE
Da ragazza, rivela attitudine e passione per il piano classico, talento che poi riversa nella black music (e non solo), mostrando, anche nella scelta del nome, di voler sfuggire a ogni etichettatura. Orgogliosa di essere nera, con Young, Gifted and Black, canzone scritta in tributo a una drammaturga e militante afroamericana, Nina Simone delinea le proprie qualità di donna e interprete. Problematica e viscerale, quanto determinata e impegnata nelle rivendicazioni femminili, civili e razziali, esprime un¹arte interpretativa complessa e affascinante: dotata di voce particolare, maestrìa pianistica e originalità compositiva, rimodella stilisticamente qualsiasi repertorio jazz, blues, gospel, folk, pop e rock.
Gianni Del Savio
ore 17.00 - Cinema Gambrinus IL FILM Wattstax, di Mel Stuart, 1973 (in inglese)
Introduzione di Gianni Del Savio
ore 18.30 - Centro storico IL CONCERTO DEL POMERIGGIO
Blues Company in concerto
ore 21.30 - Teatro Vittoria L’INCONTRO
Gianni Del Savio presenta NINA SIMONE
Gli ospiti Guido Giazzi (giornalista, direttore della rivista “Vinilmania”) e Laura Fedele (musicista)
Voce recitante Lucia Bianchi
ore 23.15 – Piazza Vittorio Emanuele II IL CONCERTO TRIBUTO
Laura Fedele in concerto Nina Simone Tribute
con Laura Fedele (voce)
Marco Castiglioni (batteria)
Stefano Dall'Ora (contrabbasso)
Dal pomeriggio, nel centro storico, mostre mercato e stands eno-gastronomici
In collaborazione con Comune di Pennabilli, Pennabilli Chiama e le Associazioni Giovanili del Territorio
LAURA FEDELE IN TRIO
INDEPENDENTLY BLUE: le
canzoni di Nina Simone
Laura Fedele
Stefano Dall'Ora
Marco Castiglioni
Ciò che mi ha attrae e mi spinge ad esplorare il mondo di Nina è soprattutto
l'eterogeneità, oltre che la bellezza, del repertorio che la cantante pianista
ha scelto di abbracciare nel corso della sua carriera. Mi entusiasmano le sue
scelte stilistiche così particolari, equel pizzico di "follia" con cui lei
passava dallo swing a Breil, dal gospel alle canzoni "leggere", da Gershwin a
Weill. Senza porsi limiti di sorta, lasciando via libera alla fantasia e alla
curiosità di esplorare generi diversi. E io, che vedo le restrizioni puristiche
come un paio di scarpe troppo strette, non posso che condividere questo percorso
artistico. In particolare, amo le atmofere ipnotiche che Nina sapeva creare, con
quegli arrangiamenti ritmici ed essenziali che, in fondo, erano un po' il suo
marchio di fabbrica.
"Mississipi Goddam", "Lilac wine", "See-line woman", sono alcuni dei brani che
ho scelto. Oltre, naturalmente, a "Four women", da sempre nel mio repertorio.
Le recensioni per Indipendently blue, le canzoni di Nina Simone
Buscadero
maggio 2005
Gianni del Savio
Registrato dal vivo nell'ottobre del 2004 all'Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare, l'album, come recita il sottotitolo - Le canzoni di Nina Simone - è un ispirato tributo alla grande artista afroamericana. Laura Fedele (piano e voce) è riuscita nel difficile intento di dare un pregevole tocco personale a brani noti o meno - alcuni standard, altri scritti dalla stessa Simone - evitando la facile via della pedissequa cover che rimane su binari già percorsi. Alcuni sono brani difficili, con possibili confronti da far tremare le gambe, ma lei sa come utilizzarne l'essenza e li modella a modo suo, virandoli spesso verso il jaz, jazz-blues e relative sfumature e improvvisazioni, forte di duttilità vocale e strumentale, con classe e capacità comunicativa. Impeccabili anche Stefano Dall'Ora (contrabbasso) e Marco Castiglioni (batteria), nel creare sonorità adeguate alle varie esigenze espressive: toni intimisti, drammatici, gioiosi, descrittivi.
Inizia con uno degli standard simoniani più impegnati, Mississippi Goddam, scritto sotto la bruciante cronaca dell'assassinio, nel '63, di quattro bimbe in una chiesa (bomba, signori!) in Alabama, e quello di un militante dei diritti civili in Mississippi. Laura maniene l'accelerazione originale (velocità esecutiva dettata forse anche dalla necessità di scaricare di getto la rabbia), dando grande prova della capacità rielaborativa di materia difficile.
Poi nella più articolata Lilac Wine (e in Wild Is The Wind), ispirata anche alla versione di Jeff Buckley, la Fedele mette in piena luce la bellezza della sua voce e dell'essenzialità pianistica, mentre nell'intenso Backlash Blues (scritto dalla Simone insieme al grande poeta Langston Hughes), risaltano anche i colori più intensi del basso e la misura della batteria che, soprattutto nella seconda parte, offrono begli sganciamenti dagli schemi originari.
Altro tema forte è Four Women (ritratto orgoglioso di quattro diverse figure femminili nere) e il clima sonoro si fa meditato, intenso, intimista, attendamente descrittivo (ancora benissimo contrabbasso, batteria e piano anche nel lungo intermesso strumentale), con finale in ascesa anche drammatica, tensione che non caratterizza lo scintillante swing dello standard Love Me Or Leave Me. Eric Burdon s'innamorò di Don't Let Me Be Misunderstood (portandoselo dietro per anni) e se l'originale è praticamente inarrivabile, Laura ne fa un'eccellente versione con bella e articolata dinamica vocale, chiudendo il concerto con Just Like e Woman - una delle tante appropiazioni autorali di rango della Simone - forte anche di una brillante linea pianistica, che offre un'ulteriore chiave di lettura al grande tema di Dylan. Un credito non da poco, nella carriera della Fedele.
Laura Fedele
Independently
Blue
Le canzoni di Nina Simone
Auditorium
Sentito omaggio a Nina Simone da parte della jazz singer genovese
È stato registrato lo scorso autunno presso l’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare a Milano il primo cd live di Laura Fedele. La brava jazz singer genovese, che di recente si era cimentata in un progetto (Pornoshop) ispirato all’arte di Tom Waits, propone un altro caloroso tributo. Questa volta, il soggetto è un’autentica regina della musica, la favolosa Nina Simone, scomparsa in Francia poco più di due anni fa, il 21 aprile 2003.
"Dei numerosi talenti di Nina Simone" ha dichiarato Laura "ho sempre ammirato, se non addirittura invidiato, la formidabile versatilità. La sua capacità di calarsi in mondi musicali diversi, di suonare stili spesso lontani tra loro, mi ha sempre intrigato. Anche perché anch’io, nel mio piccolo, sono rimasta affascinata da cose diverse nel corso della mia carriera e ho sempre detestato l’idea di rimanere confinata in un unico ambito".
Sono nove le canzoni del variegato repertorio della Simone che Laura ripropone nella classica, minimalista versione del trio piano, contrabbasso (Stefano Dall’Ora), batteria (Marco Castiglioni). Alcune delle quali non propriamente strafamose come la coinvolgente Backlash Blues che Laura interpreta con convinzione ed eccellente pertinenza stilistica.
E se, con un’inevitabile menzione per Jeff Buckley, non può mancare un’accorata cover di Lilac Wine, altrettanto si può dire di My Baby Just Cares For Me, uno dei cavalli di battaglia della cantante della North Carolina. Piace molto Laura nell’interpretazione elegante di Four Women e in quella altrettanto efficace di Don’t Let Me Be Misunderstood, davvero riuscitissima e piena di blues.
Chiude il lavoro una bella versione di Just Like A Woman, intelligente omaggio a tutte le donne in musica.
Ezio Guaitamacchi
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E' morta Nina Simone
Il
21 aprile 2003, Nina Simone, riconoscibilissima cantante del jazz e del blues,
è morta nella sua casa di Carry-le-Rouet, Francia, vicino Marseille. Il suo
manager, Clifton Henderson, ha comunicato che era malata da tempo ma non ha
specificato alcuna causa relativa alla morte.
Il suo vero nome era Eunice Waymon ed era nata il 21 febbraio 1933, a Tryon, N.C..
E' cresciuta cantando in un coro di chiesa e studiando piano col quale spesso si
accompagnava. Ha poi studiato alla Juillard School ma poi si trasferì a
Philadelphia.
Sempre in prima fila per la difesa dei neri: emblematico il brano
"Mississippi Goddam", dura risposta all'omicidio dell'avvocato dei
diritti civili Medgar Evers, "Young, Gifted and Black" e "Four
Women" sulla sofferenza delle donne africane.
Nota al grande pubblico per interpretazioni di brani come "I Love You,
Porgy" ma soprattutto per "My Baby Just Cares For Me", ha avuto
uno stile inconfondibile derivato da influenze soul, rhythm & blues, blues
oltre che jazz. Grandi cantanti come Aretha Franklin e Roberta Flack, hanno
sempre dichiarato di essersi ispirate a lei. Lei stessa afferma, nella sua
biografia "I Put a Spell on You": "Dovrei essere considerata
una folk singer perchè ci sono più folk e blues che jazz nel mio modo di
cantare e suonare."
All’età di settant’anni è morta a Carry-le–Rouet, nel sud della
Francia, dopo una lunga malattia, Nina Simone, una delle cantati afroamericane
più importanti del Ventesimo secolo.
Nata a Tryon (North Carolina) con il nome di Eunice Kathleen Waymon, fin
dall’età di quattro anni inizia a suonare il pianoforte con il sogno di
diventare una concertista di musica classica, ma l’America razzista degli
anni ’30 e ’40, la obbligarono a cambiare i suoi piani. Divenne, così,
insegnante e successivamente accompagnatrice delle lezioni di canto all’Arlene
Smith Studio di Philadelphia. Bisogna arrivare fino al 1954 per vederla
esordire davanti al pubblico in un locale di Atlantic City. Poco dopo inizia
anche a cantare e da allora comincia la sua straordinaria carriera di
vocalist: da Bertolt Brecht/Kurt Weill a George Gershiwin, da Jacques Brel ai
Beatles, da Cole Porter agli Animals, Nina Simone, si costruisce con gli anni
un repertorio che spazia in tutti i generi della ‘popular music’ (e non
solo). Il suo successo maggiore lo ebbe con il brano My Baby Just Care For
Me .
Schierata in prima linea negli anni del Black Pride (scrisse contro la
disuguaglianza razziale la durissima Mississippi Goddam ), ebbe molti
problemi con la giustizia statunitense per la sua militanza e per essersi
rifiutata di pagare le tasse per protesta contro la guerra in Vietnam. (r.s.)
Addio a Nina Simone, grande regina del soul
Eunice Kathleen Waymon era il suo vero nome. È stata
una delle voci più personali della musica popolare americana.
Ha inciso decine di album. Nel suo repertorio Brecht e Weill, Brel, Gershwin, Cole Porter, ma anche i Beatles e gli Animals
di ERNESTO ASSANTE
ROMA -
Nina Simone, una delle più grandi cantanti afroamericane del Ventesimo secolo,
è morta ieri, all'età di settant'anni. Da molto tempo viveva nella Francia
meridionale. La sua è stata una delle voci più personali della musica popolare
americana, quella di una autrice ed interprete che, senza aderire alle mode,
alle tendenze del mercato, marcando sempre la sua assoluta e testarda
indipendenza, ha attraversato mezzo secolo di musica con incredibile forza.
Eunice Kathleen Waymon, era nata il 21 febbraio del 1933 a Tryon, nel Nord
Carolina, sesta di otto figli ed aveva mostrato subito il suo prodigioso talento
musicale, suonando il pianoforte e cantando in chiesa. La madre la spinse sulla
strada della musica e Eunice per mantenersi agli studi alla Julliard School of
music di New York (rara opportunità per una ragazza di colore negli anni '50),
iniziò a suonare nei club di New York. Pian piano iniziò a mettersi in luce,
sviluppando uno stile vocale personalissimo.
Le prime incisioni della giovane cantante e pianista sono della fine degli anni
Cinquanta ma ci vuole poco alla Simone per arrivare addirittura a scalare le
classifiche di vendita con una splendida versione di "I love you Porgy"
di George Gershwin. Non erano le classifiche, comunque, l'obiettivo della sua
carriera ma la musica, tutta la musica, con la quale viveva, respirava,
comunicava con il mondo intero. E mentre nel mondo si affermavano il rock'n'roll,
il ryhthm'n'blues, il cool jazz, lei iniziava quello straordinario percorso
musicale, obliquo e singolarissimo, che l'ha portata a dominare le scene per
oltre cinquant'anni. Il jazz è stato uno degli elementi importanti del suo
repertorio, così come il blues, gli spirituals, il folk, le canzoni della
grande tradizione americana e internazionale, mescolate insieme con uno spirito,
una passione ed una forza comunicativa davvero uniche.
Regina del "soul", quindi, capace di trasformare jazz, pop e canzone
in musica dell'anima, di cantare e suonare brani suoi o di altri in maniera
originale, Nina Simone ha registrato le sue cose migliori alla metà degli anni
Sessanta, quando la sua energia e la sua tenerezza trovarono un magico
equilibrio, sostenendo le sue interpretazioni con uno stile pianistico che non
era secondo a nessuno.
Negli stessi anni Nina Simone si schierò in prima linea nelle battaglie per i
diritti civili, scrivendo alcune canzoni diventate memorabili, come la durissima
"Mississippi Goddam". Prolifica come pochi (tra gli anni '60 e '70 ha
inciso diverse decine di album), Nina Simone ha avuto nel suo repertorio
bellissime interpretazioni di Brecht e Weill, di Jacques Brel, di George
Gershwin e Cole Porter, ma anche dei Beatles, degli Animals. Poteva cantare non
tutto ma di tutto, e rendere ogni canzone una "sua" canzone, così
come fece con la leggendaria "My baby just cares for me", scritta da
altri. Ma anche alcune delle sue composizioni sono passate alla storia, come la
bellissima "Young, gifted and black", portata al successo da Aretha
Franklin.
(22 aprile 2003)
Dopo numerosi album di black music ispirata al jazz, l'artista nel 1964 prende la strada della canzone di protesta e scrive "Mississippi Goddam!", dedicata all'uccisione di un leader dei diritti civili e di quattro ragazzi di colore in due diversi attentati. Il pezzo diventa uno dei momenti-chiave dei suoi concerti e spinge la Simone a insistere su quella via; dal 1966 al 1969 vengono ancora "Four women", ritratto di quattro donne nere, "I Wish I Knew (How It Would Feel To Be Free)", "Why? (The King Of Love Is Dead)", ispirata all'assassinio di Martin Luther King, e "Revolution".
L'atteggiamento dell'artista nei confronti del pubblico spesso provocatorio, contribuisce provocarle molte antipatie; la sua musica, poi, non e' quasi mai di facile consumo, al confine tra il blues, il jazz, il soul, il folk e il pop, con riferimenti anche alle radici della musica africana. Nel suo repertorio, tra l'altro, personali versioni di "Don't Let Me Be Misunderstood" e "I Put A Spell On You" accanto a temi di Dylan, Cohen, Brel, Seeger, Bee Gees; tutto e' modellato secondo il suo inimitabile stile, con essenziale gioco pianistico e una canto legato al gospel e al jazz-blues, non privo di ironia e aggressivita'.
L'attivita' di Nina Simone e' prevalentemente concertistica e, di conseguenza, la discografia comprende diversi, significativi album live. Black Gold (RCA 1970 USA) ha una splendida sequenza di brani di varia origine mentre in Emergency Ward! (RCA 1972 USA) Nina punta soprattutto sul repertorio di George Harrison, aggiungendo parole sue a "My Sweet Lord" (cantata in coppia col fratello Sam Waymon) e "Isn't a Pity". Dopo un ottimo It Is Finished (RCA 1974 USA) che contiene "The Pusher" (Steppenwolf), nel 1974 la Simone abbandona per qualche anno il mondo discografico, lasciando poche notizie di se'. Ritorna nel 1978 con un album brillante, che prende il titolo da una celebre canzone di Randy Newman. Poi, salvo qualche sporadico concerto, si eclissa di nuovo, fino agli '80.
Nel 1987, grazie anche ad uno spiritoso video clip, la Simone torna prepotentemente nelle classifiche inglesi con "My Baby Just Cares For Me", una sua incisione di quasi trent'anni prima. L'interesse suscitato anche nel nostro paese dal "nuovo" hit (che rimane peraltro episodio isolato) la porta sulla scena a Milano (novembre 1988), dove ottiene buoni consensi di pubblico e critica. Nel frattempo si moltiplicano antologie e ristampe dei suoi dischi. Nel 1989 la Simone e' coinvolta nel progetto Iron Man di Pete Townshed e torna in studio per il controverso Nina's back (Jungle Friend 1989 GB).
Grandissima interprete di un repertorio di difficile collocazione (infatti si contano riletture del suo songbook da parte di artisti di varia estrazione come Mary Coughlan e Nick Cave), comunque sempre orientato tra blues e jazz, Nina Simone (n. 1933, USA, vero nome Eunice Wymon [sic]) negli ultimi anni diminuisce di molto le sue apparizioni pubbliche, selezionando solo gli inviti piu' prestigiosi. Dopo i fasti degli anni Sesssanta, torna al successo su vasta scala nel 1987 con la riedizione [sic] della famosa "My Baby Just Cares for Me", che in poco tempo scala le classifiche britanniche. Tale evento comunque non contribuisce ad aumentare la sua attività discografica, e infatti per un nuovo lavoro bisogna attendere il 1989 con Nina's Back,del resto accolto in maniera contrastante, poi seguito da Live & Kickin', performance live peraltro registrata qualche anno prima al Circle Theatre di San Francisco, dove la Simone spazia in un vasto repertorio che cita, fra gli altri, Bessie Smith ("Sugar in my Ball" [sic]) e George Gershiwn ("Porgy"). Finalmente nel 1993 giunge A Single Woman, album di studio segnato da un tono easy listening che porta la cantante ad affrontare arrangiamenti fin troppo levigati e di maniera.
Enciclopedia Rock. Anni 60 (Arcana, 1985)
Enciclopedia Rock. Anni 70 (Arcana, 1987)
Enciclopedia Rock. Anni 80 (Arcana, 1989)
Enciclopedia Rock. Anni 90 (Arcana, 1997)
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Nata Eunice Waymon nel 1933 da una predicatrice del North Carolina, la cantante diventa Nina Simone nel 1959 quando coglie il suo primo successo con una smorzata e dolente versione di I loves you Porgy di Gershwin. L'ecletticità del repertorio, la tonalità scura e fremente del canto e il suggestivo accompagnamento del piano che ha imparato a suonare quando aveva otto anni, la fanno notare. Ma Nina Simone non è un personaggio facile: scontrosa nella vita come in scena, personalissima e "difficile" anche quando esegue gli standard più banali, è la classica artista di culto.
Questo ottimo greatest hits propone dieci brani memorabili, che danno modo di assaporare le sue rare doti di interprete, il suo contralto maestoso e minaccioso, sottilmente malinconico o sarcastico. Pirate jenny e I loves you Porgy ci sono, assieme al palpitante gospel Sinnerman, all'afrobeat See-line woman, al classico del rock Don't let me be misunderstood (la sua esecuzione, a onta di un'orchestrazione pomposa e datata, è da far diventare verde per l'invidia Joe Cocker), al magniloquente country di Van McCoy Break down and let it all out, al tema da film Wild is the wind reso con intenso trasporto e al sinistro gioiellino I put a spell on you di Screamin' Jay Hawkins. Ma pezzi forti sono due composizioni di Nina Simone, Mississippi goddam che dietro l'andamento della cabaret-song nasconde un testo sferzante (<<Ho i cani alle calcagna/Qui le scolarette sono in prigione/ Un gatto nero mi attraversa la strada/Accidenti al Mississippi e all'Alabama>>) e l'inarrivabile Four Women, ritratto di quattro donne nere sconfitte dalla vita che fa venire i brividi.
Artista essenzialmente live, Nina Simone ha inciso decine di album eccellenti. Negli anni '60 vanno ricordati almeno Forbidden fruit (Colpix, 1961), Sing Ellington (Colpix, 1963), In concert (Philips, 1964), Broadway-blues-ballads (Philips, 1964) Sings the blues (Philips, 1967) e To love somebody (Rca, 1969). Degli anni '70 sono degni di nota Black gold (Rca, 1970), Heres comes the sun dedicato al repertorio di George Harrison (Rca, 1971), Pure gold (Rca, 1978) e Baltimore (Cti, 1978). Recente è il buon live Let it be me (Verve, 1988) che a dispetto della precaria forma fisica (leggi: alcool) la vede ancora interprete apprezzabile. Artista difficile da catalogare, Nina Simone incorpora nel suo canzoniere, oltre ai classici della black music, autori come Bob Dylan, Randy Newman, Leonard Cohen e Jacques Brel.
Roberto Casalini, Paolo Corticelli, Oscar Mondadori 1989
da L'Unità:
Misteriosa, inavvicinabile, eclettica. Nina
Simone adesso è eterna. La grande cantante e pianista americana è morta
domenica, il giorno di Pasqua, nella sua patria d
Eppure molto presto, in quella ragazza non bella
venuta a New York della Carolina del Nord all
uno spettro che la segue, talvolta non completamente
irreale, che l
moniano di una curiosità
culturale unica, come la meravigliosa versione di Ne me quittes pas di
Jaquel Brel, autore per il quale nutre una sincera venerazione. E
I suoi squarci di blues ai limiti estremi del cuore
Francesco Màndica
Eravamo tanti, seduti, un po' impettiti, un po' impauriti, perché meno di un anno fa fece la sua comparsa, un'ultima volta, Nina Simone per un concerto nel nuovo auditorìum di Roma.
In una strana conferenza stampa, a metà fra il bordello e l'esame di maturità, Nina Simone era attorniata da lacchè e una specie di famìglia allargata, in una apoteosi matriarcale continuava a sventolarsi con il suo bastone-ventaglio, fumava con ingordigia, beveva qualcosa di troppo forte per quell'ora, pretendeva domande intelligenti, a cui molto spesso non dava risposta. Pretendeva di essere chiamata Doctor Simone perché per una nera come lei avere una laurea era vanto e orgoglio. Ancor prima di vederla ci furono raccomandazioni. Mai chiamarla Nina, non vi permettete. Eppure la sua è sempre stata ima lotta contro le discriminazioni, contro le barriere. La sua musica, promiscua, fra reminiscenze da pianista classica e squarci di blues al limite del cuore non era più la stessa. Ma il ricordo teneva in piedi lei e noi, colpiti da una strana deferenza, quella che si concede al capo di stato. È lei era una regina in turbante, una disfatta divinità della negritudine che ci concedeva l'ultima intervista, l'ultima occasione per vederla dal vivo. Il concerto fu per molti, compreso chi scrìve, una cocente delusione: suonò poco e male parlando continuamente con il suo staff nelle retrovie, chiedendo ad alta voce quanto mancasse prima dell'ultimo brano. Il gruppo, stonato e cadente, era metà la banda dell'esercito della salvezza, metà una ciurma ammutinata; ma bastava guardarla sulla prua del pianoforte, antipatica come sempre, perché chi ha quel piglio non lo perde mai. Perché la grande lezione di Nina Simone è stata proprio questa: ripristinare l'orgoglio nero, dare voce alle donne, costruire una mitologia personale che potesse aiutare anche gli altri, non solo il suo conto in banca. Ci è riuscita, come bofonchiava nelle ultime battute della conferenza stampa: è riuscita ad aiutare una generazione di cantautrici che altrimenti non avrebbe avuto alcuna possibilità. Ma non era solo un osso duro, il suo amore per gli uomini, quello del celebre adagio My baby just cares for me sembrava intaccarle l'epidermide, giù fino al diaframma. Il suo urlo non era disperato, composto semmai, per non darla vinta. «Il mio uomo non guarda le altre/ non va a giocare ai cavalli/non si perde in chiacchiere/il mio uomo pensa a me». Alterigia, non spocchia, cipiglio, con ironia. Queste piccole prove in bilico fra crudeltà sentimento l'hanno resa simbolo intoccabile, hanno creato una tradizione, forse fino a lambire uno stereotipo: è stata la prima vera diva nera, senza la fragilità tossica di Billie Holiday, senza la bellezza iconoclasta di Josephine Baker. Con il grugno Nina Simone ha creato la diva nera, in un mondo dove gli autobus erano ancora divisi in scompartimenti e le piantagioni ài cotone non erano roba da telefilm revanchista. Oggi una schiera di signorine con i capelli afro e la voce miagolante le deve davvero tutto.
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di
Alba Solaro
Il
carisma non le manca certo. Quanti altri potrebbero permettersi di
arrivare sul palco con in mano uno "scopino" da stregone
africano, e agitarlo in aria ottenendo in cambio scrosci entusiastici di
applausi? (Mia annotazione: forse Nina Simone sta solo, con ironia, incarnando il mitologema del vecchio stolto. P.F.)
Per
lei, Nina Simone, "the High Priestess of Soul", il nuovo
Auditorium di Roma era tutto esaurito domenica sera. Un pubblico da grandi
occasioni (Nicola Piovani e Pietro Folena, tra i vari vip in plaeta),
accorso per curiosità, passione, voglia di tributare omaggio a questa
70enne musicista di culto che non porta bene i suoi anni, che cammina a
fatica e a fatica procede attraverso le poche canzoni di un concerto che
appare come la pallida citazione della grandezza di un tempo. La bravura
di Nina Simone, la sua forza, la sua intensità, la sua anima blues e la
sua irriducibile voce "contro", sono documentate in numerose
incisioni live (il cuore della sua produzione discografica). Chi fosse
andato all
E
infatti, il "personaggio" Nina Simone c
Black
Is The Color of My True Love
Ma
non basta il carisma a dar senso ad una serata che appare più un tributo,
che un vero e proprio concerto. E che lei chiude in fretta, cantando My
Baby Just Cares For Me quasi di corsa, come per liberarsi di qualcosa
che gli altri si aspettano ma che a lei non dice più molto.
E
non dà soddisfazioni a nessuno: niente bis, nessuna delle canzoni chieste
dal pubblico. "Continuate a comprare i miei dischi, e tornate a
sentirmi la prossima volta", saluta, prima di scomparire dietro le
quinte. E i fan vanno via, dopo l |
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di
Alba Solaro
La
cosa che Nina Simone desidera fare a Roma, dove è arrivata per lo
straordinario concerto che la vedrà protagonista al nuovo Auditorium
domenica 5 maggio, manco a dirlo è: "Poter vedere il Papa". Lo
dice senza ironia, questa signora di 69 anni che è un monumento vivente
della musica afroamericana, una regina del soul dall
Cantante,
pianista, si è guadagnata l
Come
ha scelto le canzoni che porterà in concerto?
In
scaletta ci sono anche due brani di Miles Davis, che lei ha conosciuto:
"Milestones" e "So What". Le fa abitualmente, o si
tratta di un omaggio?
Cosa
rappresenta per lei il blues oggi? La gente lo ama ancora?
I
suoi sentimenti fortemente anti-americani la portarono a lasciare il paese
anni fa. Da allora, le cose sono cambiate?
Eppure
lei si è in qualche modo riconciliata con gli Stati Uniti, di recente vi
è persino tornata.
Cosa
pensa della campagna in atto in America per risarcire le vittime dello
schiavismo?
Intende
dire che la considera tutta una farsa?
Nel
suo repertorio ci sono curiosamente più omaggi ad artisti bianchi (Dylan,
Seeger), che ad artisti neri, come mai?
Ma
gli artisti neri stanno conquistando sempre più spazi e potere nello show
business, basti pensare agli attori che hanno vinto l
Cosa
pensa dei musicisti rap e hip hop?
Alicia
Keys?
Ha
mai ascoltato la versione che Jeff Buckley ha inciso della sua "Lilac
Wine"?
Lei
ha esercitato e continua ad esercitare una profonda influenza sulle
giovani generazioni di musicisti...
Che
idea si è fatta dei giovani musicisti afro-americani?
Ci
può fare il nome di un musicista con cui ha lavorato che le abbia
lasciato un ricordo particolare?
Ma
il suo primo amore è stata la musica classica...
E
oggi, chi le piace ascoltare?
Ha
in progetto di fare un nuovo album?
Ha
rinunciato alla cittadinanza americana tanto tempo fa, e ora vive in
Francia, per la precisione in Provenza. Ha preso la cittadinanza francese?
L
C
Come
trascorre il suo tempo?
Domenica
5 maggio Nina Simone sarà in concerto al pianoforte e voce accompagnata
da Nina Simone, Luis Robinson, Tyrone Jones, Luis Jardin e Javier Collados.
Questa la scaletta dei brani:
Intro: Milestones |