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Il regno segreto di Nina Simone
Nina Simone non è solo un mio cult, ma una compagna dei giorni e delle notti.
Quando ho bisogno di qualcosa che mi sembri rasentare la perfezione è lei che mi
si presenta.
Forse negli anni ’70 sono capitato su un primo disco: “The Amazing Nina Simone”
(1959). Ho qui, mentre scrivo, questo Lp con la fotografia che meglio la
esprime: sola, occhi chiusi, le braccia e le grandi mani a tenere assieme le
note. Non apprezzai subito: un cult arriva quando vuole lui.
La folgorazione è stata molto successiva, quando ho imboccato i miei cinquant’anni,
ed è avvenuta per due fatti concomitanti: l’ascolto dei 10 minuti di
Sinnerman in “Pastel Blues” (1965) e il Cd “Nina Simone and Piano” (1968).
Caro lettore, prova a sentire Who Am I? e forse anche tu entrerai nel suo
regno. È avvenuto anche con il suo più sensibile biografo: ’una canzone come
Sinnerman, la certezza che questa musica era stata sempre là e chiedeva solo
di essere identificata’ (David Brun-Lambert, “Nina Simone: un vie”,
Flammarion, 2005).
Da quei momenti posso girovagare alla scoperta di altri musicisti e questi
possono aiutarmi ad allietare la vita, ma poi torno sempre da lei. E ogni volta
si rinnova allo stesso modo l’emozione. Talvolta (ma mia moglie dice sempre)
fino alle lacrime, come nelle poesie.
Nina Simone non canta solamente: Nina Simone interpreta come un attore
teatrale. Questa capacità quasi unica è stata finemente colta da Charles
Aznavour che disse: ’Spesso le persone che cantano il jazz cantano la musica.
Nina Simone canta il testo allo stesso tempo della musica’. Ecco perché
You'd Be So Nice To Come Home To, che è uno standard jazz in tempo veloce,
con Nina Simone diventa lentissimo fino allo spasimo e perché Strange Fruit
è ancora più straziante che in Billie Holiday.
I suoi canti ed il suo piano, ad un ascolto appassionato, possono essere ‘visti’
come pennellate: nere, gialle, blu (molto blu), bianche ….
Tutto
questo lo fa con la voce, con le note del piano, ma soprattutto con i tempi che
mette fra le parole. Sono questi attimi di silenzio, queste pause a generare la
magia. E questo era proprio ciò che lei voleva ottenere: caro lettore prova con
I Put A Spell On You, … ti ho messo addosso un sortilegio …
Anche le sue re-interpretazioni ( Jacques Brel, J.J. Walker, George Harrison,
Randy Newman, Bob Dylan) sono una ri-creazione: quelle canzoni diventano più
belle. Caro lettore: prova con Ne me quitte pas, Mr Bojangles,
Baltimore, Here Comes The Sun, Just Like Tom Thumb Blues. La
sua musica dura nel tempo. Molte mode musicali passano. Ma anche se il suo canto
arriva dagli anni ’50, ’60, ’70, con lei il tempo sembra non passare. Tutto il
resto diventa magari bella musica, ma datata. Per le canzoni di Nina Simone si
può dire quello che Italo Calvino diceva dei libri: ’classici sono quei libri
di cui si sente dire di solito: Sto rileggendo... e mai Sto
leggendo... [...] Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel
che ha da dire. [...] Chiamasi classico un libro che si configura come
equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani. [...] È classico ciò
che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo.
Mi chiedo perché Nina Simone sia sempre così attuale e moderna. Credo dipenda
dal fatto che per lei la musica è stata l’unica energia che l’ha tenuta viva,
nel rapporto con se stessa e con il suo pubblico.
Caro lettore: cosa aspetti ad entrare anche tu nel suo regno segreto?
pubblicato nella pagina
Cult di Sand-Zine