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TRACCE / SENTIERI

 

Carlo Rivolta interpreta Giobbe

 

 

…. a ricordare il dolore antico dell'uomo
che chiede conto del suo dolore a chi non gli risponderà.
La nostra esistenza terrena, la nostra natura mondana
è concentrata e condensata in quel lamento.
Foné semantiké, direi di Carlo Rivolta.
La Voce finalmente espressa, significata.
La cosa significata dalla voce.
Il suono dell'anima.
Cosa 'dire' di più, se non Giobbe?
Onore a chi sa dire il dolore umano
senza che la voce sia incrinata dal pianto,
né dall'incerto procedere di chi non sa da dove essa provenga.

Gabriele De Ritis
 

 

Giobbe 3

1 Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno;
 

2 prese a dire:
3 Perisca il giorno in cui nacqui
e la notte in cui si disse: «È stato concepito un
uomo!».
4 Quel giorno sia tenebra,
non lo ricerchi Dio dall’alto,
né brilli mai su di esso la luce.
5 Lo rivendichi tenebra e morte,
gli si stenda sopra una nube
e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno!
6 Quel giorno lo possieda il buio
non si aggiunga ai giorni dell’anno,
non entri nel conto dei mesi.
7 Ecco, quella notte sia lugubre
e non entri giubilo in essa.
8 La maledicano quelli che imprecano al giorno,
che sono pronti a evocare Leviatan.
9 Si oscurino le stelle del suo crepuscolo,
speri la luce e non venga;
non veda schiudersi le palpebre dell’aurora,
10 poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno,
e non ha nascosto l’affanno agli occhi miei!
11 E perché non sono morto fin dal seno di mia madre
e non spirai appena uscito dal grembo?
12 Perché due ginocchia mi hanno accolto,
e perché due mammelle, per allattarmi?
13 Sì, ora giacerei tranquillo,
dormirei e avrei pace
14 con i re e i governanti della terra,
che si sono costruiti mausolei,
15 o con i principi, che hanno oro
e riempiono le case d’argento.
16 Oppure, come aborto nascosto, più non sarei,
o come i bimbi che non hanno visto la luce.
17 Laggiù i malvagi cessano d’agitarsi,
laggiù riposano gli sfiniti di forze.
18 I prigionieri hanno pace insieme,
non sentono più la voce dell’aguzzino.
19 Laggiù è il piccolo e il grande,
e lo schiavo è libero dal suo padrone.
20 Perché dare la luce a un infelice
e la vita a chi ha l’amarezza nel cuore,
21 a quelli che aspettano la morte e non viene,
che la cercano più di un tesoro,
22 che godono alla vista di un tumulo,
gioiscono se possono trovare una tomba...
23 a un uomo, la cui via è nascosta
e che Dio da ogni parte ha sbarrato?
24 Così, al posto del cibo entra il mio gemito,
e i miei ruggiti sgorgano come acqua,
25 perché ciò che temo mi accade
e quel che mi spaventa mi raggiunge.
26 Non ho tranquillità, non ho requie,
non ho riposo e viene il tormento!

Giobbe 4

1 Elifaz il Temanita prese la parola e disse:
2 Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso?
Ma chi può trattenere il discorso?
3 Ecco, tu hai istruito molti
e a mani fiacche hai ridato vigore;
4 le tue parole hanno sorretto chi vacillava
e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato.
5 Ma ora questo accade a te e ti abbatti;
capita a te e ne sei sconvolto.
6 La tua pietà non era forse la tua fiducia
e la tua condotta integra, la tua speranza?
7 Ricordalo: quale innocente è mai perito
e quando mai furon distrutti gli uomini retti?
8 Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità,
chi semina affanni, li raccoglie.
9 A un soffio di Dio periscono
e dallo sfogo della sua ira sono annientati.
10 Il ruggito del leone e l’urlo del leopardo
e i denti dei leoncelli sono frantumati.
11 Il leone è perito per mancanza di preda
e i figli della leonessa sono stati dispersi.
12 A me fu recata, furtiva, una parola
e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro.
13 Nei fantasmi, tra visioni notturne,
quando grava sugli uomini il sonno,
14 terrore mi prese e spavento
e tutte le ossa mi fece tremare;
15 un vento mi passò sulla faccia,
e il pelo si drizzò sulla mia carne...
16 Stava là ritto uno, di cui non riconobbi
l’aspetto,
un fantasma stava davanti ai miei occhi...
Un sussurro..., e una voce mi si fece sentire:
17 «Può il mortale essere giusto davanti a Dio
o innocente l’uomo davanti al suo creatore?
18 Ecco, dei suoi servi egli non si fida
e ai suoi angeli imputa difetti;
19 quanto più a chi abita case di fango,
che nella polvere hanno il loro fondamento!
Come tarlo sono schiacciati,
20 annientati fra il mattino e la sera:
senza che nessuno ci badi, periscono per sempre.
21 La funicella della loro tenda non viene forse
strappata?

Muoiono senza saggezza!».

Giobbe 5

1 Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
2 Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
3 Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all’istante.
4 I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
5 l’affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
6 Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
7 ma è l’uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
8 Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
9 a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
10 che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.
11 Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
12 rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
13 coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
14 Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
15 mentre egli salva dalla loro spada l’oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
16 C’è speranza per il misero
e l’ingiustizia chiude la bocca.
17 Felice l’uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione dell’Onnipotente,
18 perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
19 Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima non ti toccherà il male;
20 nella carestia ti scamperà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada;
21 sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
22 Della rovina e della fame ti riderai
né temerai le bestie selvatiche;
23 con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
24 Conoscerai la prosperità della tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
25 Vedrai, numerosa, la prole,
i tuoi rampolli come l’erba dei prati.
26 Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come si ammucchia il grano a suo tempo.
27 Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.

Giobbe 6

1 Allora Giobbe rispose:
2 Se ben si pesasse il mio cruccio
e sulla stessa bilancia si ponesse la mia sventura...
3 certo sarebbe più pesante della sabbia del mare!
Per questo temerarie sono state le mie parole,
4 perché le saette dell’Onnipotente mi stanno infitte,
sì che il mio spirito ne beve il veleno
e terrori immani mi si schierano contro!
5 Raglia forse il somaro con l’erba davanti
o muggisce il bue sopra il suo foraggio?
6 Si mangia forse un cibo insipido, senza sale?
O che gusto c’è nell’acqua di malva?
7 Ciò che io ricusavo di toccare
questo è il ributtante mio cibo!
8 Oh, mi accadesse quello che invoco,
e Dio mi concedesse quello che spero!
9 Volesse Dio schiacciarmi,
stendere la mano e sopprimermi!
10 Ciò sarebbe per me un qualche conforto
e gioirei, pur nell’angoscia senza pietà,
per non aver rinnegato i decreti del Santo.
11 Qual la mia forza, perché io possa durare,
o qual la mia fine, perché prolunghi la vita?
12 La mia forza è forza di macigni?
La mia carne è forse di bronzo?
13 Non v’è proprio aiuto per me?
Ogni soccorso mi è precluso?
14 A chi è sfinito è dovuta pietà dagli amici,
anche se ha abbandonato il timore di Dio.
15 I miei fratelli mi hanno deluso come un torrente,
sono dileguati come i torrenti delle valli,
16 i quali sono torbidi per lo sgelo,
si gonfiano allo sciogliersi della neve,
17 ma al tempo della siccità svaniscono
e all’arsura scompaiono dai loro letti.
18 Deviano dalle loro piste le carovane,
avanzano nel deserto e vi si perdono;
19 le carovane di Tema guardano là,
i viandanti di Saba sperano in essi:
20 ma rimangono delusi d’avere sperato,
giunti fin là, ne restano confusi.
21 Così ora voi siete per me:
vedete che faccio orrore e vi prende paura.
22 Vi ho detto forse: «Datemi qualcosa»
o «dei vostri beni fatemi un regalo»
23 o «liberatemi dalle mani di un nemico»
o «dalle mani dei violenti riscattatemi»?
24 Istruitemi e allora io tacerò,
fatemi conoscere in che cosa ho sbagliato.
25 Che hanno di offensivo le giuste parole?
Ma che cosa dimostra la prova che viene da voi?
26 Forse voi pensate a confutare parole,
e come sparsi al vento stimate i detti di un disperato!
27 Anche sull’orfano gettereste la sorte
e a un vostro amico scavereste la fossa.
28 Ma ora degnatevi di volgervi verso di me:
davanti a voi non mentirò.
29 Su, ricredetevi: non siate ingiusti!
Ricredetevi; la mia giustizia è ancora qui!
30 C’è forse iniquità sulla mia lingua
o il mio palato non distingue più le sventure?

Giobbe 7

1 Non ha forse un duro lavoro l’uomo sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?
2 Come lo schiavo sospira l’ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
3 così a me son toccati mesi d’illusione
e notti di dolore mi sono state assegnate.
4 Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?».
Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
5 Ricoperta di vermi e croste è la mia carne,
raggrinzita è la mia pelle e si disfà.
6 I miei giorni sono stati più veloci d’una spola,
sono finiti senza speranza.
7 Ricordati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene.
8 Non mi scorgerà più l’occhio di chi mi vede:
i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò.
9 Una nube svanisce e se ne va,
così chi scende agl’inferi più non risale;
10 non tornerà più nella sua casa,
mai più lo rivedrà la sua dimora.
11 Ma io non terrò chiusa la mia bocca,
parlerò nell’angoscia del mio spirito,
mi lamenterò nell’amarezza del mio cuore!
12 Son io forse il mare oppure un mostro marino,
perché tu mi metta accanto una guardia?
13 Quando io dico: «Il mio giaciglio mi darà sollievo,
il mio letto allevierà la mia sofferenza»,
14 tu allora mi spaventi con sogni
e con fantasmi tu mi atterrisci.
15 Preferirei essere soffocato,
la morte piuttosto che questi miei dolori!
16 Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo.
Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
17 Che è quest’uomo che tu nei fai tanto conto
e a lui rivolgi la tua attenzione
18 e lo scruti ogni mattina
e ad ogni istante lo metti alla prova?
19 Fino a quando da me non toglierai lo sguardo
e non mi lascerai inghiottire la saliva?
20 Se ho peccato, che cosa ti ho fatto,
o custode dell’uomo?
Perché m’hai preso a bersaglio
e ti son diventato di peso?
21 Perché non cancelli il mio peccato
e non dimentichi la mia iniquità?
Ben presto giacerò nella polvere,
mi cercherai, ma più non sarò!

Giobbe 9

1 Giobbe rispose dicendo:
2 In verità io so che è così:
e come può un uomo aver ragione innanzi a Dio?
3 Se uno volesse disputare con lui,
non gli risponderebbe una volta su mille.
4 Saggio di mente, potente per la forza,
chi s’è opposto a lui ed è rimasto salvo?
5 Sposta le montagne e non lo sanno,
egli nella sua ira le sconvolge.
6 Scuote la terra dal suo posto
e le sue colonne tremano.
7 Comanda al sole ed esso non sorge
e alle stelle pone il suo sigillo.
8 Egli da solo stende i cieli
e cammina sulle onde del mare.
9 Crea l’Orsa e l’Orione,
le Pleiadi e i penetrali del cielo australe.
10 Fa cose tanto grandi da non potersi indagare,
meraviglie da non potersi contare.
11 Ecco, mi passa vicino e non lo vedo,
se ne va e di lui non m’accorgo.
12 Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
Chi gli può dire: «Che fai?».
13 Dio non ritira la sua collera:
sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab.
14 Tanto meno io potrei rispondergli,
trovare parole da dirgli!
15 Se avessi anche ragione, non risponderei,
al mio giudice dovrei domandare pietà.
16 Se io lo invocassi e mi rispondesse,
non crederei che voglia ascoltare la mia voce.
17 Egli con una tempesta mi schiaccia,
moltiplica le mie piaghe senza ragione,
18 non mi lascia riprendere il fiato,
anzi mi sazia di amarezze.
19 Se si tratta di forza, è lui che dà il vigore;
se di giustizia, chi potrà citarlo?
20 Se avessi ragione, il mio parlare mi
condannerebbe;
se fossi innocente, egli proverebbe che io sono reo.
21 Sono innocente? Non lo so neppure io,
detesto la mia vita!
22 Per questo io dico: «È la stessa cosa»:
egli fa perire l’innocente e il reo!
23 Se un flagello uccide all’improvviso,
della sciagura degli innocenti egli ride.
24 La terra è lasciata in balìa del malfattore:
egli vela il volto dei suoi giudici;
se non lui, chi dunque sarà?
25 I miei giorni passano più veloci d’un corriere,
fuggono senza godere alcun bene,
26 volano come barche di giunchi,
come aquila che piomba sulla preda.
27 Se dico: «Voglio dimenticare il mio gemito,
cambiare il mio volto ed essere lieto»,
28 mi spavento per tutti i miei dolori;
so bene che non mi dichiarerai innocente.
29 Se sono colpevole,
perché affaticarmi invano?
30 Anche se mi lavassi con la neve
e pulissi con la soda le mie mani,
31 allora tu mi tufferesti in un pantano
e in orrore mi avrebbero le mie vesti.
32 Poiché non è uomo come me, che io possa
rispondergli:
«Presentiamoci alla pari in giudizio».
33 Non c’è fra noi due un arbitro
che ponga la mano su noi due.
34 Allontani da me la sua verga
sì che non mi spaventi il suo terrore:
35 allora io potrò parlare senza temerlo,
perché così non sono in me stesso.

Giobbe 10

1 Stanco io sono della mia vita!
Darò libero sfogo al mio lamento,
parlerò nell’amarezza del mio cuore.
2 Dirò a Dio: Non condannarmi!
Fammi sapere perché mi sei avversario.
3 È forse bene per te opprimermi,
disprezzare l’opera delle tue mani
e favorire i progetti dei malvagi?
4 Hai tu forse occhi di carne
o anche tu vedi come l’uomo?
5 Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un uomo,
i tuoi anni come i giorni di un mortale,
6 perché tu debba scrutare la mia colpa
e frugare il mio peccato,
7 pur sapendo ch’io non sono colpevole
e che nessuno mi può liberare dalla tua mano?
8 Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto
integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi?
9 Ricordati che come argilla mi hai plasmato
e in polvere mi farai tornare.
10 Non m’hai colato forse come latte
e fatto accagliare come cacio?
11 Di pelle e di carne mi hai rivestito,
d’ossa e di nervi mi hai intessuto.
12 Vita e benevolenza tu mi hai concesso
e la tua premura ha custodito il mio spirito.
13 Eppure, questo nascondevi nel cuore,
so che questo avevi nel pensiero!
14 Tu mi sorvegli, se pecco,
e non mi lasci impunito per la mia colpa.
15 Se sono colpevole, guai a me!
Se giusto, non oso sollevare la testa,
sazio d’ignominia, come sono, ed ebbro di miseria.
16 Se la sollevo, tu come un leopardo mi dai la
caccia
e torni a compiere prodigi contro di me,
17 su di me rinnovi i tuoi attacchi,
contro di me aumenti la tua ira
e truppe sempre fresche mi assalgono.
18 Perché tu mi hai tratto dal seno materno?
Fossi morto e nessun occhio m’avesse mai visto!
19 Sarei come se non fossi mai esistito;
dal ventre sarei stato portato alla tomba!
20 E non son poca cosa i giorni della mia vita?
Lasciami, sì ch’io possa respirare un poco
21 prima che me ne vada, senza ritornare,
verso la terra delle tenebre e dell’ombra di morte,
22 terra di caligine e di disordine,
dove la luce è come le tenebre.

Giobbe 13

1 Ecco, tutto questo ha visto il mio occhio,
l’ha udito il mio orecchio e l’ha compreso.
2 Quel che sapete voi, lo so anch’io;
non sono da meno di voi.
3 Ma io all’Onnipotente vorrei parlare,
a Dio vorrei fare rimostranze.
4 Voi siete raffazzonatori di menzogne,
siete tutti medici da nulla.
5 Magari taceste del tutto!
sarebbe per voi un atto di sapienza!
6 Ascoltate dunque la mia riprensione
e alla difesa delle mie labbra fate attenzione.
7 Volete forse in difesa di Dio dire il falso
e in suo favore parlare con inganno?
8 Vorreste trattarlo con parzialità
e farvi difensori di Dio?
9 Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse?
Come s’inganna un uomo, credete di ingannarlo?
10 Severamente vi redarguirà,
se in segreto gli siete parziali.
11 Forse la sua maestà non vi incute spavento
e il terrore di lui non vi assale?
12 Sentenze di cenere sono i vostri moniti,
difese di argilla le vostre difese.
13 Tacete, state lontani da me: parlerò io,
mi capiti quel che capiti.
14 Voglio afferrare la mia carne con i denti
e mettere sulle mie mani la mia vita.
15 Mi uccida pure, non me ne dolgo;
voglio solo difendere davanti a lui la mia condotta!
16 Questo mi sarà pegno di vittoria,
perché un empio non si presenterebbe davanti a lui.
17 Ascoltate bene le mie parole
e il mio esposto sia nei vostri orecchi.
18 Ecco, tutto ho preparato per il giudizio,
son convinto che sarò dichiarato innocente.
19 Chi vuol muover causa contro di me?
Perché allora tacerò, pronto a morire.
20 Solo, assicurami due cose
e allora non mi sottrarrò alla tua presenza;
21 allontana da me la tua mano
e il tuo terrore più non mi spaventi;
22 poi interrogami pure e io risponderò
oppure parlerò io e tu mi risponderai.
23 Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato.
24 Perché mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
25 Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dar la caccia a una paglia secca?
26 Poiché scrivi contro di me sentenze amare
e mi rinfacci i miei errori giovanili;
27 tu metti i miei piedi in ceppi,
spii tutti i miei passi
e ti segni le orme dei miei piedi.
28 Intanto io mi disfò come legno tarlato
o come un vestito corroso da tignola.

Giobbe 14

1 L’uomo, nato di donna,
breve di giorni e sazio di inquietudine,
2 come un fiore spunta e avvizzisce,
fugge come l’ombra e mai si ferma.
3 Tu, sopra un tal essere tieni aperti i tuoi occhi
e lo chiami a giudizio presso di te?
4 Chi può trarre il puro dall’immondo? Nessuno.
5 Se i suoi giorni sono contati,
se il numero dei suoi mesi dipende da te,
se hai fissato un termine che non può oltrepassare,
6 distogli lo sguardo da lui e lascialo stare
finché abbia compiuto, come un salariato, la sua
giornata!
7 Poiché anche per l’albero c’è speranza:
se viene tagliato, ancora ributta
e i suoi germogli non cessano di crescere;
8 se sotto terra invecchia la sua radice
e al suolo muore il suo tronco,
9 al sentore dell’acqua rigermoglia
e mette rami come nuova pianta.
10 L’uomo invece, se muore, giace inerte,
quando il mortale spira, dov’è?
11 Potranno sparire le acque del mare
e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi,
12 ma l’uomo che giace più non s’alzerà,
finché durano i cieli non si sveglierà,
né più si desterà dal suo sonno.
13 Oh, se tu volessi nascondermi nella tomba,
occultarmi, finché sarà passata la tua ira,
fissarmi un termine e poi ricordarti di me!
14 Se l’uomo che muore potesse rivivere,
aspetterei tutti i giorni della mia milizia
finché arrivi per me l’ora del cambio!
15 Mi chiameresti e io risponderei,
l’opera delle tue mani tu brameresti.
16 Mentre ora tu conti i miei passi
non spieresti più il mio peccato:
17 in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio misfatto
e tu cancelleresti la mia colpa.
18 Ohimé! come un monte finisce in una frana
e come una rupe si stacca dal suo posto,
19 e le acque consumano le pietre,
le alluvioni portano via il terreno:
così tu annienti la speranza dell’uomo.
20 Tu lo abbatti per sempre ed egli se ne va,
tu sfiguri il suo volto e lo scacci.
21 Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa;
siano disprezzati, lo ignora!
22 Soltanto i suoi dolori egli sente
e piange sopra di sé.

Giobbe 15

1 Elifaz il Temanita prese a dire:
2 Potrebbe il saggio rispondere con ragioni campate
in aria
e riempirsi il ventre di vento d’oriente?
3 Si difende egli con parole senza costrutto
e con discorsi inutili?
4 Tu anzi distruggi la religione
e abolisci la preghiera innanzi a Dio.
5 Sì, la tua malizia suggerisce alla tua bocca
e scegli il linguaggio degli astuti.
6 Non io, ma la tua bocca ti condanna
e le tue labbra attestano contro di te.
7 Sei forse tu il primo uomo che è nato,
o, prima dei monti, sei venuto al mondo?
8 Hai avuto accesso ai segreti consigli di Dio
e ti sei appropriata tu solo la sapienza?
9 Che cosa sai tu che noi non sappiamo?
Che cosa capisci che da noi non si comprenda?
10 Anche fra di noi c’è il vecchio e c’è il canuto
più di tuo padre, carico d’anni.
11 Poca cosa sono per te le consolazioni di Dio
e una parola moderata a te rivolta?
12 Perché il tuo cuore ti trasporta
e perché fanno cenni i tuoi occhi,
13 quando volgi contro Dio il tuo animo
e fai uscire tali parole dalla tua bocca?
14 Che cos’è l’uomo perché si ritenga puro,
perché si dica giusto un nato di donna?
15 Ecco, neppure dei suoi santi egli ha fiducia
e i cieli non sono puri ai suoi occhi;
16 quanto meno un essere abominevole e corrotto,
l’uomo, che beve l’iniquità come acqua.
17 Voglio spiegartelo, ascoltami,
ti racconterò quel che ho visto,
18 quello che i saggi riferiscono,
non celato ad essi dai loro padri;
19 a essi soli fu concessa questa terra,
né straniero alcuno era passato in mezzo a loro.
20 Per tutti i giorni della vita il malvagio si
tormenta;
sono contati gli anni riservati al violento.
21 Voci di spavento gli risuonano agli orecchi
e in piena pace si vede assalito dal predone.
22 Non crede di potersi sottrarre alle tenebre,
egli si sente destinato alla spada.
23 Destinato in pasto agli avvoltoi,
sa che gli è preparata la rovina.
24 Un giorno tenebroso lo spaventa,
la miseria e l’angoscia l’assalgono
come un re pronto all’attacco,
25 perché ha steso contro Dio la sua mano,
ha osato farsi forte contro l’Onnipotente;
26 correva contro di lui a testa alta,
al riparo del curvo spessore del suo scudo;
27 poiché aveva la faccia coperta di grasso
e pinguedine intorno ai suoi fianchi.
28 Avrà dimora in città diroccate,
in case dove non si abita più,
destinate a diventare macerie.
29 Non arricchirà, non durerà la sua fortuna,
non metterà radici sulla terra.
30 Alle tenebre non sfuggirà,
la vampa seccherà i suoi germogli
e dal vento sarà involato il suo frutto.
31 Non confidi in una vanità fallace,
perché sarà una rovina.
32 La sua fronda sarà tagliata prima del tempo
e i suoi rami non rinverdiranno più.
33 Sarà spogliato come vigna della sua uva ancor
acerba
e getterà via come ulivo i suoi fiori,
34 poiché la stirpe dell’empio è sterile
e il fuoco divora le tende dell’uomo venale.
35 Concepisce malizia e genera sventura
e nel suo seno alleva delusione.

Giobbe 19

1 Giobbe allora rispose:
2 Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
3 Son dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate senza pudore.
4 È poi vero che io abbia mancato
e che persista nel mio errore?
5 Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
rinfacciandomi la mia abiezione?
6 Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
e mi ha avviluppato nella sua rete.
7 Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c’è giustizia!
8 Mi ha sbarrato la strada perché non passi
e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
9 Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
10 Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
mi ha strappato, come un albero, la speranza.
11 Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
12 Insieme sono accorse le sue schiere
e si sono spianata la strada contro di me;
hanno posto l’assedio intorno alla mia tenda.
13 I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
14 Scomparsi sono vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato gli ospiti di casa;
15 da estraneo mi trattano le mie ancelle,
un forestiero sono ai loro occhi.
16 Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
17 Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
e faccio schifo ai figli di mia madre.
18 Anche i monelli hanno ribrezzo di me:
se tento d’alzarmi, mi danno la baia.
19 Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
quelli che amavo si rivoltano contro di me.
20 Alla pelle si attaccano le mie ossa
e non è salva che la pelle dei miei denti.
21 Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
22 Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
23 Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
24 fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
25 Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
26 Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
27 Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
Le mie viscere si consumano dentro di me.
28 Poiché dite: «Come lo perseguitiamo noi,
se la radice del suo danno è in lui?»,
29 temete per voi la spada,
poiché punitrice d’iniquità è la spada,
affinché sappiate che c’è un giudice.

Giobbe 20

1 Zofar il Naamatita prese a dire:
2 Per questo i miei pensieri mi spingono a rispondere
e perciò v’è questa fretta dentro di me.
3 Ho ascoltato un rimprovero per me offensivo,
ma uno spirito, dal mio interno, mi spinge a
replicare.
4 Non sai tu che da sempre,
da quando l’uomo fu posto sulla terra,
5 il trionfo degli empi è breve
e la gioia del perverso è d’un istante?
6 Anche se innalzasse fino al cielo la sua statura
e il suo capo toccasse le nubi,
7 come lo sterco sarebbe spazzato per sempre
e chi lo aveva visto direbbe: «Dov’è?».
8 Svanirà come un sogno, e non si troverà più,
si dileguerà come visione notturna.
9 L’occhio avvezzo a vederlo più non lo vedrà,
né più lo scorgerà la sua dimora.
10 I suoi figli dovranno risarcire i poveri,
le loro mani restituiranno le sue ricchezze.
11 Le sue ossa erano ancora piene di giovinezza,
ma con lui giacciono nella polvere.
12 Se alla sua bocca fu dolce il male,
se lo teneva nascosto sotto la sua lingua,
13 assaporandolo senza inghiottirlo,
se lo tratteneva in mezzo al suo palato:
14 il suo cibo gli si guasterà nelle viscere,
veleno d’aspidi gli sarà nell’intestino.
15 I beni divorati ora rivomita,
Dio glieli caccia fuori dal ventre.
16 Veleno d’aspide ha succhiato,
una lingua di vipera lo uccide.
17 Non vedrà più ruscelli d’olio,
fiumi di miele e fior di latte;
18 renderà i sudati acquisti senza assaggiarli,
come non godrà del frutto del suo commercio,
19 perché ha oppresso e abbandonato i miseri,
ha rubato case invece di costruirle;
20 perché non ha saputo essere pago dei suoi beni,
con i suoi tesori non si salverà.
21 Nulla è sfuggito alla sua voracità,
per questo non durerà il suo benessere.
22 Nel colmo della sua abbondanza si troverà in
miseria;
ogni sorta di sciagura piomberà su di lui.
23 Quando starà per riempire il suo ventre,
Dio scaglierà su di lui la fiamma del suo sdegno,
e gli farà piovere addosso brace.
24 Se sfuggirà l’arma di ferro,
lo trafiggerà l’arco di bronzo:
25 gli uscirà il dardo dalla schiena,
una spada lucente dal fegato.
Lo assaliranno i terrori;
26 tutte le tenebre gli sono riservate.
Lo divorerà un fuoco non acceso da un uomo,
esso consumerà quanto è rimasto nella sua tenda.
27 Riveleranno i cieli la sua iniquità
e la terra si alzerà contro di lui.
28 Un’alluvione travolgerà la sua casa,
scorrerà nel giorno dell’ira.
29 Questa è la sorte che Dio riserva all’uomo
perverso,
la parte a lui decretata da Dio.

 

Giobbe 21

1 Giobbe rispose:
2 Ascoltate bene la mia parola
e sia questo almeno il conforto che mi date.
3 Tollerate che io parli
e, dopo il mio parlare, deridetemi pure.
4 Forse io mi lamento di un uomo?
E perché non dovrei perder la pazienza?
5 Statemi attenti e resterete stupiti,
mettetevi la mano sulla bocca.
6 Se io ci penso, ne sono turbato
e la mia carne è presa da un brivido.
7 Perché vivono i malvagi,
invecchiano, anzi sono potenti e gagliardi?
8 La loro prole prospera insieme con essi,
i loro rampolli crescono sotto i loro occhi.
9 Le loro case sono tranquille e senza timori;
il bastone di Dio non pesa su di loro.
10 Il loro toro feconda e non falla,
la vacca partorisce e non abortisce.
11 Mandano fuori, come un gregge, i loro ragazzi
e i loro figli saltano in festa.
12 Cantano al suono di timpani e di cetre,
si divertono al suono delle zampogne.
13 Finiscono nel benessere i loro giorni
e scendono tranquilli negli inferi.
14 Eppure dicevano a Dio: «Allontanati da noi,
non vogliamo conoscer le tue vie.
15 Chi è l’Onnipotente, perché dobbiamo servirlo?
E che ci giova pregarlo?».
16 Non hanno forse in mano il loro benessere?
Il consiglio degli empi non è lungi da lui?
17 Quante volte si spegne la lucerna degli empi,
o la sventura piomba su di loro,
e infliggerà loro castighi con ira?
18 Diventano essi come paglia di fronte al vento
o come pula in preda all’uragano?
19 «Dio serba per i loro figli il suo castigo...».
Ma lo faccia pagare piuttosto a lui stesso e lo senta!
20 Veda con i suoi occhi la sua rovina
e beva dell’ira dell’Onnipotente!
21 Che cosa gli importa infatti della sua casa dopo
di sé,
quando il numero dei suoi mesi è finito?
22 S’insegna forse la scienza a Dio,
a lui che giudica gli esseri di lassù?
23 Uno muore in piena salute,
tutto tranquillo e prospero;
24 i suoi fianchi sono coperti di grasso
e il midollo delle sue ossa è ben nutrito.
25 Un altro muore con l’amarezza in cuore
senza aver mai gustato il bene.
26 Nella polvere giacciono insieme
e i vermi li ricoprono.
27 Ecco, io conosco i vostri pensieri
e gli iniqui giudizi che fate contro di me!
28 Infatti, voi dite: «Dov’è la casa del
prepotente,
dove sono le tende degli empi?».
29 Non avete interrogato quelli che viaggiano?
Non potete negare le loro prove,
30 che nel giorno della sciagura è risparmiato il
malvagio
e nel giorno dell’ira egli la scampa.
31 Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta
e di quel che ha fatto chi lo ripaga?
32 Egli sarà portato al sepolcro,
sul suo tumulo si veglia
33 e gli sono lievi le zolle della tomba.
Trae dietro di sé tutti gli uomini
e innanzi a sé una folla senza numero.
34 Perché dunque mi consolate invano,
mentre delle vostre risposte non resta che inganno?

Giobbe 23

1 Giobbe allora rispose:
2 Ancor oggi il mio lamento è amaro
e la sua mano grava sopra i miei gemiti.
3 Oh, potessi sapere dove trovarlo,
potessi arrivare fino al suo trono!
4 Esporrei davanti a lui la mia causa
e avrei piene le labbra di ragioni.
5 Verrei a sapere le parole che mi risponde
e capirei che cosa mi deve dire.
6 Con sfoggio di potenza discuterebbe con me?
Se almeno mi ascoltasse!
7 Allora un giusto discuterebbe con lui
e io per sempre sarei assolto dal mio giudice.
8 Ma se vado in avanti, egli non c’è,
se vado indietro, non lo sento.
9 A sinistra lo cerco e non lo scorgo,
mi volgo a destra e non lo vedo.
10 Poiché egli conosce la mia condotta,
se mi prova al crogiuolo, come oro puro io ne esco.
11 Alle sue orme si è attaccato il mio piede,
al suo cammino mi sono attenuto e non ho deviato;
12 dai comandi delle sue labbra non mi sono
allontanato,
nel cuore ho riposto i detti della sua bocca.
13 Se egli sceglie, chi lo farà cambiare?
Ciò che egli vuole, lo fa.
14 Compie, certo, il mio destino
e di simili piani ne ha molti.
15 Per questo davanti a lui sono atterrito,
ci penso e ho paura di lui.
16 Dio ha fiaccato il mio cuore,
l’Onnipotente mi ha atterrito;
17 non sono infatti perduto a causa della tenebra,
né a causa dell’oscurità che ricopre il mio volto.

Giobbe 24

1 Perché l’Onnipotente non si riserva i suoi tempi
e i suoi fedeli non vedono i suoi giorni?
2 I malvagi spostano i confini,
rubano le greggi e le menano al pascolo;
3 portano via l’asino degli orfani,
prendono in pegno il bue della vedova.
4 Spingono i poveri fuori strada,
tutti i miseri del paese vanno a nascondersi.
5 Eccoli, come ònagri nel deserto
escono per il lavoro;
di buon mattino vanno in cerca di vitto;
la steppa offre loro cibo per i figli.
6 Mietono nel campo non loro;
racimolano la vigna del malvagio.
7 Nudi passan la notte, senza panni,
non hanno da coprirsi contro il freddo.
8 Dagli scrosci dei monti sono bagnati,
per mancanza di rifugi si aggrappano alle rocce.
9 Rapiscono con violenza l’orfano
e prendono in pegno ciò che copre il povero.
10 Ignudi se ne vanno, senza vesti
e affamati portano i covoni.
11 Tra i filari frangono le olive,
pigiano l’uva e soffrono la sete.
12 Dalla città si alza il gemito dei moribondi
e l’anima dei feriti grida aiuto:
Dio non presta attenzione alle loro preghiere.
13 Altri odiano la luce,
non ne vogliono riconoscere le vie
né vogliono batterne i sentieri.
14 Quando non c’è luce, si alza l’omicida
per uccidere il misero e il povero;
nella notte si aggira il ladro
e si mette un velo sul volto.
15 L’occhio dell’adultero spia il buio
e pensa: «Nessun occhio mi osserva!».
16 Nelle tenebre forzano le case,
di giorno se ne stanno nascosti:
non vogliono saperne della luce;
17 l’alba è per tutti loro come spettro di morte;
quando schiarisce, provano i terrori del buio fondo.
18 Fuggono veloci di fronte al giorno;
maledetta è la loro porzione di campo sulla terra,
non si volgono più per la strada delle vigne.
19 Come siccità e calore assorbono le acque nevose,
così la morte rapisce il peccatore.
20 Il seno che l’ha portato lo dimentica,
i vermi ne fanno la loro delizia,
non se ne conserva la memoria
ed è troncata come un albero l’iniquità.
21 Egli maltratta la sterile che non genera
e non fa del bene alla vedova.
22 Ma egli con la sua forza trascina i potenti,
sorge quando più non può contare sulla vita.
23 Anche Dio gli concede sicurezza ed egli sta saldo,
ma i suoi occhi sono sopra la sua condotta.
24 Salgono in alto per un poco, poi non sono più,
sono buttati giù come tutti i mortali,
falciati come la testa di una spiga.
25 Non è forse così? Chi può smentirmi
e ridurre a nulla le mie parole?

Seconda lettura

Giobbe 28

1 Certo, per l’argento vi sono miniere
e per l’oro luoghi dove esso si raffina.
2 Il ferro si cava dal suolo
e la pietra fusa libera il rame.
3 L’uomo pone un termine alle tenebre
e fruga fino all’estremo limite
le rocce nel buio più fondo.
4 Forano pozzi lungi dall’abitato
coloro che perdono l’uso dei piedi:
pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano.
5 Una terra, da cui si trae pane,
di sotto è sconvolta come dal fuoco.
6 Le sue pietre contengono zaffiri
e oro la sua polvere.
7 L’uccello rapace ne ignora il sentiero,
non lo scorge neppure l’occhio dell’aquila,
8 non battuto da bestie feroci,
né mai attraversato dal leopardo.
9 Contro la selce l’uomo porta la mano,
sconvolge le montagne:
10 nelle rocce scava gallerie
e su quanto è prezioso posa l’occhio:
11 scandaglia il fondo dei fiumi
e quel che vi è nascosto porta alla luce.
12 Ma la sapienza da dove si trae?
E il luogo dell’intelligenza dov’è?
13 L’uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.
14 L’abisso dice: «Non è in me!»
e il mare dice: «Neppure presso di me!».
15 Non si scambia con l’oro più scelto,
né per comprarla si pesa l’argento.
16 Non si acquista con l’oro di Ofir,
con il prezioso berillo o con lo zaffiro.
17 Non la pareggia l’oro e il cristallo,
né si permuta con vasi di oro puro.
18 Coralli e perle non meritano menzione,
vale più scoprire la sapienza che le gemme.
19 Non la eguaglia il topazio d’Etiopia;
con l’oro puro non si può scambiare a peso.
20 Ma da dove viene la sapienza?
E il luogo dell’intelligenza dov’è?
21 È nascosta agli occhi di ogni vivente
ed è ignota agli uccelli del cielo.
22 L’abisso e la morte dicono:
«Con gli orecchi ne udimmo la fama».
23 Dio solo ne conosce la via,
lui solo sa dove si trovi,
24 perché volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede quanto è sotto la volta del cielo.
25 Quando diede al vento un peso
e ordinò le acque entro una misura,
26 quando impose una legge alla pioggia
e una via al lampo dei tuoni;
27 allora la vide e la misurò,
la comprese e la scrutò appieno
28 e disse all’uomo:
«Ecco, temere Dio, questo è sapienza
e schivare il male, questo è intelligenza».

Giobbe 40

1 Il Signore riprese e disse a Giobbe:
2 Il censore vorrà ancora contendere con l’Onnipotente?
L’accusatore di Dio risponda!
3 Giobbe rivolto al Signore disse:
4 Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere?
Mi metto la mano sulla bocca.
5 Ho parlato una volta, ma non replicherò.
ho parlato due volte, ma non continuerò.
6 Allora il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine e disse:
7 Cingiti i fianchi come un prode:
io t’interrogherò e tu mi istruirai.
8 Oseresti proprio cancellare il mio giudizio
e farmi torto per avere tu ragione?
9 Hai tu un braccio come quello di Dio
e puoi tuonare con voce pari alla sua?
10 Ornati pure di maestà e di sublimità,
rivestiti di splendore e di gloria;
11 diffondi i furori della tua collera,
mira ogni superbo e abbattilo,
12 mira ogni superbo e umilialo,
schiaccia i malvagi ovunque si trovino;
13 nascondili nella polvere tutti insieme,
rinchiudili nella polvere tutti insieme,
14 anch’io ti loderò,
perché hai trionfato con la destra.
15 Ecco, l’ippopotamo, che io ho creato al pari di te,
mangia l’erba come il bue.
16 Guarda, la sua forza è nei fianchi
e il suo vigore nel ventre.
17 Rizza la coda come un cedro,
i nervi delle sue cosce s’intrecciano saldi,
18 le sue vertebre, tubi di bronzo,
le sue ossa come spranghe di ferro.
19 Esso è la prima delle opere di Dio;
il suo creatore lo ha fornito di difesa.
20 I monti gli offrono i loro prodotti
e là tutte le bestie della campagna si trastullano.
21 Sotto le piante di loto si sdraia,
nel folto del canneto della palude.
22 Lo ricoprono d’ombra i loti selvatici,
lo circondano i salici del torrente.
23 Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema,
è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca.
24 Chi potrà afferrarlo per gli occhi,
prenderlo con lacci e forargli le narici?
25 Puoi tu pescare il Leviatan con l’amo
e tener ferma la sua lingua con una corda,
26 ficcargli un giunco nelle narici
e forargli la mascella con un uncino?
27 Ti farà forse molte suppliche
e ti rivolgerà dolci parole?
28 Stipulerà forse con te un’alleanza,
perché tu lo prenda come servo per sempre?
29 Scherzerai con lui come un passero,
legandolo per le tue fanciulle?
30 Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca,
se lo divideranno i commercianti?
31 Crivellerai di dardi la sua pelle
e con la fiocina la sua testa?
32 Metti su di lui la mano:
al ricordo della lotta, non riproverai!

Giobbe 41

1 Ecco, la tua speranza è fallita,
al solo vederlo uno stramazza.
2 Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo
e chi mai potrà star saldo di fronte a lui?
3 Chi mai lo ha assalito e si è salvato?
Nessuno sotto tutto il cielo.
4 Non tacerò la forza delle sue membra:
in fatto di forza non ha pari.
5 Chi gli ha mai aperto sul davanti il manto di pelle
e nella sua doppia corazza chi può penetrare?
6 Le porte della sua bocca chi mai ha aperto?
Intorno ai suoi denti è il terrore!
7 Il suo dorso è a lamine di scudi,
saldate con stretto suggello;
8 l’una con l’altra si toccano,
sì che aria fra di esse non passa:
9 ognuna aderisce alla vicina,
sono compatte e non possono separarsi.
10 Il suo starnuto irradia luce
e i suoi occhi sono come le palpebre dell’aurora.
11 Dalla sua bocca partono vampate,
sprizzano scintille di fuoco.
12 Dalle sue narici esce fumo
come da caldaia, che bolle sul fuoco.
13 Il suo fiato incendia carboni
e dalla bocca gli escono fiamme.
14 Nel suo collo risiede la forza
e innanzi a lui corre la paura.
15 Le giogaie della sua carne son ben compatte,
sono ben salde su di lui, non si muovono.
16 Il suo cuore è duro come pietra,
duro come la pietra inferiore della macina.
17 Quando si alza, si spaventano i forti
e per il terrore restano smarriti.
18 La spada che lo raggiunge non vi si infigge,
né lancia, né freccia né giavellotto;
19 stima il ferro come paglia,
il bronzo come legno tarlato.
20 Non lo mette in fuga la freccia,
in pula si cambian per lui le pietre della fionda.
21 Come stoppia stima una mazza
e si fa beffe del vibrare dell’asta.
22 Al disotto ha cocci acuti
e striscia come erpice sul molle terreno.
23 Fa ribollire come pentola il gorgo,
fa del mare come un vaso da unguenti.
24 Dietro a sé produce una bianca scia
e l’abisso appare canuto.
25 Nessuno sulla terra è pari a lui,
fatto per non aver paura.
26 Lo teme ogni essere più altero;
egli è il re su tutte le fiere più superbe.

Giobbe 42

1 Allora Giobbe rispose al Signore e disse:
2 Comprendo che puoi tutto
e che nessuna cosa è impossibile per te.
3 Chi è colui che, senza aver scienza,
può oscurare il tuo consiglio?
Ho esposto dunque senza discernimento
cose troppo superiori a me, che io non comprendo.
4 «Ascoltami e io parlerò,
io t’interrogherò e tu istruiscimi».
 


da La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1994

In occasione della sua recita Carlo rivolta ha usato la traduzione di Roberto Vignolo