Uno dei suoi ultimi gesti prima di morire è stato l´appello sul New York
Times, scritto con gli altri due premi Nobel per l´Economia Samuelson e
Solow, per protestare contro il premio dato a Berlusconi da
un´associazione di ebrei americani. Franco Modigliani è morto all´età
di 85 anni in quell´America dove era dovuto fuggire da Roma nel luglio
1939 con la moglie Serena, lui ebreo italiano, per salvarsi dalle
persecuzioni razziali di Mussolini.
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E´ scomparso all´età di 85 anni. Fustigatore della
destra e coscienza critica della sinistra
Addio a Franco Modigliani quell´esule
nostalgico e severo
Con il fascismo la fuga negli Usa, poi il Nobel per l´economia
I contributi alla teoria economica ne fanno un maestro di molte
generazioni
Legato alla patria d´origine da una passione politica commovente
Consulente della Fed e padre spirituale dell´ufficio studi di Bankitalia
DAL NOSTRO INVIATO FEDERICO RAMPINI
Fu una delle grandi intelligenze del nostro tempo, l´unico Nobel
italiano per l´Economia. Fu un cittadino impegnato, legato alla patria
d´origine da una passione politica commovente. Quella passione unita alla
sua rara onestà intellettuale lo ha portato ad essere un fustigatore
della destra e una implacabile coscienza critica della sinistra. Dai tempi
di Keynes in Inghilterra e di Luigi Einaudi in Italia, nessun altro
economista ha lasciato un´impronta così profonda nel suo paese.
I contributi alla teoria economica ne fanno un maestro di molte
generazioni. E´ sua, fra l´altro, quella fondamentale «teoria del ciclo
di vita» che lega l´andamento del risparmio nazionale al peso
demografico delle varie classi di età, ciascuna delle quali ha diversa
attitudine e capacità a consumare o ad accantonare reddito per i bisogni
futuri. La sua qualità di studioso era tale che la Federal Reserve, la
banca centrale americana, lo volle come consulente fin dai primi anni
Sessanta. Partendo dall´esperienza acquistata nel contribuire alla
politica economica degli Stati Uniti, Modigliani si conquistò un ruolo
via via più importante nelle scelte cruciali per l´Italia degli ultimi
cinquant´anni. E´ difficile riscrivere la nostra storia, dal miracolo
economico in poi, senza incrociare continuamente la sua personalità.
Nel 1963 firma insieme con il leader repubblicano Ugo La Malfa la celebre
«Nota aggiuntiva» che segna l´ambizioso progetto di programmazione
dello sviluppo da parte del centro-sinistra. E´ il primo tentativo di
importare in Italia la politica dei redditi, la concertazione triangolare
governo-sindacati-imprese: a quei tempi si rivela troppo ambizioso. La
politica dei redditi che negli anni Sessanta interessa sia l´America
kennedyana, sia una parte della socialdemocrazia europea, non attecchisce
nell´Italia del capitalismo avido e ottuso, e dove la sinistra è
spaccata verticalmente tra socialisti e comunisti. Ma quella ricetta
tornerà utile molto più avanti: un altro erede dei valori del Partito
d´azione, Carlo Azeglio Ciampi, la userà poi con efficacia negli anni
Novanta per domare l´inflazione, ridurre i deficit pubblici e abbassare
drasticamente il costo del denaro. Non è un caso se Ciampi è il
portatore di una visione «alla Modigliani»: lo conosce fin dai primi
anni Sessanta, quando l´economista diventa il più autorevole ispiratore
del governatore Guido Carli. Da Carli a Baffi, da Ciampi a Fazio,
l´ufficio studi della Banca d´Italia che in quel periodo è una fucina
della migliore classe dirigente italiana, ha in Modigliani il suo vero
padre spirituale. Per gran parte della élite tecnocratica italiana che
viene da Via Nazionale, è obbligatorio avere nei curriculum di studi un
passaggio al Massachusetts Institute of Technology dove insegnava il
premio Nobel.
Negli anni Settanta Modigliani insieme con il suo allievo Ezio Tarantelli
lancia una lunga battaglia intellettuale per modernizzare il paese, e
insieme la cultura del sindacato e della sinistra italiana. Ha
un´importanza decisiva la sua lucida critica all´accordo tra Gianni
Agnelli e Luciano Lama sul punto unico della scala mobile. Nella
iper-indicizzazione dell´economia italiana il grande economista vede un
pericolo estremo: un paese che non ha più spazi di manovra per fare
politica economica si avvita nella spirale inflazionistica, è impotente
di fronte a shock esterni come le crisi petrolifere. Le sue polemiche
quotidiane in quel periodo rafforzano la componente europeista e moderata
della sinistra italiana, sconfiggendo il dogma del «salario come
variabile indipendente» che rischiava di risucchiarci verso un destino
«argentino». Se il centro-sinistra ha avuto il merito storico di
agganciare l´Italia all´euro, lo deve alla vittoria delle idee di
Modigliani, che non a caso attirarono su Tarantelli la violenza mortale
del terrorismo rosso.
Il premio Nobel ha continuato ad appassionarsi - e addolorarsi - per le
vicende italiane. E´ intervenuto ogni volta che ha visto a sinistra
sintomi di un´involuzione conservatrice: ha sempre preso posizione in
favore della riforma delle pensioni (innalzamento dell´età, riduzione
delle prestazioni) contro le resistenze sindacali, e ha sempre sostenuto
gli stessi principi sia che al governo fosse Prodi sia Berlusconi. Ha
difeso Berlusconi sull´articolo 18 in nome della flessibilità del
lavoro, un altro tema su cui ha sempre denunciato ritardi e miopìe dell´Italia.
Ha attaccato duramente questo centro-destra, ancora nell´intervista
pubblicata ieri da Repubblica, per la politica dei condoni edilizi e
fiscali, che ha definito «una cosa immorale e indegna di un paese
civile». Nella sua maniacale attenzione all´attualità italiana, in
quella capacità di intervenire istantaneamente nel dibattito nazionale,
l´economia cessava di essere una materia arida e difficile: diventava una
cosa viva, su cui si giocano i rapporti sociali, i modelli di convivenza,
i valori e le scelte di civiltà.
Ha dato agli italiani un esempio di coerenza e di rigore morale: non
conosceva logiche di schieramento. Questa integrità intellettuale faceva
di lui un italiano anomalo, sempre vittima di processi alle intenzioni.
Una parte della sinistra italiana negli anni Settanta vedeva in lui la
voce del padrone.
Berlusconi di fronte alle sue critiche ha accusato Modigliani di condurre
da dieci anni una guerra personale e pregiudiziale contro di lui.
Gli allievi più stretti hanno un ricordo prezioso. Descrivono ammirati la
sua curiosità (nelle ultime ore stava studiando l´economia della Cina),
l´umiltà, la capacità di apprendere: doti rare in un uomo di quella
età, e premio Nobel. Avrebbe voluto morire orgoglioso del paese in cui
era nato, e a cui ha dedicato l´amore di un padre severo. E´ l´unico
traguardo che la vita gli ha negato.
LE REAZIONI
Casini: uomo dalle posizioni nette e mai convenzionali. Fassino:
straordinaria passione
Ciampi: "Un grande maestro
il nostro Paese gli deve molto"
ROMA - Amici e allievi. Ma anche le più alte cariche dello Stato,
industriali, sindacalisti e politici. È un´Italia commossa quella che si
stringe nel ricordo di Franco Modigliani. Il presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi lo ricorda così: «Sono profondamente colpito dalla
scomparsa di un amico, di un grande economista, di un esule - a causa
delle leggi razziali - che non ha mai smesso di amare profondamente
l´Italia, di un maestro al quale tutti dobbiamo molto, che ha dato molto
alla nostra Patria. In trent´anni di amicizia - iniziata in Banca
d´Italia negli anni Sessanta - ho imparato ad ammirare il suo eccezionale
vigore intellettuale, la creatività, la passione civile, la capacità di
trascinare ed entusiasmare i giovani. Franco – conclude - ci mancherà.
Alla signora Serena va il cordoglio mio e di mia moglie Franca».
Il presidente del Senato, Marcello Pera, esprime «il suo più profondo
cordoglio» mentre il presidente della Camera Pierferdinando Casini,
sottolinea come Franco Modigliani sia stato «un grande economista che ha
onorato l´Italia. Uomo dalle opinioni nette e decise, mai
convenzionali». La voce del governo si leva col ministro Rocco
Buttiglione («ha saputo coniugare il rigore dello studioso con le
esigenze sociali») e con il viceministro all´Economia Mario Baldassarri
per trent´anni suo allievo e amico: «Perdo un maestro, una guida, un
amico, un padre, tutte queste cose insieme. L´ho sentito prima dell´estate
per alcune bozze di un libro. L´ultima occasione in trent´anni di
frequentazioni». C´è poi un altro allievo che ne piange la morte: «Se
ne va una delle mie più grandi fonti di ispirazione» dice Joseph
Stiglitz, Nobel per l´economia nel 2001.
Il mondo dell´industria ricorda Modigliani con le parole di Antonio
D´Amato («un esempio d´eccellenza intellettuale») e del presidente
della Cir Carlo De Benedetti: «È morto un italiano che ha onorato il suo
paese con l´eccellenza della sua scienza e della sua dirittura morale. La
sua fiducia nell´Italia - continua l´Ingegnere, che aveva chiamato
l´economista nel Cda Olivetti - non è mai venuta meno e la esprimeva con
giovanile coraggio a Bruno Visentini e a me anche in momenti in cui a noi
il paese sembrava in un declino difficilmente arrestabile...».
Per Mario Sarcinelli, ex Banca d´Italia e Tesoro, «solo quando scompare
un grande personaggio si riesce a coglierne la grandezza». Anche il mondo
politico si stringe attorno alla famiglia dell´economista. Secondo il
leader dei Ds, Piero Fassino, «Modigliani, con straordinaria passione ci
ha aiutato a capire i grandi cambiamenti dell´economia». Francesco
Rutelli esprime il profondo cordoglio alla famiglia di Modigliani,
«intelletto libero che ha onorato l´Italia nel mondo». Infine, per
Guglielmo Epifani, «è stato un economista attento alle questioni
sociali, una persona libera ed indipendente». |