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QUEL MAESTRO DALL´AMERICA
DAL NOSTRO INVIATO
FEDERICO RAMPINI
SAN FRANCISCO 

 

da Repubblica - 26 settembre 2003


Uno dei suoi ultimi gesti prima di morire è stato l´appello sul New York Times, scritto con gli altri due premi Nobel per l´Economia Samuelson e Solow, per protestare contro il premio dato a Berlusconi da un´associazione di ebrei americani. Franco Modigliani è morto all´età di 85 anni in quell´America dove era dovuto fuggire da Roma nel luglio 1939 con la moglie Serena, lui ebreo italiano, per salvarsi dalle persecuzioni razziali di Mussolini.
SEGUE A PAGINA 10
SERVIZI ALLE PAGINE 10 e 11

 

E´ scomparso all´età di 85 anni. Fustigatore della destra e coscienza critica della sinistra
Addio a Franco Modigliani quell´esule nostalgico e severo
Con il fascismo la fuga negli Usa, poi il Nobel per l´economia
I contributi alla teoria economica ne fanno un maestro di molte generazioni
Legato alla patria d´origine da una passione politica commovente
Consulente della Fed e padre spirituale dell´ufficio studi di Bankitalia
DAL NOSTRO INVIATO FEDERICO RAMPINI

Fu una delle grandi intelligenze del nostro tempo, l´unico Nobel italiano per l´Economia. Fu un cittadino impegnato, legato alla patria d´origine da una passione politica commovente. Quella passione unita alla sua rara onestà intellettuale lo ha portato ad essere un fustigatore della destra e una implacabile coscienza critica della sinistra. Dai tempi di Keynes in Inghilterra e di Luigi Einaudi in Italia, nessun altro economista ha lasciato un´impronta così profonda nel suo paese.
I contributi alla teoria economica ne fanno un maestro di molte generazioni. E´ sua, fra l´altro, quella fondamentale «teoria del ciclo di vita» che lega l´andamento del risparmio nazionale al peso demografico delle varie classi di età, ciascuna delle quali ha diversa attitudine e capacità a consumare o ad accantonare reddito per i bisogni futuri. La sua qualità di studioso era tale che la Federal Reserve, la banca centrale americana, lo volle come consulente fin dai primi anni Sessanta. Partendo dall´esperienza acquistata nel contribuire alla politica economica degli Stati Uniti, Modigliani si conquistò un ruolo via via più importante nelle scelte cruciali per l´Italia degli ultimi cinquant´anni. E´ difficile riscrivere la nostra storia, dal miracolo economico in poi, senza incrociare continuamente la sua personalità.
Nel 1963 firma insieme con il leader repubblicano Ugo La Malfa la celebre «Nota aggiuntiva» che segna l´ambizioso progetto di programmazione dello sviluppo da parte del centro-sinistra. E´ il primo tentativo di importare in Italia la politica dei redditi, la concertazione triangolare governo-sindacati-imprese: a quei tempi si rivela troppo ambizioso. La politica dei redditi che negli anni Sessanta interessa sia l´America kennedyana, sia una parte della socialdemocrazia europea, non attecchisce nell´Italia del capitalismo avido e ottuso, e dove la sinistra è spaccata verticalmente tra socialisti e comunisti. Ma quella ricetta tornerà utile molto più avanti: un altro erede dei valori del Partito d´azione, Carlo Azeglio Ciampi, la userà poi con efficacia negli anni Novanta per domare l´inflazione, ridurre i deficit pubblici e abbassare drasticamente il costo del denaro. Non è un caso se Ciampi è il portatore di una visione «alla Modigliani»: lo conosce fin dai primi anni Sessanta, quando l´economista diventa il più autorevole ispiratore del governatore Guido Carli. Da Carli a Baffi, da Ciampi a Fazio, l´ufficio studi della Banca d´Italia che in quel periodo è una fucina della migliore classe dirigente italiana, ha in Modigliani il suo vero padre spirituale. Per gran parte della élite tecnocratica italiana che viene da Via Nazionale, è obbligatorio avere nei curriculum di studi un passaggio al Massachusetts Institute of Technology dove insegnava il premio Nobel.
Negli anni Settanta Modigliani insieme con il suo allievo Ezio Tarantelli lancia una lunga battaglia intellettuale per modernizzare il paese, e insieme la cultura del sindacato e della sinistra italiana. Ha un´importanza decisiva la sua lucida critica all´accordo tra Gianni Agnelli e Luciano Lama sul punto unico della scala mobile. Nella iper-indicizzazione dell´economia italiana il grande economista vede un pericolo estremo: un paese che non ha più spazi di manovra per fare politica economica si avvita nella spirale inflazionistica, è impotente di fronte a shock esterni come le crisi petrolifere. Le sue polemiche quotidiane in quel periodo rafforzano la componente europeista e moderata della sinistra italiana, sconfiggendo il dogma del «salario come variabile indipendente» che rischiava di risucchiarci verso un destino «argentino». Se il centro-sinistra ha avuto il merito storico di agganciare l´Italia all´euro, lo deve alla vittoria delle idee di Modigliani, che non a caso attirarono su Tarantelli la violenza mortale del terrorismo rosso.
Il premio Nobel ha continuato ad appassionarsi - e addolorarsi - per le vicende italiane. E´ intervenuto ogni volta che ha visto a sinistra sintomi di un´involuzione conservatrice: ha sempre preso posizione in favore della riforma delle pensioni (innalzamento dell´età, riduzione delle prestazioni) contro le resistenze sindacali, e ha sempre sostenuto gli stessi principi sia che al governo fosse Prodi sia Berlusconi. Ha difeso Berlusconi sull´articolo 18 in nome della flessibilità del lavoro, un altro tema su cui ha sempre denunciato ritardi e miopìe dell´Italia. Ha attaccato duramente questo centro-destra, ancora nell´intervista pubblicata ieri da Repubblica, per la politica dei condoni edilizi e fiscali, che ha definito «una cosa immorale e indegna di un paese civile». Nella sua maniacale attenzione all´attualità italiana, in quella capacità di intervenire istantaneamente nel dibattito nazionale, l´economia cessava di essere una materia arida e difficile: diventava una cosa viva, su cui si giocano i rapporti sociali, i modelli di convivenza, i valori e le scelte di civiltà.
Ha dato agli italiani un esempio di coerenza e di rigore morale: non conosceva logiche di schieramento. Questa integrità intellettuale faceva di lui un italiano anomalo, sempre vittima di processi alle intenzioni. Una parte della sinistra italiana negli anni Settanta vedeva in lui la voce del padrone.
Berlusconi di fronte alle sue critiche ha accusato Modigliani di condurre da dieci anni una guerra personale e pregiudiziale contro di lui.
Gli allievi più stretti hanno un ricordo prezioso. Descrivono ammirati la sua curiosità (nelle ultime ore stava studiando l´economia della Cina), l´umiltà, la capacità di apprendere: doti rare in un uomo di quella età, e premio Nobel. Avrebbe voluto morire orgoglioso del paese in cui era nato, e a cui ha dedicato l´amore di un padre severo. E´ l´unico traguardo che la vita gli ha negato.

 

LE REAZIONI
Casini: uomo dalle posizioni nette e mai convenzionali. Fassino: straordinaria passione
Ciampi: "Un grande maestro
il nostro Paese gli deve molto"

ROMA - Amici e allievi. Ma anche le più alte cariche dello Stato, industriali, sindacalisti e politici. È un´Italia commossa quella che si stringe nel ricordo di Franco Modigliani. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo ricorda così: «Sono profondamente colpito dalla scomparsa di un amico, di un grande economista, di un esule - a causa delle leggi razziali - che non ha mai smesso di amare profondamente l´Italia, di un maestro al quale tutti dobbiamo molto, che ha dato molto alla nostra Patria. In trent´anni di amicizia - iniziata in Banca d´Italia negli anni Sessanta - ho imparato ad ammirare il suo eccezionale vigore intellettuale, la creatività, la passione civile, la capacità di trascinare ed entusiasmare i giovani. Franco – conclude - ci mancherà. Alla signora Serena va il cordoglio mio e di mia moglie Franca».
Il presidente del Senato, Marcello Pera, esprime «il suo più profondo cordoglio» mentre il presidente della Camera Pierferdinando Casini, sottolinea come Franco Modigliani sia stato «un grande economista che ha onorato l´Italia. Uomo dalle opinioni nette e decise, mai convenzionali». La voce del governo si leva col ministro Rocco Buttiglione («ha saputo coniugare il rigore dello studioso con le esigenze sociali») e con il viceministro all´Economia Mario Baldassarri per trent´anni suo allievo e amico: «Perdo un maestro, una guida, un amico, un padre, tutte queste cose insieme. L´ho sentito prima dell´estate per alcune bozze di un libro. L´ultima occasione in trent´anni di frequentazioni». C´è poi un altro allievo che ne piange la morte: «Se ne va una delle mie più grandi fonti di ispirazione» dice Joseph Stiglitz, Nobel per l´economia nel 2001.
Il mondo dell´industria ricorda Modigliani con le parole di Antonio D´Amato («un esempio d´eccellenza intellettuale») e del presidente della Cir Carlo De Benedetti: «È morto un italiano che ha onorato il suo paese con l´eccellenza della sua scienza e della sua dirittura morale. La sua fiducia nell´Italia - continua l´Ingegnere, che aveva chiamato l´economista nel Cda Olivetti - non è mai venuta meno e la esprimeva con giovanile coraggio a Bruno Visentini e a me anche in momenti in cui a noi il paese sembrava in un declino difficilmente arrestabile...».
Per Mario Sarcinelli, ex Banca d´Italia e Tesoro, «solo quando scompare un grande personaggio si riesce a coglierne la grandezza». Anche il mondo politico si stringe attorno alla famiglia dell´economista. Secondo il leader dei Ds, Piero Fassino, «Modigliani, con straordinaria passione ci ha aiutato a capire i grandi cambiamenti dell´economia». Francesco Rutelli esprime il profondo cordoglio alla famiglia di Modigliani, «intelletto libero che ha onorato l´Italia nel mondo». Infine, per Guglielmo Epifani, «è stato un economista attento alle questioni sociali, una persona libera ed indipendente».