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L’ultimo ritratto
 

Parigi. L’“ultimo ritratto”, ovvero maschere mortuarie, dipinti, disegni e fotografie che evocano la pratica della ritrattistica dei defunti sul letto di morte sono esposti fino al 26 maggio al Museo d’Orsay di Parigi nella mostra Le dernier portrait.
 

Per quanto l’immagine della morte e la sua rappresentazione siano una presenza costante della storia dell’arte nessuno aveva mai pensato di considerare queste opere come un genere a sé stante - per quanto parte della ritrattistica - che trova le sue origine nel Medio Evo e giunge fino ai giorni nostri. E con l’evoluzione storica anche quella del genere, usanza tipica della nobiltà, poi estesa alla borghesia e - per quanto di fatto non più in uso nella nostra epoca - che trova, con l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa, una presenza costante nella nostra vita quotidiana.
Eppure, nonostante questa nostra dimestichezza con la morte, queste immagini continuano a essere per noi choccanti… ecco allora, dopo aver visto un libro dedicato alle maschere mortuarie il desiderio della curatrice Emmanuelle Héran (coadiuvata per la parte fotografica da Joëlle Bolloch) di indagare in questo campo, escludendo tuttavia la morte violenta e le immagini giudiziarie e giornalistiche, pur con le debite eccezioni di morti d’abuso d’alcol come Courbet o Verlaine o la famosa “Sconosciuta della Senna” , bellissima ragazza - forse suicida - che aveva alimentato fantasie letterarie e popolari ottocentesche, ma anche messo alla prova artisti come Man Ray.
Non solo personaggi famosi, ma anche anonimi e persino bambini, e sono le immagini più raccapriccianti, non in quanto tali, ma per il gusto di chi le ha pensate addirittura tra le braccia della madre, per un ultimo ricordo, o con bara e carrozzina piuttosto che accanto alla propria bambola: “…fotografare dei cadaveri.
 
Se la fotografia diviene così orribile" scrive Roland Barthes ne 'La camera chiara', è perché certifica, se così si può dire, che il cadavere è vivo in quanto cadavere: è l’immagine vivente di una persona morta”.
Una storia, quella tracciata dalla mostra, che si inserisce nella doppia tradizione occidentale del ritratto pubblico dei grandi personaggi e privato della borghesia, tentativo di analisi di tematiche e simboli che passa attraverso l’allestimento del letto piuttosto che della vestizione del defunto e si intreccia con l’“arte della bella morte” ma anche con la rappresentazione del lutto e persino della tomba, sempre come momenti di un “dialogo con i morti”.
Si parte dalle maschere mortuarie di Battista Sforza del 1472, Lorenzo de’ Medici (1492), Blaise Pascal (1662) fino a Goethe (1816) e Wagner (1883); poi le foto di Léon Blum e Léon Gambetta sui loro rispettivi letti di morte, di Rodin ritratto da ben due fotografi e quelle scattate da Nadar, di Victor Hugo e Gustave Doré, o da Man Ray a Marcel Proust; e la pittura con Seurat, Monet, Munch e Arnulf Rainer; e ancora le foto di Madre Teresa, le foto ricordo e le immaginette.

La mostra Le dernier portrait è allestita al Musée d’Orsay, rue de la Légion d’honneur, Paris. Orari: tutti i giorni 10-18, giovedì fino alle 21.45, chiuso il lunedì. Ingresso: € 7 (€ 5 la domenica). Catalogo: Réunion des Musées Nationaux, € 37. Fino al 26 maggio 2002.

Musée d’Orsay