ROMA – «Roma è marcia e comunisti, socialisti e democristiani dovevano
essere fucilati»: l´ultima uscita di Bossi spacca di nuovo il
centrodestra, nel giorno in cui era in programma il vertice su pensioni e
manovra. Sia l´Udc sia An hanno fatto sapere che non avrebbero
partecipato all´incontro. Ma poi, a fine giornata, Berlusconi avrebbe
convinto Bossi a dare il via libera alla riforma previdenziale: gli
assunti dal ´96 lavoreranno fino a 60 anni, tutti gli altri aspetteranno
40 anni di contributi.
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Il leader del Carroccio insiste:
Roma è marcia, spostare a Milano la capitale e il futuro Senato federale
Lega all
'
attacco,
crisi nel Polo
Bossi: da fucilare i vecchi dc. Salta il vertice della Cdl
Prima il filo diretto su Radio Padania. Poi l´invettiva al funerale di
Confalonieri padre
Le proteste dell´Ulivo. D´Alema: siamo oltre il segno, un ministro così
deve andarsene
SILVIO BUZZANCA
ROMA - Bossi parla, attacca a
testa bassa. E manda su tutte le furie An e Udc che disertano i due
vertici della Casa della Libertà che dovevano trovare la
"quadra" su Finanziaria e pensioni. Il Senatur grida che fino al
2008 le pensioni non si toccano. Ripete che bisogna trasportare la
capitale a Milano. O almeno che vi arrivi il Senato federale. Urla ai
microfoni di Radio Padania che il debito pubblico è enorme. Tutta colpa
dei vecchi partiti e della gente del Nord che vota contro i suoi
interessi. Tutta colpa di democristiani, socialisti e comunisti, «gente
da tirar giù, da portare in piazza e fucilare, perché quando uno fa
fallire un paese lo si fucila«.
Troppo per Udc e An che prima protestano vivacemente e poi non si
presentano ai vertici. Nonostante il tentativo di Silvio Berlusconi di
metterci una pezza. «Bisogna sapere che Umberto parla ai suoi elettori.
Bisogna capirlo. Certe cose dette da un altro sarebbero difficili da
accettare, da lui si può», dice il Cavaliere. Bisogna conoscerlo,
continua, «ama parlare facendo un po´ di fuochi d´artificio, ma poi è
una persona di buon senso che rispetta i patti».
Poco, troppo poco per placare la tempesta scatenata dal leader leghista. I
primi a sfilarsi, nel primo pomeriggio sono i centristi di Follini. Quelle
frasi sui vecchi dc da fucilare sono quanto meno «sconcertanti» e
spingono a disertare l´incontro. Bastano e avanzano per indurre Rocco
Buttiglione a disertare l´incontro tecnico con Tremonti, Alemanno e
Maroni. Quelli di An ci mettono un po´ più di tempo. Se la prendono
molto per le parole di Bossi, ma fino ad una certa ora Ignazio La Russa
dava quasi certa la presenza di Fini al vertice dei leader. Ma decidono
deciso che l´assenza dell´Udc lo rende inutile e lasciano soli il
Cavaliere e i leghisti.
Questa volta An non vuole sentir parlare di un Bossi un po´ bizzoso, ma
sincero alleato. Dice no al Cavaliere e al suo atteggiamento
giustificatorio. «Berlusconi non può minimizzare anche questa volta. -
ammonisce Domenico Nania - Il comportamento di Bossi è inaccettabile. La
reazione dell´Udc è perfettamente comprensibile. Ci aspettiamo un suo
pronto intervento». L´intervento non arriva e An è quasi costretta a
disertare l´incontro. Liberando tutto il carico di astio che gli uomini
di Fini covano contro il leader leghista. «Siamo pressoché certi che
nella prossima puntata, esaurita la lista, insulterà se stesso: in questo
caso avrà il nostro convinto sostegno», ironizza Mario Landolfi,
portavoce del partito.
Una situazione al limite della crisi. Parola drammatica che getta sul
tavolo Francesco Storace. «Nelle parole di Bossi ci vedo un disegno
politico incomprensibile che può portare solo alla caduta del governo«,
dice il "governatore" del Lazio. Bossi, per Storace, «non va
capito, va compatito». E poi conclude Storace, sono convinto che il
Senatur stia giocando di sponda con la sinistra.
Una sinistra che però demolisce il leader della Lega. «Se è una
dichiarazione di Bossi, se ne vada. Ma se Berlusconi lo copre, vuol dire
che Berlusconi è responsabile e si assume la responsabilità di questa
aggressione«, dice Massimo D´Alema. I ds chiedono così le dimissioni di
Bossi. E lo fa anche la Margherita. «Chiediamo al presidente del
Consiglio - dice Pierluigi Castagnetti - una netta, immediata assunzione
di responsabilità e, nel caso in cui il ministro rifiuti di dimettersi ci
appelliamo alle forze più responsabili perché presentino loro stesse una
mozione di sfiducia individuale che avrà il sostegno anche delle
opposizioni».
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