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Varese, Castelli si vendica
Il ministro apre un provvedimento disciplinare
contro il pm che querelò Bossi
Lo «scoop» su La Padania Il ministero contro il pm Abate. «Improduttivo
e parziale». La colpa? Indagò sulla Lega. Bossi dixit: «Gli
raddrizzeremo la schiena»
A. MAN.
ROMA
Il ministro Roberto Castelli ha scoperto le prime
carte. Deve aver capito che la normalizzazione dell'intera magistratura
non è alla sua portata e allora si concentra sulla caccia ai nemici
personali del suo capo, Umberto Bossi. Così, dopo tre giorni di polemiche
sull'annuncio di azioni disciplinari a raffica contro i giudici «collusi
con la politica», cioè con le sinistre, ieri l'ingegnere guardasigilli
ha fatto pubblicare sull'organo del suo partito, La Padania, le
risultanze di un'«inchiesta amministrativa» inviata dal ministero al
Consiglio superiore a sostegno dell'azione proposta contro il dottor
Agostino Abate, sostituto procuratore a Varese, e il suo collega Domenico
Novara. Lo scoop è uscito a firma di Gigi Moncaldo, direttore del
giornale della Lega, con tanto di editoriale del medesimo e titolo a otto
colonne in prima pagina: «Azione disciplinare contro Abate, il
procuratore anti-Bossi e anti-Lega». Inevitabili le dure reazioni
dell'opposizione e della magistratura tutta. Antonio Di Pietro parla di «vendetta»,
il presidente dell'associazione magistrati Edmondo Bruti Liberati - oltre
ad esprimere solidarietà verso Abate - ha denunciato l'«indecente
attacco personale contro un magistrato da anni impegnato in indagini
complesse di criminalità organizzata», Massimo Brutti dei Ds ha aggiunto
che «i messaggi intimidatori di questi giorni, dalla commissione
d'inchiesta sui giudici fino ai recenti attacchi di Castelli. puntano ad
ammaestrare tutti quei magistrati che trattano processi nei confronti di
imputati potenti e di uomini di governo, con l'obiettivo di indurli al
conformismo e all'ossequio». Ma chi è il bersaglio della furia leghista?
E' il magistrato a cui Bossi nel `93 promise, in una serie di pubblico
comizio, di «raddrizzare la schiena». «Giudice politicizzato - l'aveva
chiamato - nemico della Lega, attentatore delle istituzioni»,
affibbiandogli l'appellativo di «balabiott» che da quelle parti vuol
dire più o meno «sempliciotto», rimediando nel `95 una condanna per
diffamazione a Brescia (confermata in appello) a cinque mesi di reclusione
e a un risarcimento di 400 milioni. Un'altra condanna per diffamazione,
sempre su querela di Abate, il leader leghista l'ha avuta nel `99. E da
dove veniva tanto odio, din dal `93? Dalla vicenda che un anno prima,
quando le inchieste per corruzione stavano devastando i partiti
tradizionali e la Lega lombarda aveva il vento in poppa, portò il pm di
Varese a indagare anche sui leghisti per finanziamento illecito. Bossi
gliel'ha giurata il 10 novembre `92. Quel giorno Abate fece perquisire le
sedi della Lega e notificò un avviso di garanzia al senatore Giuseppe
Leoni, subito costretto a dimettersi. Vennero poi il
turpiloquio, le minacce disgustose a un magistrato disabile,
gli attacchi a ripetizione di Bossi (e della Padania: non c'è
organo di stampa che si sia occupato altrettanto del dottor Abate, come si
verifica agevolmente in internet su qualsiasi motore di ricerca) e infine
la condanna del senatur, altri insulti, altre imboscate. E adesso
che sono al governo, usano i loro poteri per regolare i conti personali.
Secondo La Padania, al termine di ben due ispezioni, l'ispettorato
del ministero promuove l'azione dinanzi al Csm per una serie (otto) di
infrazioni disciplinari: dall'inerzia processuale alle troppe
archiviazioni, dal presunto ritardo nell'astensione in alcuni procedimenti
che coinvolgevano la Lega (dopo la querela contro Bossi, 19993) fino alla
«violazione dell'obbligo di imparzialità» - l'unica accusa «politica»
- che sarebbe dimostrata da un biglietto bel quale Abate, nel 1990,
pregava i collegi di informarlo di eventuali procedimenti contro la Lega.
L'applicazione del normale principio organizzativo, vigente in tutte le
procure, secondo cui si divide il lavoro in base a un criterio di
competenza (al pm x i reati contro il patrimonio, al pm y quelli contro la
pubblica amministrazione...), diviene indizio di accanimento, di «persecuzione»
politica. I vari capi d'accusa, salvo l'ultimo, valgono anche per il
dottor Novara. In pratica, i due sono ritenuti «improduttivi», specie
per l'eccessivo numero di procedimenti archiviati o finiti con la
prescrizione. Viene da sorridere leggendo che l'inchiesta è stata
condotta da Arcibaldo Miller, discusso magistrato napoletano oggi numero
due degli ispettori del ministero, di simpatie di destra e chiamato dalle
malelingue «Archivialdo»: a lui facevano le stesse accuse. Abate ha
replicato meno possibile: «In questo momento sono molto impegnato nel mio
lavoro che svolgo con tranquillità, come faccio da sempre. Certe cose non
meritano commenti».
Deciderà la competente commissione del Csm, il ministro ha solo il potere
di promuovere l'azione. Tre giorni fa l'aveva annunciato. E lo fa.
Cominciando dai conti personali del capo.
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