ROMA -
Stamani per qualche minuto l'aula di Montecitorio s'è trasformata
in un ring. A darsele di santa ragione, fino a quando i loro
colleghi non sono intervenuti per dividerli, sono stati due
deputati di Forza Italia: Gianluigi Scaltritti e Maurizio Bertucci.
Sono volati pugni, spinte e persino un tentativo maldestro (ma
quasi efficace) di strangolamento da parte di Scaltritti ai danni
di Bertucci. Poi, per fortuna, alcuni compagni di partito sono
riusciti a frapporsi tra i contendenti. Solo che a quel punto c'è
stato bisogno delle cure mediche. Per lo meno per Scaltritti. Il
quale, nonostante possa vantare una stazza fisica abbastanza
superiore a quella del rivale, è uscito dal match con un labbro
sanguinante. Prontamente curato dall'infermeria della Camera.
Sulle ragioni che hanno suscitato questa esibizione pugilistica
decisamente fuori luogo per un po' si sono intrecciate parecchie
ipotesi. Alimentate dalle opinioni di esponenti della maggioranza
come pure dell'opposizione. Del resto a livello ufficiale veniva
negato tutto in modo quasi sfacciato, nonostante le telecamere
della Rai avessero impietosamente ripreso e diffuso le fasi
culminanti del confronto boxistico.
Basta pensare che il capogruppo di Forza Italia Elio Vito,
interpellato sulla vicenda, ne minimizzava subito la portata quasi
fino al paradosso. A chi gli chiedeva conto a caldo del confronto
interno al partito a base di spinte, cazzotti e gomitate replicava
infatti che "non è successo assolutamente niente", in
barba ai punti di sutura appena applicati al soccombente Scarlitti.
Il quale del resto si allineava alle direttive giunte dall'alto e
taceva su tutta la linea (lo stesso faceva d'altronde anche
Bertucci) limitandosi ad un laconico: "chiedete al
capogruppo".
In ogni caso nel pomeriggio, quando riprendeva la seduta della
Camera, i due esuberanti deputati decidevano di fare pubblico atto
di contrizione. Prima l'uno è poi l'altro si scusavano di fronte
all'assemblea per "lo spettacolo offerto al Parlamento e al
Paese''. Il Presidente di turno, Publio Fiori, si compiaceva; ma
non escludeva che della cosa si sarebbe comunque occupato in
seguito l'ufficio di Presidenza.
Intanto però emergevano i retroscena della vicenda. Tutti da
collocare nel contesto marchigiano di Forza Italia. Li infatti
sono stati eletti entrambi i "boxer"; e lì Bertucci è
coordinatore regionale del partito. In pratica sarebbe in atto da
almeno un anno una guerra sotterranea tra correnti per la
leadership locale di Forza Italia. E sarebbe senza esclusione di
colpi, visto che ci sono state sospensione di alcuni dirigenti su
istanza al collegio dei probiviri e contromosse che hanno sospeso
l'efficacia di tali sospensioni politiche.
Oggi comunque c'è chi in Forza Italia ha cercato di dirottare le
indagini, parlando assai improbabilmente di una mera questione di
posti nell'emiciclo. E c'è chi ovviamente (in particolare quelli
del centrosinistra) non s'è fatto sfuggire una ghiotta occasione
per ironizzare. Il diessino Pierluigi Bersani ha parlato ad
esempio di "una possibile dialettica correntizia
marchigiana".
(8
NOVEMBRE 2001, ORE 13:45, aggiornato alle 18:00)
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