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CENTRO DONATORI DEL TEMPO

 Incontri di formazione – informazione rivolti ai familiari dei malati di Alzheimer

a cura di Luciana Quaia


Gli incontri del G.r.a.Al.  

Che cos’è un gruppo di reciproco aiuto?

Possiamo definire un gruppo di reciproco aiuto una “risorsa volontaria che svolge una funzione cruciale nel sopperire alle carenze e ai limiti dell’intervento pubblico, proponendosi come piccola comunità di persone che, venendosi a trovare nella medesima condizione di disagio (fisico e/o psichico) tramite l’interazione che viene a svilupparsi all’interno del gruppo tentano di superare i loro gravi problemi sia individuali che familiari” 

Il gruppo quindi rappresenta un’occasione di incontro tra partecipanti che condividono una comune condizione di problematicità e stress. Lo scopo del gruppo è il miglioramento della situazione stressante attraverso il mutuo  sostegno e la condivisione di consigli, informazioni, attività sociali. Non vengono attivate forme di superamento o di modificazioni dello status dei partecipanti; l’obiettivo è come continuare a vivere in maniera più soddisfacente, nonostante l’elemento avverso della malattia. 

Questa condizione “alla pari” dei partecipanti favorisce soprattutto significativi processi sul piano emotivo. In effetti il trovarsi fra persone accomunate da una medesima vicenda esistenziale aiuta ad abbassare le difese psicologiche, a comunicare in modo più diretto sulla base dell’esperienza comune e ad identificarsi più facilmente in un cammino evolutivo di crescita e di cambiamento, diversamente dal contatto con esperti o professionisti che generalmente, nonostante la competenza, vengono vissuti estranei e distaccati. 

Se dovessimo spiegare il “percorso emozionale” che avviene all’interno del gruppo, potremmo individuare una serie di passaggi che inizia con una situazione di insicurezza e titubanza. Il costante confronto con gli altri, nell’ambito degli incontri, genera però una diminuzione del senso di esclusione e dell’ansia, aumenta la sicurezza nell’esprimere i propri sentimenti e nel riconoscerli nella loro intensità emotiva, sino a produrre una condizione di maggiore accettazione o di migliore competenza rispetto alla quotidianità vissuta. 

Queste preliminari considerazioni hanno aiutato, nel corso del tempo, a formulare una serie di obiettivi da perseguire all’interno del gruppo di reciproco aiuto: 

-         consentire a persone che condividono uno stesso bisogno di generare risorse adeguate a far fronte il problema che li accomuna

-         stimolare uno scambio di informazioni, strategie, soluzioni portati dalle singole esperienze dei partecipanti e che possono rivelarsi di fondamentale ausilio per familiari che hanno appena ricevuto la diagnosi di malattia del proprio congiunto

-         fornire stimoli per accrescere le capacità individuali a dare risposte ai quesiti che la relazione col malato demente pone

-         aiutare i partecipanti ad esprimere il proprio disagio e le proprie difficoltà

-         favorire l’accettazione della propria condizione esistenziale

-         rendere più visibile attraverso azioni sociali i bisogni che l’assistenza al domicilio di un malato demente comporta 

 

A tal proposito, annualmente, durante il primo semestre e a cadenza più o meno quindicinale, vengono proposti dieci incontri supportati dalla presenza di operatori socio-sanitari con specifiche competenze sulla malattia di Alzheimer. 

I primi incontri hanno un’impronta prettamente sanitaria (condotti da medici geriatri, neurologi, nutrizionisti, psicologa) e sono orientati ad allargare le conoscenze cliniche sulla malattia con ampio spazio a domande e chiarificazioni da parte dei familiari.

Seguono gli incontri dedicati a favorire l’espressione e il contenimento delle differenti emozioni: è questa la fase in cui il gruppo, con la presenza della psicologa, gioca un ruolo determinante nell’accogliere l’ambivalenza del conflitto rabbia/tenerezza manifestata dai partecipanti nei confronti del congiunto malato e i racconti delle difficoltà relazionali che portano il familiare a misurarsi duramente anche con se stesso.  

Il ciclo si conclude con la presentazione dei servizi a disposizione delle famiglie che non riescono più a gestire in autonomia l’assistenza. Anche in questo caso, tuttavia, si cerca di sostenere dubbi, incertezze, sensi di colpa e di inadeguatezza derivati dal non riuscire più “a farcela da soli” e dal dover quindi “chiedere aiuto”.   

Proponiamo, a titolo esemplificativo, il calendario dell’anno 2001:

 

PROGRAMMA 2001 DEL CICLO DI INCONTRI COLLETTIVI PER I FAMILIARI DEL “G.r.a.Al.”

 

Orario: dalle 18.30 alle 20.30

presso oratorio di S. Bartolomeo – Via Jacopo Rezia 6 – Como

 

 

GIORNO

 

 

RELATORE

 

TITOLO INCONTRO

 

Mercoledì 17 gennaio

 

D.ssa Luciana Quaia, psicologa

 

Presentazione del gruppo e del programma

 

 

Mercoledì 31 gennaio

 

Dr. Giuseppe Bianche, geriatra

 

Risposte ai quesiti dei familiari

 

 

Mercoledì 14 febbraio

 

Dr. Mauro Roncoroni, neurologo

 

Demenze: diagnosi e terapie farmacologiche

 

 

Mercoledì 21 febbraio

 

Dr. Alfredo Canotti, nutrizionista

D.ssa Lilia Farias, dietista

 

La nutrizione del malato demente

 

 

Mercoledì 7 marzo

 

Dr. Giuseppe Bianchi, geriatra

 

Risposte ai quesiti dei familiari

 

 

Mercoledì 28 marzo

 

D.ssa Luciana Quaia, psicologa

 

“Non lo riconosco più”

 

 

Mercoledì 11 aprile

 

D.ssa Luciana Quaia, psicologa

 

“Cosa devo fare: assecondarlo o sgridarlo?”

 

 

Mercoledì 9 maggio

 

D.ssa Luciana Quaia, psicologa

 

E’ diventato la mia ombra”

 

 

Mercoledì 23 maggio

 

D.ssa Luciana Quaia, psicologa

 

“Il problema adesso sono io”

 

 

Mercoledì 6 giugno

 

D.ssa Luciana Quaia, psicologa

 

“A chi posso chiedere aiuto?”