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02-01-2003 |
La spesa di una grande famiglia nel 2003 Da lavoce.it |
I
consumi degli italiani Col
nuovo anno cambia il paniere rappresentativo dei consumi degli italiani
utilizzato dall’Istat nella rilevazione dei prezzi al consumo. E’
un’operazione di routine: il nostro ufficio di statistica, infatti,
rivede il paniere ogni 12 mesi per tenere conto di variazioni intervenute
nella composizione dei consumi dei nostri concittadini. Eppure vi è stato
chi ha visto in questa revisione un tardivo riconoscimento della mancata
rilevazione dell’inflazione associata all La
"spesona" La
rilevazione dei prezzi al consumo simula la "spesona" di una
grande famiglia composta da 58 milioni di persone: sono gli italiani che
ogni giorno acquistano beni per miliardi di euro. Comprando di tutto:
pane, pasti ai ristoranti o nelle pizzerie, caffè e toast nei bar, tagli
di capelli e messe in pieghe dal parrucchiere, computer e cd, tv e
automobili, viaggi in treno e in aereo, assicurazioni per l’auto e
riparazione dello scarico del lavandino (arricchite la lista con la vostra
esperienza quotidiana). Il paniere
dell’Istat simula questa spesona. Viene costruito prendendo un
insieme molto ampio di beni e servizi (più ampio che in molti altri
paesi) e assegnando a ognuno un peso che rappresenta l’importanza di
quel bene e di quelli che esso rappresenta nel paniere. Per esempio, la
fede in oro è rappresentativa dell’insieme degli acquisti di prodotti
di oreficeria. Soffermiamoci su questo aspetto importante: la
rappresentatività del paniere, nella composizione e ponderazione. La
rappresentatività del paniere "Ci
son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua
filosofia", diceva Amleto. La realtà dei consumi è sicuramente più
variegata e mutevole di quanto qualunque statistica possa direttamente
rilevare. D’altronde, anche la realtà geografica è molto più
complessa e ricca di quanto si possa leggere nelle più dettagliate
cartine geografiche. Eppure ciò non significa che queste cartine siano
infedeli o non rappresentino bene il territorio, consentendoci di
orientarci e trovare la strada giusta. La loro utilità, poi, consiste
proprio nel fatto che, grazie alla scala ridotta, ci dà una visione
d’insieme. Lo
stesso vale per il paniere dell’Istat: è una riduzione in scala dei
consumi degli italiani. Una scala molto dettagliata per numero di prodotti
(956), punti vendita visitati (25mila), distribuzione sul territorio
nazionale (con l’ingresso di Imperia, Vicenza, Rimini e Rieti nel 2003,
sono attualmente 80 i capoluoghi di provincia interessati dalla
rilevazione), numero di prezzi rilevati (300mila). Per ciascuno di questi
prezzi viene calcolato un indice che, fatto pari a 100 il livello di un
determinato anno (l’anno base), sale o scende assieme alle variazioni
dei prezzi nel corso del tempo. La trasformazione dei prezzi in indici
serve a poter poi aggregare i prezzi dei diversi beni in modo da ottenere
un indice dei prezzi totale. Infatti, i singoli indici sono aggregati
tenendo conto sia della diversa importanza che ciascun bene ha, in sé e
come rappresentante di altri beni, nella spesa complessiva, sia per
l’importanza che gli acquisti fatti in una determinata città hanno sui
consumi nazionali. Il
paniere 2003 è diventato ancora più ricco di quello del 2002: sono
infatti stati inseriti 36 nuovi beni (tra cui i cd da masterizzare, i dvd,
le scarpe da calcetto, i gelati artigianali, le uova biologiche e
l’agriturismo, per dettagli vedi allegati al documento http://www.istat.it/Comunicati/Fuori-cale/allegati/Paniere-20/criteri-paniere_03_rev5.pdf)
e ne sono stati rimossi 21. È stata inoltre modificata la descrizione
delle caratteristiche quantitative e qualitative di 50 prodotti (ad
esempio, di scarpe e abbigliamento). Infine, sono stati rivisti i pesi
assegnati ai diversi beni (i dettagli circa il nuovo metodo di
ponderazione verranno resi noti il 3 gennaio 2003). Come
gli indici dei prezzi delle diverse città concorrono alla formazione
dell’indice nazionale L’’indice
dei prezzi dei consumi nazionale (la definizione esatta è: "Indice
dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale",
soprannominato anche Nic) viene costruito aggregando gli indici dei prezzi
delle città di rilevazione, usando per l’aggregazione il peso che i
consumi in quelle città hanno sui consumi nazionali. Questo vale sia per
l’indice complessivo che per gli indici elementari. Per esempio, si
aggregano gli indici dei prezzi del pane rilevati a Bari, Palermo, Torino,
Trieste e così via e si ha l’indice nazionale del prezzo del pane, che
tiene conto del fatto che il pane acquistato a Bari è meno di quello
acquistato a Torino e quello comperato a Palermo è più di quello
acquistato a Trieste. Chi
conduce le rilevazioni? Non l’Istat
bensì gli uffici statistici comunali delle singole città. L’Istat
fornisce un manuale di istruzioni su come scegliere i punti vendita, su
quali beni rilevare, sui pesi da assegnare a ciascun bene. Per esempio: di
quale tipo di pane bisogna rilevare il prezzo? Quello di uso più diffuso.
In Francia non ci sarebbero dubbi: la baguette. In Italia invece cambia da
regione a regione e spesso anche all’interno di una stessa regione. Sta
agli uffici statistici comunali rilevare il prezzo del tipo di pane più
diffuso. Dunque, sono molti i rilevatori che vanno nei punti vendita e
nessuno dipende dall’Istat, ma da una molteplicità di uffici comunali. I dati
raccolti nelle città vengono elaborati dagli uffici statistici comunali,
che poi li diffondono e pubblicano come meglio credono (sono a tutti gli
effetti dati di cui hanno la proprietà), e trasmessi all’Istat che fa
un’operazione di pulizia (ci possono essere stati degli errori di
trascrizione) e poi li usa per costruire gli indici nazionali. Solo
alcuni dati vengono rilevati centralmente dall’Istat, perché non
comportano differenziazioni territoriali e perché sono troppo complessi
(tariffe elettriche, l’insieme dei servizi bancari o di quelli postali).
Questi dati raccolti centralmente vengono comunicati agli uffici
statistici comunali affinché possano elaborare i loro indici. Quali
prezzi vengono rilevati? Quelli
che sono effettivamente pagati. Qui si può aprire una parentesi. I prezzi
rilevati non sono dunque i prezzi di listino, ma quelli che i negozi
praticano normalmente. Così, se un elettrodomestico di listino viene
mille euro e normalmente è venduto a 750 euro, si rileva il prezzo di 750
euro. Questo però non significa che si tengano in considerazione offerte
speciali o sconti contrattati e ottenuti dal cliente, magari sotto forma
di dilazioni di pagamento. A meno che non si tratti di sconti e
offerte applicati a chiunque entri nel negozio e che durino più di un
mese. Da questo punto di vista la famigliona simulata nella rilevazione
dei prezzi al consumo spende di più di quello che spendono le famiglie
italiane prese singolarmente Costo
della vita e potere d’acquisto Questa
affermazione sfata il luogo comune secondo il quale "l’Istat
sottostima il vero costo della vita". Ma è anche un’affermazione
che non è rilevante per le finalità dell’indice, che non serve a
calcolare il livello dei prezzi ma la sua variazione nel tempo. Dice cioè
quanto è variato il potere d’acquisto degli italiani, non dice se
questo potere d’acquisto è alto o basso. Il
metodo illustrato, che come detto simula i consumi degli italiani, spiega
il peso che hanno alcune voci particolarmente sottotiro da parte delle
associazioni dei consumatori: Rca e affitto. Per l’affitto, siccome in
Italia l’80-85% delle famiglie vive in case di proprietà, il peso è
basso; d’altronde deve esserlo, proprio perché solo pochi italiani
pagano un affitto e la loro spesa (che può essere anche elevata in
relazione ai loro consumi personali) viene diluita nella spesa complessiva
che comprende anche gli acquisti di chi l’affitto non lo paga. Per l’Rca,
se pensiamo alla famigliona è facile capire come a fronte di tutti i
premi pagati ci sono tutti i rimborsi e dunque il costo effettivo
sostenuto per l’assicurazione dell’auto diventa la differenza tra i
premi e i rimborsi. Infine,
l’Istat coordina la rilevazione dei prezzi seguendo la metodologia
studiata e approvata in sede internazionale, soprattutto in sede Eurostat.
E aggiorna il paniere, nella composizione per prodotti e nei pesi, ogni
anno; una frequenza molto più elevata di quanto non facciano normalmente
gli altri Paesi. Il
numero di rilevatori e di istituti di statistica coinvolti e la
sorveglianza internazionale sono le più importanti garanzie
antimanipolazione dell’indice dei prezzi al consumo italiani. Per
saperne di più: Il sito
Istat mette a disposizione dati aggiornati e informazioni puntuali ed è
consultabile alla voce: www.istat.it. |