«Niente date per il ritiro, dall'Iraq non scappiamo»
Dall'Accademia della marina militare degli Stati Uniti, George W. Bush
(nella foto Reuters) ha lanciato ieri l'iniziativa più forte contro un
«prematuro ritiro» delle truppe dall'Iraq. Il presidente ha giurato
tra le ovazioni dei cadetti che l'America «non scapperà davanti alle
autobomba e agli assassini finché io sarò il suo comandante in capo».
• A pagina 9 Caretto
BUSH È stato subito bollato come «emendamento antiaborto». Si tratta
di una norma da aggiungersi alla Finanziaria, per scoraggiare il
ricorso all'aborto. L'iniziativa di Dl e Ds propone un assegno mensile
a sostegno della gravidanza per ragazze madri e donne in particolari
condizioni di disagio. La proposta è stata avanzata da Beppe Fioroni,
Rosy Bindi e Livia Turco, ma ha subito sollevato i dubbi delle
parlamentari ds. Il bonus prevede 250 o 350 euro mensili. Ieri
sull'aborto è intervenuto anche Berlusconi precisando che per Forza
Italia e per la Cdl «vige libertà di coscienza» e che la 194 non è
nell'agenda del governo. La Camera ha votato il primo sì all'indagine
sulla legge.
Proposta
dall'Ulivo: soldi alle ragazze madri
Turco e
Bindi: ma non c'entra con la 194 Consensi nel Polo, dubbi nel
centrosinistra
Un assegno da 250 euro alle donne in condizioni disagiate Aborto, via
libera alla commissione d'indagine
Margherita De Bac
ROMA — È
stato subito bollato come «emendamento anti aborto». Ma i tre
firmatari dell'Unione smentiscono. E chiariscono che la loro
iniziativa non ha niente a che fare con la legge 194: «È solo una
forma di sostegno alla maternità per le donne indigenti».
Ad alimentare le polemiche tra i poli sull'interruzione volontaria di
gravidanza ecco una norma che potrebbe aggiungersi alla Finanziaria.
Rosy Bindi e Giuseppe Fioroni (Margherita) con Livia Turco (Ds)
propongono un assegno di gravidanza per donne in condizioni disagiate.
Ragazze madri, cittadine italiane e immigrate disoccupate con livelli
di reddito rispettivamente inferiore a 25 mila e 40 mila euro
riceverebbero dal 2006 aiuti di 250 e 350 euro dal terzo mese di
gestazione al parto.
PREMIER - Ieri sull'aborto è intervenuto anche Silvio Berlusconi,
nell'assemblea nazionale dei Riformisti liberali: «Per noi di Forza
Italia e la Cdl vige libertà di coscienza. Non sono temi da iscrivere
nell'agenda di governo. Il Parlamento decide secondo il voto dei
rappresentanti del popolo». Non gradisce Storace che replica: «Come si
fa a dare libertà di coscienza? Una legge si applica e basta. C'è una
sola coscienza, quella che deve sempre puntare sul diritto alla vita.
Il presidente del Consiglio può star certo che il rispetto delle norme
è nell'agenda del ministro della Salute».
Dissidio nel governo? Chiarisce il portavoce di An, Andrea Ronchi:
«Nessun contrasto tra il dovere istituzionale del ministro di far
rispettare la 194 e quanto affermato dal premier».
SPACCATURE - L'emendamento arriva all'indomani del nuovo affondo della
Cei sul «rispetto della vita». Fioroni ne spiega l'origine: «Lo
abbiamo preparato un mese fa, in tempi non sospetti. Vogliamo evitare
che un figlio sia considerato un bene di lusso, come è oggi. Niente
ideologie. Se poi l'assegno costituisce un disincentivo e favorisce la
nascita di un bambino è un risultato di civiltà». Monsignor Elio
Sgreccia, della Pontificia accademia per la vita, ritiene la proposta
«un buon precedente» per far sì che lo Stato non surroghi più «il
lavoro di dissuasione dall'aborto», ma se ne faccia carico.
Schieramenti inediti. Apprezza la Cdl. Storace, che due settimane fa
ha lanciato la proposta di far entrare i volontari del Movimento per
la vita nei consultori, sostenuta dalla Cei: «Se l'opposizione evolve
a me fa piacere, si stanno avvicinando a noi». I ministri Gianni
Alemanno e Roberto Maroni promuovono a pieni voti l'idea dell'Unione:
«Scoraggerebbe il ricorso all'aborto; sostenere la natalità è una cosa
positiva».
Perplessità, invece, dal centrosinistra, dove si apre una spaccatura.
Per Luana Zanella, Verdi, l'iniziativa è strumentale e «presta il
fianco alla demagogia politica di Storace e del rinato fronte anti
aborto, un autogol». «Se si vogliono mettere le donne italiane nelle
condizioni in cui vivono quelle di altri Paesi, non basta un sostegno
finanziario, ma servizi e pari opportunità nel lavoro», affermano le
deputate diessine Buffo e Tropia. «Se si vuole attuare una seria
politica su questi temi, non bastano medicine annacquate. Una proposta
debole, debolissima», incalza il segretario dei radicali, Daniele
Capezzone. Per l'Udeur, invece, «è un progetto interessante». La Bindi
replica a Storace: «Il suo compiacimento è fuori luogo, l'unica
evoluzione che si attende è quella del governo e della maggioranza. La
destra abbandoni cinismo e propaganda».
INDAGINE - Ieri la Commissione Affari sociali della Camera ha dato via
libera all'indagine conoscitiva sull'applicazione della 194, richiesta
dall'Udc. La Cdl ha votato compatta, fatta eccezione per Chiara Moroni,
Nuovo Psi, astenuta e «scandalizzata perché è una risposta politica
alla Cei e Ruini». I deputati dell'Unione hanno abbandonato la seduta.
Ora tocca al presidente Pier Ferdinando Casini decidere se autorizzare
i lavori parlamentari su questo tema. I tempi sono molto stretti.
«L'obiettivo è che il voto cattolico si sposti sull'Udc», sospetta
Tiziana Valpiana, Rifondazione. Replica Francesca Martini, Lega:
«L'indagine è un dovere, non un'opzione, serve a dare sostanza al
dibattito». Disapprova Grazia Labate, ds, che parla di «superficialità
e ipocrisia» della maggioranza.
L'INTERVISTA
Boselli: «Una politica di sussidi non aiuta la
maternità»
Alessandra Arachi
ROMA —
Enrico Boselli, presidente dello Sdi, che ne pensa dell'emendamento
sull'aborto presentato dall'Unione?
«Beh, ogni volta che si fanno scelte a favore di una maternità
consapevole è sempre meglio poco che niente. Però...».
Però?
«Sarebbe più opportuna una politica strutturale, che punti ai servizi:
asili nido, trasporti, libri di testo gratuiti, refezioni, tempo
prolungato. Questo. Invece una politica fatta di sussidi, indennità,
rimborsi non fa una politica per la maternità».
Dunque non va bene? Non prova la sensazione che questo emendamento sia
una rincorsa alla politica del centro destra?
«Attenzione: questo è un emendamento ad una legge finanziaria che
taglia brutalmente tutti i fondi sociali di trasferimenti ai comuni e
alle regioni...».
Però non crede che questo emendamento si inserisca nel solco tracciato
dal centro-destra per la revisione della legge 194 sull'aborto?
«Non confondiamo i piani. Quello che sta succedendo alla legge 194 è
un'altra cosa: soltanto chi chiude gli occhi non lo vede».
Che sta succedendo?
«Tutti dicono che non vogliono toccare la 194 ed invece si è aperta
una campagna per criminalizzare questa legge».
Una campagna portata avanti dalla Chiesa?
«Già. Ed in generale di fronte a questa campagna non ho mica visto
reazioni decise da parte delle forze politiche. Soltanto balbettii e
reticenze...».
Balbettii? Reticenze? Allude a qualcuno in particolare?
«Mi pare evidente».
Evidente?
«Ci siamo dimenticati come si comportò la Margherita di Rutelli quando
in occasione del referendum sulla procreazione assistita il cardinal
Ruini ha impartito agli italiani la disposizione di voto?».
Ce lo ricorda lei?
«Rutelli non ha aperto bocca davanti alle parole del cardinale. E
invece ha pensato bene di prendersela con il mio partito, con lo Sdi,
dipingendoci come campioni dell'ateismo. Quando invece...».
Invece?
«Nello Sdi ci sono molti dirigenti cattolici orgogliosi di esserlo. La
verità è che la laicità dello Stato è un bene per tutti, credenti e
non. E invece noi dobbiamo prendere atto che la Margherita è diventato
un partito a dominante cattolica. Era nato in maniera ben diversa».
Ovvero?
«La Margherita nasce come una creatura laica. Ora è un partito
neo-integralista. Ed è per questo che non abbiamo voluto entrare a far
parte della lista elettorale Ds-Margherita. E con questi presupposti
non si può far nascere un partito Democratico».
E' una critica anche per i Ds?
«No, anzi. La "rosa con il pugno" guarda con grande attenzione ai
Ds...».
Che però si sono alleati con la Margherita. Rutelli non ha soltanto
tacciato di ateismo il suo partito, ma se l'è presa proprio con lei,
direttamente. Le ha dato del mangiapreti. Le ha detto che si comporta
come Peppone ai tempi di Don Camillo..
«Alt! Io non sono comunista e quindi il paragone con Peppone non mi
può riguardare. Rutelli, invece, e ne sono certo, da Don Camillo si fa
consigliare...».
|