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ROMA - Due dati emergono con forza dal
quattordicesimo censimento generale della popolazione e delle abitazioni
italiane, di cui sono appena stati diffusi i primi dati: cresce il numero delle
famiglie, ma diminuisce il numero dei loro componenti, mentre la presenza
degli stranieri è triplicata rispetto a dieci anni fa. L'Italia fotografata dai
rilevatori
dell'Istat, con piena soddifazione per il funzionamento della
macchina del
presidente Luigi Biggeri e del ministro Frattini, è quindi un
Paese dove le giovani coppie non rinunciano al matrimonio e alla convivenza, ma
stanno molto attente quando è il momento di mettere al mondo i figli. Un paese
più multietnico del passato, scelto come patria adottiva da un sempre maggiore
numero di stranieri.
A confermarlo ci sono le prime cifre, che
ancora non possono essere considerate definitive: al momento della consegna
dei questionari le famiglie italiane erano 21.503.088, contro un dato del '91
che parlava di 19.909.003. Ma se dieci anni fa per ogni nucleo si calcolavano
2,8 persone, oggi siamo passati a 2,6. Nel novero delle famiglie sono
incluse - ad abbassare la media - anche quelle composte da una sola persona, che
testimoniano il progressivo invecchiamento della popolazione italiana.
La diminuzione del numero dei componenti è
stata rilevata in tutto il Paese, senza eccezioni geografiche, anche se più
accentuata nel Nord-Est, dove dal dopoguerra si è passati da famiglie
composte da 4,2 persone a quelle attuali di 2,5.
Sul fronte degli stranieri si è invece
reguistrato un vero e proprio boom: i residenti sono infatti 987.363, a cui si
devono aggiungere i 252.185 non residenti. Nell'ultimo rilevamento,
quello del '91, i numeri parlavano di soli 356mila residenti. Da precisare,
comunque, che la presenza degli stranieri, seppur quasi triplicata, è ancora
molto al di sotto della media degli altri paesi europei.
Per la maggior parte i cittadini stranieri
risiedono al Nord-Ovest (37%) e nel Nord-Est (29%), mentre al sud e nelle isole
se ne concentra solo, rispettivamente, l'8 e il 3 per cento. Per la maggior
parte, in generale, si tratta di uomini tra i 15 e i 44 anni di età.
(27 MARZO 2002; ORE 14.07)
Censimento, primi dati: gli italiani non aumentano
Le
prime elaborazioni dell'Istat parlano di una popolazione
"stabile" rispetto al '91 con 56.305.568 abitanti (29
milioni le donne, 27 gli uomini). Dai 2 milioni e mezzo di
abitanti di Roma fino ai 33 di Morterone.
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ROMA - Gli italiani non
aumentano, anzi sembrano diminuire, seppure di poco. I primi
risultati del censimento 2001 dell'Istat parlano infatti di una
popolazione di 56.305.568, una cifra ''sostanzialmente stabile''
rispetto al 1991 quando i dati provvisori parlavano di 56.411.290
persone e i dati definitivi
di 56.778.031.
Il Bel Paese si riscopre in tutte le regioni e province anche come
la terra delle donne. Secondo i primi dati diffusi dall'Istituto
di statistica la popolazione femminile supera infatti quella
maschile di 1.783.662 unità, con 27.260.953 uomini (48,4 per
cento) e 29.044.615 (51,6 per cento).
Il 26,2% della popolazione che figura nei primi dati del
quattordicesimo censimento dell'Istat risiede
nell'Italia nord-occidentale, il 18,8% nell'Italia nord-orientale,
il 19% in quella centrale, il 24,5% al meridione e il restante
11,5% nelle isole.
Il sostanziale equilibrio nel numero di abitanti sembra anche
abbastanza omogeneo: oltre il 40% dei comuni ha registrato un
incremento o un decremento del numero dei residenti non superiore
al 5%. Qualche incremento in più al nord, mentre la diminuzione
della popolazione si è verificata soprattutto al sud e nelle
isole.
Roma si conferma come il comune più grande d'Italia, con
2.459.776 residenti. Il più piccolo è Morterone,
in provincia di Lecco che conta appena 33 abitanti. Alla
Capitale spetta anche il primato di comune più esteso; il meno
esteso è Fiera di Primiero, in provincia di Trento. Quello
più densamente popolato invece è Portici (13.032,1
abitanti per chilometro quadrato), in provincia di Napoli.
Questi primi risultati sono ancora incompleti ma ''sono comunque
significativi e consentono di individuare, con un margine di
errore compreso fra lo 0,5% e l'1% i tratti principali del profilo
del Paese''. Per i dati definitivi del censimento si
dovrà aspettare invece una lunga "gravidanza" di nove
mesi, grazie alla completa lettura ottica dei questionari
compilati dalle famiglie e che stanno attualmente affluendo nei
due centri di raccolta di Piacenza e Pomezia.
Quest'anno per la prima volta
l'Istat ha cesito anche gli edifici: nel nostro paese ce ne sono
in tutto 12.840.800, di cui l'80,4 per cento, 21.327.599,
sono abitazioni occupate da residenti. Rispetto ai dati del '91 le
abitazioni in più sono 1.497.351, con un aumento del 6 per cento.
La maggior parte di nuove costruzioni è stata edificata nel
Nord-Est (+9,4 per cento), la minore al centro (+3,8 per cento).
(27 MARZO 2002, ORE 13:20; ultimo aggiornamento ore 15:36)
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