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Boom immigrati, sono 3 milioni e più istruiti degli italiani
Calderoli: "Contro questi invasori reagire ad alzo zero"
Rapporto Caritas: già il 5% della popolazione, nel 2015 saranno il doppio
CATERINA PASOLINI
ROMA - Sono pagati meno di un italiano e sono molto più istruiti di noi. Tra
loro tanti sono i laureati che si ritrovano a fare gli operai, le badanti nelle
nostre case. Sono gli immigrati regolari raccontati dal Dossier
Caritas-Migrantes 2005, un popolo che cresce e in fretta nelle nostre regioni:
erano 144mila gli stranieri nel 1970, ora sono diventati 2 milioni 800mila.
Rappresentano il 5% della popolazione italiana, in linea con la media europea,
piazzandoci al terzo posto dietro Germania dove sono 7,3 milioni e la Francia
con 3,5.
E se la tendenza di arrivi, ricongiungimenti e nascite continuerà a questi ritmi
secondo la Caritas gli immigrati dovrebbero raddoppiare entro dieci anni
superando i 5 milioni e mezzo di regolari. Un dato che inquieta il ministro
delle Riforme Calderoli, della Lega, che parla di «invasione» che il carroccio
"ostacolerà con ogni mezzo». E annuncia «tolleranza zero, che vuol dire "alzo
zero", contro questa forma di masochismo a favore di chi vuole cancellare la
nostra identità».
Alle sue parole ribatte la Caritas: «Gli immigrati sono una risorsa per l´Italia
dal punto di vista demografico e occupazionale sono un´opportunità piuttosto che
una minaccia».
Ogni anno legalmente arrivano in Italia circa 200mila stranieri dall´Europa
dell´est, dall´Oriente, Sudamerica ed Africa mentre più di 500 clandestini
muoiono al largo delle nostre coste. E chi arriva vuole restare, costruire e
portarvi la famiglia tanto che i figli degli immigrati sono mezzo milione,
rappresentano un decimo delle nascite totali e più del 4% della popolazione
studentesca.
Ma dove vivono gli stranieri? Soprattutto nelle grandi città come Roma, dove ci
sono 8mila imprese nella provincia con immigrati come titolari, e Milano dove
rappresentano già il 10 per cento della popolazione. Il 59% risiede al nord (La
Lombardia è la regione record con 652mila residenti), il 27 al centro e il 14 al
sud. Il dossier stima in 2milioni 160mila, ovvero il 9% della forza lavoro, gli
immigrati per i quali prevalgono contratti a termine o a tempo parziale e che
sono vittime di incidenti sul lavoro molto più degli italiani.
Quasi la metà degli stranieri è impiegata nei servizi, il 44,8% nell´industria,
il 13% nell´agricoltura mentre ben 100mila sono diventati piccoli imprenditori.
Mezzo milione di donne, soprattutto romene ucraine e polacche, lavora nelle
nostre case come colf o badanti nonostante spesso abbiano una laurea in tasca
visto che tra gli immigrati ha finito l´università il 12,1% contro il 7,5 %degli
italiani.
Arrivati in Italia e ben decisi a rimanere, gli immigrati trovano spesso
difficoltà ad affittare alloggi per cui sempre più spesso scelgono appena
possono di comprare. Una casa su otto, soprattutto da ristrutturare e in zone
periferiche, è stata acquistata ad cittadini extracomunitari per una spesa di
10,2 miliardi.
Il migrante, una
risorsa se diventa cittadino
MASSIMO LIVI BACCI
Con
quasi tre milioni di stranieri regolarmente soggiornanti, ed un numero non
trascurabile di non regolari, una riformulazione della politica migratoria dovrà
essere uno degli impegni di governo per la prossima legislatura. Gli stranieri
sono quasi il 10% della forza di lavoro, stanno formando un ceto imprenditoriale
vivace; si sposano, acquistano case per le loro famiglie e fanno figli (il 12%
delle case vendute è acquistata da uno straniero e 9 neonati su 100 hanno
genitore straniero). Stanno dunque mettendo vigorose radici nel paese: un
processo che si svolge, però, in mezzo a grandi difficoltà.
Ma perché occorre riformulare la politica migratoria? Non basta forse emendare
quella che c´è? L´Italia continuerà ad esprimere una forte domanda di
immigrazione. Ogni anno che passa, nei prossimi vent´anni, la popolazione nata
in Italia in età attiva perderà circa un quarto di milione all´anno dei suoi
componenti, soprattutto giovani. Le risorse umane che produciamo in loco sono
inadeguate.
Inoltre viviamo in un mondo interconnesso, dobbiamo aprirci non solo alle merci
ma anche ai talenti e alle capacità. Accettare studenti, imprenditori, tecnici,
artisti, ricercatori - oltreché manodopera poco qualificata. E dobbiamo anche
essere pronti a favorire il radicamento. L´attuale politica migratoria è
ispirata al contenimento del fenomeno e alla sua riduzione a finalità puramente
utilitaristica volta a rimediare alle strozzature del mercato del lavoro.
Privilegia l´immigrato di breve periodo e scoraggia il radicamento. Così
facendo, però, alimenta i rischi di emarginazione. Favorisce l´immigrazione per
le basse qualifiche e rende difficile il reclutamento per quelle alte. Subisce
l´immigrazione come male inevitabile e non è capace di governarla come risorsa.
Ecco perché la politica attuale va rovesciata: deve governare i flussi ma anche
garantire che gli immigrati abbiano la possibilità di perdere la caratteristica
"transitoria", implicita nel nome, per acquisire quella di normale residente e
cittadino.
Il Rapporto Caritas-Migrantes offre molti spunti utili per costruire una nuova
politica. Il primo riguarda come decidere quanti e quali migranti ammettere nel
paese. Il sistema è del tutto inadeguato. La introduzione di un "visto per
ricerca di lavoro" - o la sanatoria della posizione di chi, arrivato con un
visto turistico, trova un regolare lavoro - appare una delle vie per assicurare
che esista un effettivo incontro (anche personale) tra domanda ed offerta.
Un secondo punto riguarda l´insostenibilità dell´attuale procedura di rinnovo
annuale dei permessi di soggiorno, per l´intasamento degli uffici e le
lungaggini. Un rinnovo richiesto e non ancora accordato non consente al
richiedente di tornare al proprio paese, di fare un contratto, acquistare una
macchina, aprire un conto in banca, richiedere un´utenza domestica...
L´immigrato subisce vere e proprie vessazioni nella sua vita quotidiana.
L´affidamento agli enti locali - e non alle questure - delle pratiche di rinnovo
è una via da seguire. E afflitto da un percorso a ostacoli sarebbe poi
l´immigrato che cercasse di ottenere la cittadinanza, sbocco normale in altri
paesi ma del tutto eccezionale in Italia.
Infine è da rivedere la cosiddetta politica di "contrasto" all´immigrazione
clandestina che deve essere resa più efficiente senza per questo essere
oppressiva. I Centri di permanenza temporanea hanno acquisito cattiva fama, ma
una forma di trattenimento del clandestino (per l´identificazione, la
riammissione al paese di origine ecc.) è indispensabile ed esiste ovunque. Modi,
forme, qualità, durata del trattenimento possono essere riformati, ma il
principio non può essere disatteso.