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Immigrati, richiamo di Ciampi
"Nelle emergenze prevalga lo spirito umanitario"
Il capo dello Stato: "Un flusso che pone problemi, ma indispensabile a coprire i vuoti di manodopera" Monito a maggioranza e opposizione: "Devono entrambe evitare dannosi oltranzismi pregiudiziali"
DAL NOSTRO INVIATO GIORGIO BATTISTINI

 

da Repubblica - 20 marzo 2002


PADOVA - Ciampi mette in riga Bossi. Liquida i suoi ultimatum sull´immigrazione, ricordandogli che «nelle emergenze, come assistiamo in questi giorni, lo spirito umanitario deve prevalere su ogni altra considerazione». Sconfessa le sue recenti trovate: come italiani, ricorda, «non abbiamo né diffidenza né paura dell´Europa di Bruxelles».
La censura al capo leghista (al quale va appena il consolatorio riconoscimento per il principio di sussidiarietà e la devolution dei poteri dallo Stato centrale alla periferia regionale e all´Europa) sembrerebbe perfino un aiuto alla maggioranza contro un alleato difficile. Invece no, perché è seguito subito da un trasparente richiamo morale alla coalizione stessa. Leader incluso, ovviamente. Il capo dello Stato invita a dare «un´anima alla politica», facendo prevalere «una genuina etica delle istituzioni e un forte senso della Legge». In un Parlamento, dice pensando al conflitto d´interessi, «reso vitale dall´esercizio della libertà d´opinione e da un sano pluralismo dell´informazione, giornalistica e radio-televisiva».
Replica e messa a fuoco verso critiche anche recenti, quasi bilancio del suo primo «viaggio in Italia» alla vigilia ormai del terzo compleanno al Quirinale, questo di Ciampi a Padova. Ma anche di più. D´improvviso, il presidente trova accenti vistosamente critici verso il centrodestra. Ammonisce, corregge, censura. «Ci vuole rispetto per le parti, nella consapevolezza che la maggioranza oggi era minoranza ieri. E potrà tornare a essere minoranza domani», avverte quasi profetico. Serve dialogo «con spirito di apertura e rispetto dell´avversario politico». Parla al governo o all´opposizione? Nello splendido salone del palazzo della Ragione di Padova dove il presidente è in visita, quasi d´improvviso diventa vistosa la distanza tra il Quirinale e le frange estremiste della maggioranza. Proprio quelle di cui Berlusconi non può fare a meno.
IMMIGRAZIONE. «Pone problemi, ma appare indispensabile anche per riempire i vuoti della forza lavoro» lasciati da una collettività che vive a lungo ma fa pochi figli: «una società senza culle non ha fiducia nel futuro». Ciampi sceglie il Veneto moderato e leghista (e quella Padova che, afferma, «come Perlasca fa le cose ma non le dice») per liquidare le intolleranze estremiste dentro il governo. Questa è la regione che «ha dimostrato d´esser capace, forse più d´ogni altra, di assorbire gl´immigrati rispettandone identità e cultura». È un «problema di enormi dimensioni per tutta l´Europa», servono «regole concordate» tra l´Unione e i paesi d´emigrazione. Bisogna «delocalizzare» lavoro e capitali verso sud, come già s´è fatto con l´est.
EUROPA. Il fastidio di Ciampi per il partito che non ama il tricolore, l´inno nazionale, l´Europa («la nostra storia ci rende, ancora una volta, veneti ed europei» ha detto al presidente italiano il governatore Veneto, Galan) ritorna a tratti. Al Bossi che ancora poche settimane fa seminava imbarazzo nelle cancellerie dell´Unione, si rivolge Ciampi: «Non abbiamo né diffidenza né paura dell´Europa di Bruxelles. Né possiamo diffidare di Strasburgo, dove ha sede il Parlamento liberamente eletto». La sovranità nell´Europa «non la cediamo. La mettiamo in comune, che è cosa profondamente diversa. Come per la moneta, lo sarà per altri settori».
BERLUSCONI. Un decalogo per il capo del governo ma non solo, destinatario (innominato) di ruvide allusioni. «In democrazia la politica deve avere un´anima», dice Ciampi, ispirata anzitutto a una «genuina etica delle istituzioni e a un forte senso della Legge». La «buona politica» si fonda sul «reciproco riconoscimento» tra partiti consapevoli che la loro legittimazione è il voto popolare. Dialogo a tutti i costi, quindi, senza mai delegittimarsi. Occorrono «garanzie» (modifiche ai regolamenti parlamentari) in modo che la nuova legge elettorale consenta a maggioranza e opposizione «l´esercizio dei diritti. Evitando entrambe le parti dannosi oltranzismi preconcetti».