STRANAMENTE quest'anno in campagna elettorale uno dei temi più sentiti, l´immigrazione,
è stato o ignorato o esasperato, questo sia in Francia che in Germania,
in Olanda come in Svezia. Sembra quasi che i partiti tradizionali
rispettino un patto silenzioso a minimizzare la portata del fenomeno. A
quanto pare è prevalsa la tendenza ad escludere dal dibattito questo tema
così delicato, come se fosse meglio non usare il clima di esaltazione
della consapevolezza politica creato dalle elezioni per discutere i
problemi seri. Di conseguenza i partiti minori si sono gettati nella
mischia con slogan che vogliono il paese "invaso" dagli
immigrati e proclamano la necessità di mantenere "pure" le
nazioni. Come rimproverare agli elettori di guardare con sospetto al
silenzio dei partiti di maggioranza oppure di farsi ingannare dalla furia
degli estremisti?
È ora – anzi, è già tardi – che coloro che credono in un discorso
politico liberale e illuminato facciano valere le proprie ragioni. È il
caso di ricordare alcune semplici verità sulle migrazioni e trarne le
dovute conseguenze. Ecco cinque di queste verità, o almeno cinque spunti
di discussione.
Primo, emigrare non è un gioco. Di norma la gente non lascia la sua casa
per capriccio o per smania di avventura. In genere emigra per sfuggire a
condizioni disperate, come fecero molti europei partiti nel XIX e XX
secolo di solito alla volta dell´America. Sia che la scelta di emigrare
risponda a motivi di oppressione politica o di indigenza, è importante
rendersi conto che il prezzo che questa gente è pronta a pagare è alto e
la spinta a partire forte.
Secondo, l´immigrazione è un grande complimento ai paesi scelti dai
migranti come destinazione finale. Dove andare dovendo partire? La
risposta non è di solito la Cina o qualche paese africano, né lo è
ormai più gran parte dell´America Latina. I paesi che attirano i
migranti come calamite in genere sono ricchi e liberi. Il Canada è stato
il sogno di molti, ma anche i paesi europei, che dovrebbero andar fieri di
questo magnetismo, come per molto tempo hanno fatto gli Usa.
Grazie agli immigrati
Terzo, è fuorviante
pensare ad un´immigrazione contingentata, mirata a coprire posti vacanti
nell´high-tech o altri settori. Accaparrarsi un paio di informatici
indiani non è un motivo valido per concedere permessi di soggiorno
permanenti, se non altro perché questo tipo di immigrati è probabilmente
destinato a restare un´esigua minoranza. I paesi ricchi al giorno d´oggi
hanno bisogno di immigrati per occupare posti di lavoro che Adair Turner,
nel suo saggio Just Capital, definisce "ad alto contatto". La
gente nei paesi ricchi non ne vuole più sapere di sporcarsi le mani. Dal
lavoro nelle cucine dei ristoranti all´assistenza agli anziani, dalla
raccolta del cotone al lavoro nei cantieri, gli individui dei paesi ricchi
vogliono consumare servizi che non intendono più fornire in prima
persona. Forse non sarà un atteggiamento nobile aspettarsi che siano gli
immigrati a fare questi "lavori sporchi", ma per loro
rappresentano l´opportunità di salire di un gradino sulla scala della
speranza contribuendo al funzionamento delle economie e delle società
avanzate.
Quarto, nessuno ha finora analizzato fino in fondo le implicazioni dei
cambiamenti sociali e demografici in corso, ma è un dato di fatto che
senza gli immigrati i paesi sviluppati non potranno affrontare i costi del
Welfare State. Non è una cosa gradevole da dire. Usare i migranti per
soddisfare i bisogni della popolazione locale, senza però permettere loro
di aver parte dei benefici è un discorso che non alletta moralmente. Deve
esserci il modo di mitigare il risultato, ma senza l´immigrazione le
prestazioni sociali in tutta Europa sono destinate a subire tagli pesanti
nell´arco di una generazione.
Quinto, l´immigrazione può essere considerata sia alla stregua di un
passo verso la piena integrazione dei migranti, sia come una fase di
transizione nelle vite di questi individui. Bisogna aprire ai migranti
entrambe le possibilità, ma la seconda merita molta attenzione. Gli
italiani (e in seguito i turchi) emigrati nel nord Europa e poi tornati in
patria con un capitale sufficiente ad avviare una piccola attività sono
stati portatori di un doppio contributo, a sostegno dei paesi ospiti e di
quelli di origine. Il fatto che si possano verificare delle inversioni di
tendenza nei flussi migratori fa ben sperare. Il Portogallo e soprattutto
l´Irlanda ne sono ottimi esempi. Per più di un secolo l´Irlanda è
stata paese di emigrazione per eccellenza, oggi è talmente prospera da
attrarre a sua volta immigrati, persino dalla Gran Bretagna. Non è l´unica
via d´uscita, l´integrazione degli immigrati nel paese ospite ha più
senso, ma è auspicabile contribuire a creare condizioni sostenibili nei
paesi problematici con l´aiuto di una generazione di emigrati che
inizialmente trasferisca risorse per poi rientrare. Sono molte le
conseguenze che derivano da queste cinque semplici verità sull´immigrazione,
non da ultimo un dibattito più razionale. Visto dalla prospettiva di
queste verità l´allargamento ad est dell´Ue ad esempio è altamente
auspicabile non "benché", ma "perché" forse porterà
ad una migrazione dai nuovi Stati membri ai vecchi. Così sarà possibile
creare altri "portogalli" e "irlande" e insieme
mantenere il benessere di regioni già prospere.
Traduzione di Emilia Benghi
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