L´INSICUREZZA pare stringere e costringere insieme, nello stesso cerchio,
il fenomeno dell´immigrazione e le paure che costellano la nostra vita
quotidiana. Pare, inoltre, alimentare la crescente domanda d´ordine e di
controllo che pervade la società. Al punto da farci accettare l´ipotesi
di limitare le nostre libertà. Il cerchio dell´insicurezza: in parte,
almeno, è artificiale, perché i riferimenti attorno a cui ruota sono
meno scontati, meno evidenti di quanto si tende a pensare. Di quanto
ritengano e sostengano molti osservatori, molti attori della vita
pubblica.
SEGUE A PAGINA 15
L'INSICUREZZA
ARTIFICIALE
L´incertezza
per il futuro aumenta e suggerisce di dare più poteri all´autorità
L´immigrazione, in particolare. Suscita preoccupazione, certamente. Ma
senza raggiungere il livello, estremo, suggerito da molte descrizioni
correnti. E non più, anzi, meno del passato. Il sondaggio realizzato da
Eurisko per Repubblica fornisce, al proposito, alcune indicazioni
significative. Tra gli italiani intervistati, il 25% considera gli
immigrati un pericolo per l´identità culturale e religiosa, il 28% una
minaccia per l´occupazione, il 35% un problema di ordine pubblico. Sono
quote rilevanti. Ma stabili e anzi, per alcuni versi, in declino rispetto
gli anni scorsi. In quanto all´ordine pubblico e alla sicurezza
personale, in particolare, si registra un calo sensibile anche in
confronto a pochi mesi fa.
Lo suggerisce la comparazione con i dati dell´indagine della Fondazione
Nord Est, svolta negli scorsi mesi di gennaio e febbraio, in sette paesi
europei, fra cui l´Italia. Da cui si desume, fra l´altro, come il
fenomeno migratorio nel nostro paese sollevi minore allarme rispetto al
resto d´Europa. Oggi. A differenza degli anni scorsi, quando l´Italia
appariva una sorta di "penisola della paura". Dei sondaggi,
peraltro, è lecito dubitare. E, comunque, vanno valutati con prudenza, in
quanto registrano opinioni specifiche. Reazioni a quesiti stabiliti da chi
progetta l´indagine.
Tuttavia, da anni proponiamo le stesse domande a diversi campioni di
popolazione nazionale, ricorrendo a diversi istituti demoscopici. Con
esiti coerenti. Che suggeriscono, insieme, un sentimento, verso gli
immigrati, che si sta "normalizzando". Forse perché è ormai
estesa l´opinione che li considera una risorsa per l´economia; ma anche
un´opportunità di apertura culturale (quasi il 50% degli intervistati si
esprimono in tal senso). Peraltro, circa tre italiani su quattro vedono
con favore l´ipotesi di concedere il diritto di voto amministrativo agli
stranieri regolari che pagano le tasse. Anche in questo caso si tratta di
un orientamento stabile, verificato in altre indagini, in altri tempi. Un
atteggiamento che non risente dei notevoli sbalzi d´umore registrati dal
dibattito politico su questo argomento.
Gli italiani, quindi, appaiono ragionevolmente preoccupati da un fenomeno
nuovo, che modifica il loro orizzonte. La loro mentalità, maturata in
oltre un secolo trascorso a "emigrare". Partire per altre mète.
Lontane. Mentre oggi è il loro – nostro - paese ad essere mèta di un
esodo crescente. Preoccupati, ma senza enfasi.
Peraltro, di fronte all´immigrazione, essi presentano orientamenti
differenziati. Un quarto di essi esprime posizioni chiuse e ostili. Vive l´immigrazione
con fastidio, non ne coglie particolari motivi di utilità. Il 37%, sul
versante opposto, dimostra grande apertura nei loro riguardi. Li considera
"una risorsa". Non li teme. In mezzo, fra questi poli, altri due
gruppi di persone approcciano gli immigrati con atteggiamento ambivalente.
Il 10% in modo pragmatico. In quanto li considera una fonte di problemi.
Ma, comunque, necessari, di fronte alle esigenze del mercato e della
società.
E´ un orientamento condiviso soprattutto fra gli imprenditori e nel Nord
Est, dove il disagio con cui la società affronta l´impatto dell´immigrazione
è contrastato, sopito, da valutazioni di merito e di utilità. Perchè
senza immigrati lo sviluppo rallenta; e le molteplici esigenze di
assistenza, tipiche di una società anziana, come la nostra, non
troverebbero risposta. Infine, quasi il 30% degli intervistati manifesta
al proposito un atteggiamento agnostico e distaccato. Non teme l´immigrazione,
ma non la ritiene una necessità, una leva essenziale per sollevare il
mondo economico e dell´assistenza.
Gli italiani vivono, quindi, il fenomeno migratorio in modo distinto. Un
quarto di essi con sofferenza. Oltre un terzo con apertura. Il resto senza
posizioni preconcette. Senza ideologie. In modo pragmatico. Prudente.
Distaccato. Nulla che denunci una sindrome acuta, un male oscuro che si
propaga rapidamente.
Quindi, non sono gli immigrati; non è la presenza degli stranieri, in
rapida crescita, che spiegano l´insicurezza degli italiani. Un sentimento
diffuso. Che appare sempre più diffuso. E senza ideologia. Perché
colpisce a destra come a sinistra. Soprattutto i più anziani. Gli strati
più marginali sotto il profilo sociale e culturale. L´insicurezza. La
preoccupazione, condivisa, percepita in modo più acuto, rispetto a un
anno fa, dal 62% degli intervistati, quando si parla del degrado
ambientale. Quando si evoca l´ombra del terrorismo. La preoccupazione: da
cui metà degli italiani confessa di essere afflitta, sempre più, in
riferimento al tema della criminalità. Ma anche in merito alla pensione o
al lavoro. Al futuro. Crescono le incertezze degli italiani. La loro
inquietudine. Tanto più dopo l´11 settembre dell´anno scorso. E si
accompagnano alla richiesta di sorveglianza sugli ambienti di vita.
Due terzi tra gli intervistati vedono con favore l´aumento dei controlli
sulle persone: nelle strade, nei luoghi di lavoro, nelle sedi pubbliche.
Darebbero più poteri "discrezionali" alle forze dell´ordine,
alle autorità. Ci piace sentirci più controllati. Anche a costo di
rinunciare a porzioni significative della nostra libertà.
C´è meno disponibilità a legittimare i controlli quando entrano in
gioco i nostri "conti" (bancari); le nostre comunicazioni
private. Anche se la macchina della vigilanza, quando si mette in moto,
difficilmente si ferma davanti ai recinti del nostro interesse, della
nostra privacy.
La preoccupazione verso il fenomeno migratorio, quindi, non è aumentata
nell´ultimo anno. Ma l´angoscia sociale sì.
Tuttavia, l´immigrazione è il principale bersaglio delle politiche
securitarie. Il principale oggetto di interventi che mirano a rassicurare
la società. Attraverso misure che, come mostra il sondaggio
Eurisko-Repubblica, registrano un significativo consenso fra i cittadini.
In particolare, è largamente condivisa l´idea di chiedere a tutti gli
immigrati, compresi quelli di cittadinanza italiana, di portare con sè un
documento di identità "speciale". Mentre una quota più ridotta
aderisce alla proposta di rilevare le impronte a tutti gli immigrati.
Anche a quelli regolari, già "certificati" e
"identificati" dalle autorità.
Non fanno più tanta paura gli immigrati. Anzi, li riteniamo sempre più
"necessari". Ma i provvedimenti che li riguardano in modo
diretto non dispiacciono. Perché respiriamo un´aria inquieta. Flottiamo
in un´atmosfera di incertezza. Delimitare il pericolo, dargli un nome
preciso, ci conforta. Serve a dare un volto all´ombra indistinta che
grava su di noi. Serve, alle istituzioni e ai soggetti politici, per
"ridurre" i fattori di incertezza, contro cui intervenire.
Riassumendoli in uno solo. L´immigrazione, appunto. Non importa se ci
allarma meno di un tempo.
Per questo è meglio non illudersi. Non basterà la legge Bossi-Fini a
spezzare il cerchio dell´insicurezza che ci stringe. Mentre rischia di
accentuarne l´impronta.
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