torna a STATO, REGIONI, PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
I
misteri della devolution |
|
Il progetto di riforma costituzionale
presentato dal Ministro Bossi e la sua pretesa che venga votato prima
della Finanziaria, hanno scatenato forti reazioni. L'opposizione è
sulle barricate e paventa la frattura del paese, la maggioranza è
profondamente divisa, e l'ipotesi del Presidente del Consiglio di porre
la fiducia su un progetto di riforma costituzionale rappresenterebbe uno
strappo inedito non solo per la pratica istituzionale ma anche per il
semplice buon senso. Ma cos'è esattamente il progetto di devolution di
Bossi? Quali le sue conseguenze sul nostro ordinamento costituzionale,
già modificato dalla riforma
del Titolo V? Con il
progetto Bossi, le Regioni acquisterebbero competenze esclusive
su sanità, istruzione e polizia locale, laddove ora, dopo
la riforma costituzionale del 2001, le Regioni hanno competenza concorrente
su sanità e istruzione e nulla in termini di polizia locale. Se anche la
Riforma Bossi andasse avanti, non è chiaro come e quando le Regioni
acquisterebbero queste competenze. Si tratta in ogni caso di una riforma
Costituzionale e dunque, senza la maggioranza qualificata richiesta,
la proposta di legge dovrebbe essere approvata senza modifiche per due
volte a distanza di almeno due mesi da Camera e Senato. Anche se
approvata, per diventare operativa, richiederebbe comunque di essere
ratificata da un referendum successivo, se richiesto da un quinto dei
membri di una Camera, cinque Consigli regionali o cinquecentomila
elettori. La norma
("Le Regioni attivano competenze esclusive…") è
sufficientemente vaga da non permettere di capire se queste competenze
esclusive possono essere attivate soltanto a patto che tutte le Regioni
siano d'accordo, oppure se una Regione può andare avanti da sola. Il
compromesso politico che ha condotto alla presente formulazione del
disegno di legge Bossi potrebbe anche suggerire la prima
interpretazione. In questo caso, però, la Riforma Bossi, anche se
approvata, non sarebbe probabilmente mai applicata (che è quello
che verosimilmente sperano tutte le altre componenti della maggioranza
diverse dalla Lega). Tuttavia, nessuno lo sa con certezza. Avere
competenze concorrenti significa che le Regioni possono
legiferare, ma solo all'interno dei principi generali definiti con legge
dello Stato, cioè all'interno dei confini definiti dalla legislazione
statale. Avere competenze esclusive significa che soltanto le
Regioni possono legiferare sulle materie indicate. Le leggi regionali,
comunque, sono al pari di quelle statali soggette alla Costituzione. Con il
progetto Bossi gli spazi di autonomia consentiti alle Regioni
sarebbero enormi. Per esempio, la sanità in Italia è
organizzata dal 1978 sulla base di un sistema sanitario nazionale.
Questa è tuttavia una scelta non necessaria alla luce della
Costituzione, che si limita a stabilire (art 32) che "la Repubblica
tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse
della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti." In
altre parole, se volesse farlo, una Regione con competenze esclusive nel
campo sanitario potrebbe decidere di abolire il sistema sanitario nel
suo territorio, sostituendolo, per esempio, con un sistema di mutua o
con una sanità interamente privata (integrata dal finanziamento
pubblico delle cure agli indigenti). Sennonché
questa enorme autonomia sarebbe in parte mitigata dalle altre norme
previste nel Titolo V. La Riforma Bossi si limita ad aggiungere
un capoverso all'art.117 della Costituzione (l'articolo che definisce le
competenze relative dei diversi livelli di Governo); tutto il resto
resterebbe comunque in vigore. Rimarrebbela lettera m. dell'art.117, che
attribuisce allo Stato (cioè al Governo centrale) la
"determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su
tutto il territorio nazionale", tra cui vanno annoverate certamente
anche istruzione e sanità. Per cui, anche se una Regione ottenesse
competenze esclusive in campo sanitario, non è chiaro fin dove potrebbe
spingersi nella ridefinizione del pacchetto di prestazioni fornite ai
cittadini e delle sue modalità di finanziamento. Resterebbe
inoltre in vigore anche l'art.119, che stabilisce i meccanismi di
finanziamento alle Regioni riformate. Questo articolo prevede due fondi
perequativi tra le Regioni: il primo, che riduce (non è precisato
in che misura) le differenze nelle risorse tributarie procapite, e il
secondo, che prevede che lo Stato attivi trasferimenti addizionali a
favore dei territori più poveri per garantire il rispetto dei diritti
di cittadinanza su tutto il territorio nazionale. Dunque, anche con la
Riforma Bossi, appare difficile immaginare un ampliamento del divario
nelle risorse attribuite alle Regioni per la sanità e l’istruzione, a
meno di una definizione in senso riduttivo dei diritti di cittadinanza. 7. Come già
notato, a seguito della Riforma Costituzionale dell'ottobre 2001, le
Regioni italiane hanno già ottenuto competenze concorrenti nel campo
dell'istruzione, oltre a quelle che già avevano per la sanità. Nel
caso dell’istruzione, non è stato ancora chiarito cosa ciò implichi
per le responsabilità di spesa. Gli insegnanti continueranno a essere
pagati dallo Stato o provvederanno le Regioni? Con la Riforma Bossi, la
risposta diventerebbe ovvia: la responsabilità si trasferisce alle
Regioni e con essa le relative risorse finanziarie (nell’ordine dei 35
miliardi di euro). 8. Una
volta approvata, la riforma deve essere attuata e Bossi può sperare che
in sede di attuazione si trovi un equilibrio politico a lui favorevole.
La Riforma Bossi va letta assieme ai nuovi meccanismi di finanziamento
regionale ancora da definire. È evidente che la Lega (cfr. Segnalazione
la Voce) punta ad un sistema di finanziamento che lasci più quattrini
al Nord. Nei paesi federali, dove sanità e istruzione sono competenze
esclusive degli stati regionali (Canada, Australia), lo stato centrale
"corrompe" gli stati regionali attraverso i trasferimenti,
perché questi garantiscano il rispetto del principio di universalità
nell'accesso e un minimo di standardizzazione nei servizi. Con la
riforma, la Lega può sperare che le Regioni del Nord riescano a
spillare più soldi allo Stato, per esempio, per finanziare la mobilità
sanitaria dal sud al nord del paese. 9. La
Riforma Bossi attribuisce anche competenze esclusive nel campo della polizia
locale. Cosa sia la polizia locale, nessuno lo sa e i sostenitori
della riforma si guardano bene dal dirlo. Vigili urbani e guardie
forestali, d’altra parte, sono già locali. Secondo il Ministro
Castelli sarebbe una nuova forza di polizia che dovrebbe occuparsi dei
reati minori. Tuttavia, questo sembrerebbe in contrasto con la lettera
h. dell’art.117, che attribuisce invece queste competenze
esclusivamente allo Stato. |
|
Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli. Unica condizione: mettere in evidenza che il testo riprodotto è tratto da www.lavoce.info.