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16-07-2002 |
Le mutue volontarie:la proposta del ministro Sirchia |
Luca Beltrametti |
La parte sulla sanità del DPEF non dice nulla di preciso in proposito. Ma il Ministro Sirchia si è recentemente pronunciato a favore dell’attivazione di “mutue” a livello regionale o di categoria, alle quali i cittadini possano contribuire su base volontaria, ricevendo prestazioni nel caso si verifichi una forma di non autosufficienza. In questo quadro si è fatto spesso riferimento anche alle polizze assicurative Long Term Care (LTC). La necessità di maggiori risorse per la non autosufficienza è evidente alla luce delle tendenze previste per i prossimi decenni: rapido invecchiamento della popolazione, aumento dei costi unitari delle prestazioni e crescente difficoltà a trovare assistenza all’interno dei nuclei familiari. L’idea che il ricorso alle polizze assicurative private LTC (“Long Term Care”) possa costituire una soluzione adeguata alle difficoltà attuali è tuttavia infondata. Questi strumenti sono poco diffusi anche nei paesi anglosassoni dove i modelli di welfare sono relativamente “orientati al mercato”: negli Stati Uniti (anche in assenza di programmi pubblici adeguati) solo il 5% della popolazione ha acquistato prodotti di questo tipo; nel Regno Unito sono attive solo circa 25.000 polizze. Lo scarso successo di questi prodotti non stupisce alla luce dei seguenti elementi fortemente negativi:
In termini generali, sia la presenza di discriminazioni eticamente inique, sia l’alto costo delle polizze LTC trovano origine nella natura volontaria di questi schemi assicurativi: dato che gli individui non sono obbligati al loro acquisto, e i premi elevati tendono a selezionare solo le persone con grado di rischio più elevato, non è possibile coprire queste ultime con i contributi delle persone che sono meno soggette al rischio di cadere in condizioni di non autosufficienza. Siamo quindi su un terreno nel quale le risposte pubbliche universali hanno una maggiore efficienza degli schemi volontari, a livello di regione o categoria. La proposta di mutue con partecipazione volontaria del Ministro Sirchia appare dunque incapace di offrire soluzione ai reali problemi dell’assistenza alle persone non autosufficienti. Un modello invece da prendere in considerazione è quello tedesco: la natura obbligatoria e l’universalità costituiscono aspetti assolutamente centrali del fondo nazionale per la non autosufficienza attivato nel 1996: in particolare, rendono possibili livelli contributivi a carico dei cittadini proporzionali al reddito, indipendenti dall’età e dalle condizioni di salute con piena copertura dei familiari a carico. Il varo dello schema tedesco è stato preceduto da un’analisi molto seria del funzionamento degli istituti precedentemente in vigore: è molto grave invece che in Italia non si abbiano dati ufficiali sui principali istituti oggi attivi. Ad esempio, non si conosce il numero di percettori di indennità di accompagnamento (nota 2) ne’ tanto meno la loro distribuzione per classi di età. Lodevoli eccezioni a questo proposito sono le province autonome di Trento e di Bolzano che, peraltro, sono in una fase avanzata di elaborazione di schemi regionali per la non autosufficienza che traggono spunto dagli aspetti essenziali del modello tedesco. Luca Beltrametti NOTA 1: L’assicuratore è meno informato dei potenziali sottoscrittori sulle effettive condizioni di salute di quest’ultimi. Per tutelarsi contro questa asimmetria informativa, l’assicuratore richiede un premio troppo elevato , finendo per selezionare le persone maggiormente a rischio di cadere in condizioni di non autosufficienza. NOTA 2 :L'indennità di accompagnamento, prevista dalla legge 11.2.1980, n. 18, è la provvidenza economica riconosciuta dallo Stato, in attuazione dei principi sanciti dall'art.38 della Costituzione, a favore dei cittadini la cui situazione di invalidità, per minorazioni o menomazioni, fisiche o psichiche, sia tale per cui necessitano di un'assistenza continua; in particolare, perché non sono in grado di deambulare senza l'assistenza continua di una persona oppure perché non sono in grado di compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita |