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10 Febbraio 2003
"IL
LIBRO BIANCO SUL WELFARE"
Articolo per L'Unità di Livia Turco
Servizi sociali Articolo per L’Unità
Dopo due anni di assordante silenzio sulle politiche sociali, il Governo ha
finalmente battuto un colpo presentando il Libro Bianco sul Welfare” che, tra
l’altro, indica l’obiettivo di raddoppiare nei prossimi dieci anni la spesa
per i servizi sociali. Apprezziamo questo impegno. Sappiamo che esso potrà
essere realizzato con gradualità. Ma, allora, per essere credibile, il Governo,
deve indicare l’inizio e le tappe entro cui intende scandire il perseguimento
di tale obiettivo. Di questo non c’è traccia nel Libro Bianco. Parlano però
i fatti. I quali vanno in una direzione opposta a quella solennemente promessa.
Infatti, pochi giorni dopo la presentazione del Libro Bianco- a simbolica
conferma dello scarto tra il dire e il fare- il Ministro Maroni ha presentato in
Conferenza Stato-Regioni-Città una proposta di riparto del Fondo per le
politiche sociali che prevede una decurtazione di oltre il 50% delle risorse
nazionali che devono essere trasferite alle Regioni e ai Comuni e che sono
finalizzate ad incrementare e qualificare la rete dei servizi sociali
territoriali. Proposta respinta da tutte le Regioni. Tale riduzione avviene
perché il Governo mette a carico del Fondo Nazionale per le politiche sociali
il finanziamento delle leggi che prevedono l’assegno di maternità,
l’assegno per il terzo figlio, i congedi parentali, il congedo pagato per i
genitori di ragazzi disabili gravi (tutte Leggi del Centro Sinistra) senza
prevedere che esse, in quanto contemplano diritti soggettivi, comportano un
incremento di risorse. Inoltre, mette a carico del Fondo Sociale, senza
finanziamenti aggiuntivi, le tanto pubblicizzate politiche per le giovani coppie
e per i nidi aziendali.
Che politica per la famiglia è quella che per finanziare gli interventi per le
giovani coppie taglia risorse ai servizi sociali territoriali o per finanziare
gli asili nido aziendali toglie risorse alla Legge 285/97 per l’infanzia e
l’adolescenza che ha, tra l’altro, consentito l’apertura di molti asili
nido sul territorio o alla Legge 162/98 a favore delle persone con disabilità
grave? Togliere ai bambini ed alle persone più fragili per dare agli sposi: è
questa la nuova frontiera delle politiche familiari? In queste scelte si coglie
un mutamento culturale delle politiche sociali: si privilegiano i trasferimenti
monetari anziché puntare sulla rete integrata dei servizi; si esalta la
famiglia come nucleo astratto anziché valorizzarla come comunità di persone
con differenti età e portatrici di differenti bisogni e diritti; si ritorna al
centralismo e all’uso discrezionale delle risorse anziché valorizzare le
comunità locali, le reti comunitarie e la partecipazione dei soggetti sociali.
Il dato vero è che quella perseguita dal Governo, in questi due anni, è una
politica di “abbandono” degli interventi sociali abbellita da una strategia
di annunci e promesse che non trovano riscontro nei fatti. tanto più cinica in
quanto inganna le persone più deboli e in difficoltà. E’ doveroso ricordare
la recente Legge Finanziaria. Essa cancella il reddito minimo di inserimento;
riduce di 1,7 miliardi di EURO i trasferimenti agli Enti Locali impoverendo così
quel “Welfare locale” che non solo ha garantito maggiori servizi ma
rappresenta una modalità innovativa di organizzazione delle risorse, di
partecipazione dei cittadini, e contribuisce a promuovere cittadinanza e comunità.
Inoltre, il saldo tra riduzione dell’IRPEF e maggiori imposte locali o minori
servizi sarà molto negativa per una famiglia su cinque, soprattutto per i ceti
molto poveri (incapienti) che non beneficiano delle riduzioni IRPEF per il 2003.
La delega in materia fiscale concentrerà, se approvata, gli sgravi fiscali su
10% dei contribuenti più ricchi e non prende in considerazione quel 12-13%
della popolazione che risulta fiscalmente incapiente ed è quindi
impossibilitata, in assenza di uno strumento di imposta negativa, di trarre
vantaggio dalla riduzione del carico fiscale. Le minori risorse per la sanità e
la scuola pubblica aumenteranno il costo delle prestazioni sanitarie e
impoveriranno le attività formative. Infine, la delega sulla previdenza che
arriverà nei prossimi giorni alla Camera , attraverso la riduzione dei
contributi all’INPS di 3-5 punti smantella la previdenza pubblica, mette a
rischio la possibilità per l’INPS di pagare le pensioni in essere, riduce la
pensione ai nuovi assunti, non aiuta i giovani lavoratori atipici a costruirsi
una pensione adeguata; toglie obbligatoriamente ai lavoratori il TFR. I fatti
dicono dunque che il Governo porta avanti una politica di destrutturazione dei
diritti e del Welfare pubblico. Lo fa non con il volto arcigno del neoliberismo
bensì con quello paternalistico del populismo. Ma la sostanza non cambia. E’
in questo contesto che va valutata la proposta del Libro Bianco sul Welfare e la
sfida in esso contenuta: costruire l’equità tra le generazioni governando in
modo attivo la transizione demografica. Una sfida che raccogliamo e rilanciamo
sul piano della progettualità e della concretezza. Innanzitutto perché nella
nostra azione di governo abbiamo avviato un processo di riforma del Welfare
animato da un’idea guida: la solidarietà tra le generazioni e la cittadinanza
come promozione della dignità delle persone. A partire di qui abbiamo
cominciato a modificare la composizione della spesa sociale aumentandola e
riqualificandola nel momento in cui risanavamo il debito pubblico e portavamo
l’Italia nell’Euro. Abbiamo messo sotto controllo la spesa previdenziale
facendo risparmiare ben 160mila miliardi di vecchie lire tra il 1998 e il 2002
ed abbiamo aumentato la spesa per la Sanità, per la Scuola e per le politiche
sociali. Quest’ultima è passata dallo 0,02 di incidenza sul PIL nel 1996 allo
0,15 del 2001, in termini di incidenza sul PIL di 8 volte superiore a quella
iniziale. La spesa per interventi contro la povertà e per il sostegno alle
responsabilità famigliari ha incrementato le risorse di 21.000 miliardi di
vecchie lire annue. Abbiamo avviato una politica per le famiglie che ha
coniugato il realismo della concretezza con la forza dei valori: maternità e
paternità, valore dei figli, responsabilità dei genitori, diritti
dell’infanzia, società accogliente nei confronti della nascita. Per questo
colpisce ed amareggia che il Libro Bianco si ostini a disconoscere e a negare
l’evidenza di questi fatti. Dunque, accettiamo la sfida della equità tra le
generazioni. Che noi preferiamo chiamare patto di reciprocità tra padri e
figli, tra donne e uomini, tra nativi e migranti. Perché se ci si vuole
misurare davvero con la composizione demografica del nostro Paese e
dell’Europa non ci si può limitare all’allarme sulla riduzione delle
nascite e proporre una politica natalista affidata per altro al solo intervento
fiscale. Anziché parlare di politiche favorevoli alla natalità preferiamo
investire in politiche capaci di superare gli ostacoli che si frappongono al
desiderio di maternità e di paternità per costruire una società amichevole
nei confronti della nascita ; di sostegno alle scelte delle donne e degli
uomini; di promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Anziché
puntare sullo strumento fiscale che da solo non risolve il problema del sostegno
al costo dei figli insistiamo sulla necessità di una pluralità di misure e
strumenti: l’occupazione femminile, la conciliazione tra vita lavorativa e
vita famigliare, la rete integrata di servizi territoriali, i trasferimenti
monetari attraverso un’adeguato sistema di assegni per i figli. Se è vero
che, invertendo una tradizione secolare, i nostri figli potranno avere meno dei
loro padri e delle loro madri, allora, insieme alle politiche per le famiglie e
per sostenere il costo dei figli ciò su cui dobbiamo puntare è la qualità dei
lavori; un’agenda formativa per ciascuno; sono le opportunità riconosciute ai
giovani per costruire un loro progetto di vita; è la solidità dei sistemi
previdenziali; sono le politiche di inclusione dei cittadini stranieri; sono le
politiche per gli anziani, sia per le persone attive sia per quelle non
autosufficienti. Questi aspetti cruciali non trovano riscontro nel libro bianco.
Ci adopereremo, dall’opposizione, a scrivere tali capitoli.