www.segnalo.it - Politica dei servizi sociali - Saggi e Articoli
HOME PAGE |
L´INTERVISTA
L´idea dei vertici azzurri al vaglio di Berlusconi. Se ne parlerà a fine mese in
un´assemblea del partito
"Noi, presunti beneficiari della riforma, in prima fila per il no. Bastano
cinque firme"
Bassolino, la sfida delle Regioni "Raccolgo il sì dei
governatori"
Cinquantamila euro per candidarsi in Forza Italia
UMBERTO ROSSO
ROMA - «Pochi minuti dopo il voto del Senato, con l´approvazione della
devolution, la Regione Campania ha attivato i meccanismi per arrivare al
referendum. Serve il consenso di cinque consigli regionali. Sono convinto che
saranno molti più». Antonio Bassolino ha dato il via: ha portato in giunta la
delibera contro una riforma che «divide e penalizza non solo il Sud ma l´intero
paese». Ora, tocca al consiglio regionale campano, chiamato a pronunciarsi dopo
la pubblicazione del testo sulla Gazzetta Ufficiale. Ma la sfida è già partita.
Presidente Bassolino, è questa la strada per arrivare al referendum
confermativo? Non servirà più raccogliere le 500 mila firme?
«Penso che sia utile e importante procedere sia con il pronunciamento delle
cinque regioni che con la raccolta delle firme. E noi stessi daremo una mano al
comitato presieduto da Oscar Luigi Scalfaro per sottoscrivere il più alto numero
di adesioni fra i cittadini italiani».
Non sarà un "doppione"?
«No. Perché su un tema così delicato come le riforme costituzionali la
sottoscrizione consente ai cittadini di partecipare e di attivarsi, a cominciare
appunto dalla campagna per le firme. E, al contempo, è significativo che giusto
dalle Regioni parta subito la richiesta referendaria. Proprio da quei soggetti
cioè che secondo la legge dovrebbero beneficiare delle nuove norme. E che invece
- ecco il punto - le considerano profondamente sbagliate e dannose».
Chi seguirà l´esempio della Regione Campania?
«Ci siamo sentiti con gli altri presidenti. Vendola in Puglia, Errani in Emilia,
Spacca nelle Marche. Ho apprezzato le parole di Marrazzo e di Illy. Ci sentiremo
con tutti, ancora, nei prossimi giorni. Sono molto fiducioso: saremo ben più di
cinque regioni a chiedere la non conferma della devolution. Al Sud, al Centro,
ma anche al Nord».
Anche nel Nord?
«Certo. In Piemonte, in Liguria, per esempio».
Nelle Regioni governate dal centrosinistra...
«Veramente il mio augurio che anche quelle del centrodestra possano aderire alla
nostra iniziativa. Anche con opinioni diverse dalla mia».
Che vuol dire, governatore?
«Che è giusto, in ogni caso, dare la parola ai cittadini. Insomma: se i
presidenti del centrodestra sono convinti delle proprie ragioni, della giustezza
della riforma, dovrebbero anche essi chiamare i cittadini ad esprimersi. In ogni
caso, si andrà sicuramente al referendum confermativo: attraverso la "strada"
aperta dalla Campania e anche con la raccolta firme. Per evitare il pasticcio e
il caos istituzionale che, diversamente, ci aspettano».
Caos istituzionale?
«Una vera e propria confusione. Invece di un reale Senato federale, si crea un
Senato staccato dalle regioni. Che non vota la fiducia al governo, ma può porre
veti a leggi importanti. Evidenti poi sono le preoccupazioni in materia di
eguaglianza di tutti i cittadini su sanità e istruzione. Per non parlare del
delicato aspetto della sicurezza e dell´ordine pubblico».
Parliamone invece.
«Nasce la polizia amministrativa regionale. Io ho fatto il sindaco, e conosco la
polizia municipale: il corpo dei vigili urbani, alle dipendenze dei comuni. Ma
la polizia regionale, che cos´è? Un nuovo corpo di polizia che si aggiunge alla
ps, ai carabinieri, alla guardia di finanza? Un´assurda e impensabile
regionalizzazione di un corpo nazionale? Mistero. Nessuno lo sa. Una fonte di
contrasti, di divisioni, di contenzioso permanente. La devolution non è un
federalismo più spinto, è la fine del federalismo giusto e solidale».
Ma l´articolo V sulle autonomie, approvato dal centrosinistra, non ha innescato
contrasti Stato-Regioni?
«E infatti si trattava di superare quei limiti. Non certo di moltiplicarli.
Però, è bene ricordarlo, l´articolo V fu voluto e sollecitato da tutti
presidenti delle regioni, eccezion fatta per Galan. E votato da un referendum
confermativo. Ciò detto, quella modifica si è dimostrata inadeguata. Ha posto
problemi di conflitto fra Stato e Regioni, mancava il Senato federale. La
riforma andava completata, bisognava lavorare per superare quei limiti. La
devolution invece li aggrava e spacca il paese».