Chi ha
paura del non profit? La domanda è d’obbligo, se si osservano le
vicende che ancora oggi impediscono la nascita a Milano della cosiddetta
Authority del Terzo settore. Una vita travagliata davvero quella della
futura agenzia, che stenta a decollare. All’appello manca ancora il
decimo componente della squadra: sono le Regioni a doverlo nominare, ma
non trovano un accordo. Roba da non credere. Eppure la designazione di
Milano come sede non è in discussione. C’è un presidente nominato,
Lorenzo Ornaghi, pro-rettore dell'Università Cattolica, persona
autorevole e competente. Ci sono altri otto componenti individuati, tra i
quali spiccano alcune nomine di chiara matrice politica, insieme ad altre
che denotano una scelta di competenza (due tra tutte, quelle di Gian Paolo
Barbetta e di Salvatore Pettinato). Ma manca il decimo uomo, anche se nel
convegno che si è tenuto lunedì a Milano, lo stesso ministro del
Welfare, Roberto Maroni, a cui spetta la competenza del volontariato, è
stato costretto a precisare che, in assenza della nomina delle Regioni,
entro i primi giorni di marzo l’Authority verrà comunque insediata.
La tormentata vicenda dell’Authority è la metafora della nostra qualità
amministrativa e politica, che la scelta di Milano capitale del
volontariato dovrebbe sancire. Riusciranno i componenti dell’Authority,
con il sostegno di tutto il mondo del non profit, milanese e non, a farla
diventare davvero una esperienza di eccellenza?
Si sa, infatti, dopo un tormentato dibattito, a che cosa finalmente
dovrebbe servire l’agenzia. Nata con un vizio genetico minimalista
(sarebbe dovuta servire, secondo alcuni, esclusivamente a verificare la
conformità dei requisiti delle cosiddette Onlus, le organizzazioni non
lucrative, per avere diritto ai vantaggi fiscali previsti dalla legge)
sotto l’egida del ministero delle Finanze, la nascente Authority ha
arricchito via via i suoi compiti, per assumere una funzione non di puro
controllo fiscale, ma di animazione, promozione e sviluppo del non profit.
Una doppia funzione, quindi, che potrebbe non piacere a qualcuno.
In parallelo al dibattito sull’Authority, infatti, si è sviluppato da
un lato un aumento di attenzioni e di interessi intorno al Terzo settore,
e dall’altro la consapevolezza dell’enorme flusso di risorse
economiche che, su questo mondo, dovrebbe rovesciarsi, secondo quanto
previsto dalla altrettanto tormentata vicenda dele Fondazioni bancarie.
Centinaia di milioni (di euro) che andranno devoluti per legge in
iniziative a sostegno del non profit.
Proprio per questo, sarebbe quindi indispensabile e non più dilazionabile
l’effettivo decollo di un’Authority forte e competente, in grado non
solo di individuare gli eventuali «abusivi», ma anche e soprattutto di
indicare linee- guida e principi di efficacia nel deflusso di risorse
cospicue.
Milano sede dell’Authority ha quindi un compito importante ed
emblematico. Un compito di buon governo. Perché il mondo del volontariato
e della sussidiarietà possa crescere e svilupparsi senza ipoteche e senza
trasformarsi necessariamente in business.
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