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Seminario: “Nuovo
quadro di riferimento normativo e programmazione legge 285/97”
Comunicazione su
Il ruolo
programmatorio delle Regioni nelle politiche per l’infanzia e l’adolescenza
alla luce del modello offerto dalla legge n. 328/2000. Il suo rapporto con la
legge 285 e le altre leggi d’area sociale relative ai minori
Paolo Ferrario, professore a contratto di Politica sociale presso il Corso di laurea in Servizio Sociale dell'Università di Venezia. E' autore del volume Politica dei servizi sociali, Carocci Editore, Roma, 2001 e gestisce il sito web www.segnalo.it
Sintesi della comunicazione
Con la fine degli anni ’90 ed in particolare con la Legge 285/1997 è possibile affermare che nella politica sociale dello Stato Italiano si è avviata la costruzione di una specifica “politica per le famiglie”.
Il particolarissimo percorso della sua
formazione è stato il seguente:
-
rafforzata posizione costituzionale delle Regioni
nell’ordinamento dello Stato;
-
sviluppo di servizi
socio-sanitari di consulenza e informazione;
-
estensione dei ruoli e funzioni dei comuni;
-
riconoscimento e valorizzazione dei soggetti imprenditoriali e
solidaristici del “terzo Settore”;
-
leggi regionali per le famiglie;
-
rafforzamento dei diritti soggettivi dei minori;
-
individuazione di specifici diritti alla crescita, alle opportunità,
al sostegno della genitorialità;.
Questo percorso si
è intrecciato con la riforma complessiva dei servizi sociali che
ha affidato ai comuni la responsabilità istituzionale di sviluppare una rete di
offerta complementare a quella delle Aziende sanitarie.
Per quanto riguarda le famiglie e i minori,
oggi siamo dunque in presenza di azioni legislative specifiche (consultori;
affidi e adozioni; sostegni alle famiglie; interventi contro la violenza sui
minori; estensione dei diritti soggettivi)
e di azioni legislative generali (regole per lo sviluppo
istituzionale ed organizzativo dei servizi sociali; regole sui servizi sanitari
e socio-sanitari; amministrazione dei rapporti inter-istituzionali fra settore
pubblico e settore privato dei servizi alle persone).
Tutto questo avviene in un contesto di fortissima
articolazione e frammentazione delle responsabilità istituzionali.
Tale situazione accentua le
responsabilità del ruolo programmatorio delle regioni che sono chiamate a:
-
favorire le connessioni programmatorie fra Asl (Piani
distrettuali) e Comuni (Piani di
zona)
-
integrare i contenuti e lo sviluppo dei Livelli essenziali statali
coordinandoli con le azioni regionali, per continuare nella prospettiva
dell’universalismo delle prestazioni
-
conoscere le esperienze locali e favorire la comunicazione
sociale sugli effetti dei servizi (documentare; verificare, valutare,
informare, mantenere vive le esperienze)
-
continuare a dare uno spazio di visibilità alle specifiche
politiche per le famiglie e l’infanzia anche nei più complessivi
Piani di zona dei servizi sociali
elaborare una cultura ed una pratica della programmazione concertata delle politiche sociali, poiché si affievolisce quella della “programmazione a cascata”
riconoscere l’accresciuto ruolo strategico dei luoghi di
comunicazione inter-regionali nonché dei connessi spazi istituzionali
(Conferenza Stato – regioni; Conferenza delle autonomie locali)
In conclusione la programmazione sociale e socio-sanitaria nel nuovo contesto istituzionale rende ancor più necessario rafforzare i legami nelle reti dei servizi alle persone proprio perché la sempre più complessa articolazione delle istituzioni delle organizzazioni e del lavoro professionale tende a far perdere gli orizzonti di senso del sistema dei servizi.