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Ministero della
Giustizia
INTERVENTO DEL
MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SEN. ROBERTO CASTELLI
INAUGURAZIONE
DELL'ANNO GIUDIZIARIO 2002
Eccellentissimo Presidente, Sig. Procuratore Generale, Sig.
Rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura, Autorità, Signori
Rappresentanti dell'Avvocatura e della Magistratura Onoraria, Colleghi
L'inaugurazione di un nuovo anno impone sempre ottimismo e
slancio progettuale verso il futuro, con fiducia e determinazione.
Un atteggiamento di questo tipo, tuttavia, per non apparire utopico e ingenuo,
non può prescindere dall'analisi oggettiva della situazione.
Ogni azione, anche quella politica, infatti, per risultare efficace deve basarsi
su una corretta visione della realtà. Purtroppo i numeri che rappresentano la
realtà della giustizia italiana, comunque si leggano, dipingono innegabilmente
un quadro sconfortante:
secondo i dati dell'Ufficio delle Statistiche del Ministero
- la durata media dei processi civili nei tribunali italiani,
oggi, è di 1.009 giorni per il solo primo grado di giudizio;
- l'arretrato dei procedimenti civili di competenza dei
Tribunali evidenzia, al 30 giugno 2001, un totale di oltre 3 milioni e
mezzo di pendenze
- i cittadini italiani, secondo indagini demoscopiche, si
dichiarano insoddisfatti dello stato della Giustizia nel nostro Paese.
Questa è la situazione attuale, quella da cui è partito questo
Governo per avviare il proprio programma. Non è qui il caso di indicare le
responsabilità di questa o quella parte.
Credo che lo sforzo comune debba riguardare da un lato il rilancio dell'immagine
della Giustizia italiana agli occhi dell'opinione pubblica, ma soprattutto
dall'altro far sì che venga rispettato l'articolo 111 della Costituzione,
laddove parla di "ragionevole durata del processo".
Questo, per parte mia, è l'obiettivo che mi prefiggo.
La scarsa fiducia nella giustizia, secondo le indagini
demoscopiche, sarebbe determinata, in primo luogo, dalla lentezza dei processi
e, più in generale dalla lunghezza dei tempi con cui il cittadino vede tutelato
il proprio diritto leso.
Secondo la Corte Europea di Strasburgo la durata ragionevole di
un processo civile non dovrebbe superare i tre anni in primo grado e i cinque in
appello, arrivando complessivamente a sei anni in caso di ricorso per
Cassazione.
Dunque, l'Italia non solo è oberata da un debito pubblico finanziario, ma è
gravata anche da quello che ho definito "debito pubblico giudiziario"
che deve essere riportato entro confini fisiologici.
I governi che ci hanno preceduto hanno tentato di affrontare il problema dando
una risposta che mi pare di poter definire sostanzialmente quantitativa: siamo
passati da un bilancio di 5.700 miliardi di lire nel 1996 a oltre 12.000
miliardi di lire pari a oltre 6 miliardi di euro nel 2001. Sono stati aumentati
in numero notevolissimo i giudici di pace e sono stati esperiti concorsi per
l'ingresso in ruolo di 700 nuovi magistrati.
Inoltre, sono stati varati nella precedente legislatura ben 71 provvedimenti di
legge che in alcuni casi hanno causato seri problemi di recepimento da parte
dell'ordinamento giudiziario.
Ora è evidente che i provvedimenti promossi dai precedenti esecutivi comportano
oneri notevoli, peraltro proprio a partire dall'esercizio che stiamo
inaugurando, ma ciò nonostante, questo Governo ha ritenuto responsabilmente di
darvi attuazione prevedendo specifiche norme nella finanziaria e i relativi
stanziamenti in bilancio.
Molti, tuttavia, e tra questi anch'io, ritengono che queste operazioni, sia pur
così massicce e costose, non siano sufficienti per risolvere il problema, che
abbisogna, invece, soprattutto di altri interventi, di carattere qualitativo.
Oggi, d'altro canto, questa scelta appare dovuta, tenendo conto degli
orientamenti di fondo secondo cui uno stato non può destinare risorse
illimitate alla Pubblica Amministrazione, e dei fondamenti liberali e liberisti
cui si ispira il Governo che mirano a un'incidenza più ridotta dello Stato sul
Prodotto Interno Lordo che si vuole resti in buona parte a disposizione dei
cittadini.
D'altro canto, data la particolare attenzione del Governo ai temi della
sicurezza e della giustizia, tali settori sono sfuggiti in parte a questa
logica. Ricordo che, rispetto allo stato di previsione dell'anno 2001, gli
stanziamenti per il 2002 fanno registrare un aumento pari all' 1.57%.
La legge finanziaria 2002 (art. 19, comma 1) stabilisce che in deroga al divieto
di assunzioni il Ministero della Giustizia definisce per l'anno 2002 un
programma straordinario di assunzioni nel limite di 500 unità di personale
appartenente alle figure professionali strettamente necessarie ad assicurare la
funzionalità dell'apparato giudiziario.
Inoltre, si è autorizzato il Ministero della Giustizia a prorogare i contratti
per il personale assunto a tempo determinato al 31 dicembre 2002 evitando così
un depauperamento degli uffici giudiziari.
Quel che è certo, comunque, è che si deve passare dalla quantità
alla qualità e all'efficienza. Quest'ultima si migliora attraverso le riforme e
un'attenta valutazione del funzionamento della macchina della Giustizia.
Il debito pubblico giudiziario italiano e i ripetuti richiami della Corte di
Strasburgo impongono all'Italia di imboccare una decisa strada di miglioramento
del servizio reso al cittadino. Infatti, l'amministrazione della giustizia
costituisce uno degli indicatori principali del grado di civiltà e di modernità
di un Paese.
Il Governo ha posto le basi e intrapreso il processo per una
riforma complessiva del sistema giustizia e la sua azione si dispiega lungo le
seguenti direttrici:
- Azione amministrativa
Il Ministero è stato completamente rifondato e riorganizzato
mediante: il varo e l'applicazione dei nuovi decreti di organizzazione in
attuazione della riforma prevista dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n.
300; il radicale rinnovamento della dirigenza, con l'introduzione anche di nuove
professionalità esterne alla magistratura e la risoluzione, in sede di legge
finanziaria, di problemi legati alla specificità del Dicastero inerenti
l'inquadramento del nuovo personale dirigente. Oggi il Ministero può contare su
una dirigenza competente dotata del necessario spirito di squadra per
raggiungere gli obiettivi prefissati.
- Aumento dell'efficienza degli uffici giudiziari
La cultura dell'amministrazione della giustizia deve essere
ispirata al criterio della rigorosa valutazione della produttività degli uffici
giudiziari e dei singoli magistrati che li compongono.
L'esigenza di una maggiore efficienza è stata ricordata dallo stesso Presidente
della Repubblica, che durante una seduta del Csm ha testualmente affermato:
"È mia ferma convinzione che l'efficienza e la rapidità di risposta del
sistema giudiziario, oltre che addurre prestigio allo stesso ordine giudiziario
e consolidare così l'autonomia ordinamentale e l'indipendenza di giudizio della
Magistratura, costituiscano condizione essenziale per la piena realizzazione di
molti altri valori di fondamentale importanza per la democrazia e lo stato di
diritto".
A questo scopo, con il CSM abbiamo varato una commissione che dovrà
individuare, entro giugno 2002, i criteri per la misurazione della produttività
nel sistema giudiziario italiano. Essa ha tra i suoi componenti anche una società
di consulenza scelta dal Ministero per aiutare il lavoro della commissione con
l'apporto di competenze tecniche e informatiche per la costruzione di modelli di
misurazione dell'efficienza delle organizzazioni nell'area delle pubbliche
amministrazioni.
- Informatica
Intanto va detto che un processo moderno non può prescindere da
una tecnologia adeguata, e di ormai diffuso utilizzo, come l'informatica.
Attualmente gli uffici giudiziari sono collegati da una rete unica della
giustizia che si è già integrata con la più grande rete della Pubblica
amministrazione (RUPA).
Ad oggi, tutti gli uffici nelle città sede di tribunale hanno accesso alla rete
e nei prossimi mesi sarà attuato il collegamento con le sedi distaccate, il che
gioverà anche agli uffici del giudice di pace, tanto più nell'attuale fase che
vede il concreto avvio della competenza penale di questo organo giudicante.
Sono, inoltre, in corso di distribuzione i servizi di posta elettronica e di
accesso ad Internet al personale della magistratura e a quello amministrativo e,
ad oggi, 22.000 utenti usufruiscono di almeno uno di tali servizi.
Recentemente, poi, sono state acquisite circa 11.000 postazioni di lavoro
elettronico ed entro breve termine, con un'ulteriore fornitura di 4.000 unità,
tutti i magistrati avranno a disposizione un computer portatile.
Va aggiunto che nell'anno in corso si avvierà, in via
sperimentale, il processo telematico civile, un'innovazione che consentirà agli
operatori la consultazione e la trasmissione degli atti giudiziari a distanza.
- Azione riformatrice
Il Governo ha presentato un programma di riforme vasto e
articolato a cui ha immediatamente dato il via.
La Banca d'Italia nel novembre dello scorso anno ha sollecitato il Governo a
cinque riforme giuridiche il cui mancato avvio sarebbe a suo giudizio esiziale
per l'economia nazionale:
- la
riforma delle società non quotate;
- la
riforma del diritto fallimentare;
- un
intervento sul processo civile;
- la
riforma del diritto del lavoro;
- la
riforma della pubblica amministrazione.
Tenuto conto di tali esigenze, il Ministero ha dato avvio a nuovi
provvedimenti normativi che vanno nella direzione di una semplificazione
processuale e di un'accelerazione delle procedure.
In sintesi, e senza pretese di completezza, si può ricordare
che:
- Giustizia Penale
Per quanto attiene
alla giustizia penale, il Governo, nel suo sforzo innovatore, ha tenuto conto di
tre esigenze prioritarie, individuate nella certezza del reato, nella certezza
del processo e nella certezza della pena.
- Ordinamento
giudiziario
In attuazione della
legge 13 febbraio 2001, n. 48, recante una aumento del ruolo organico della
magistratura di 1000 unità, il Ministero ha disposto l'immissione in ruolo di
200 magistrati, un incremento a 330 unità del ruolo degli uditori giudiziari,
l'attribuzione di 74 posti alla Corte di Cassazione ed alla relativa Procura
generale, laddove per le ulteriori 546 unità è in corso un procedimento di
ricognizione tra i vari Uffici giudiziari.
Va inoltre segnalata
l'istituzione delle piante organiche dei magistrati distrettuali, che consentirà
di garantire la presenza effettiva di personale anche in caso di prolungata
assenza dal servizio di magistrati assegnati ai vari Uffici delle Corti di
appello.
Per quanto attiene alla riforma dell'ordinamento giudiziario, l'intendimento del
Governo è stato quello di realizzare la modifica dell'attuale sistema
elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura allo scopo di rendere più
diretto il rapporto tra elettori ed eletti e di depotenziare l'influenza delle
aggregazioni correntizie.
L'intento viene perseguito attraverso l'espressione di una sola preferenza su un
singolo collegio nazionale e consentendo che si votino candidati concorrenti a
titolo individuale e non inseriti in liste contrapposte.
Il disegno di legge, approvato dal Consiglio dei ministri il 21 novembre 2001,
è stato presentato al Senato della Repubblica in vista di un esame da parte del
Parlamento che auspichiamo rapido.
Sul medesimo
versante, che riflette uno sforzo di aggiornamento del nostro ordinamento
giudiziario, aggiornamento che, in sinergia con gli altri interventi di riforma,
dovrebbe restituire maggiore capacità di efficienza alla macchina delle
giustizia, sono da ricordare altri interventi propositivi all'esame degli uffici
del Ministero e concernenti:
- Sistema
penitenziario
La gestione del
sistema penitenziario italiano assorbe circa la metà delle risorse destinate
alla Giustizia, e anche in questo caso abbiamo trovato una situazione assai
preoccupante. Il più evidente problema è quello relativo al sovraffollamento,
che interessa ormai la maggior parte delle strutture penitenziarie, specie
quelle situate presso le grandi aree metropolitane. Infatti, a fronte di una
ricettività complessiva di circa 43.000 posti (elevabile a una soglia giudicata
tollerabile di circa 49.000 posti), alla data del 31.10.2001 erano presenti
56.189 detenuti e internati. Peraltro, a causa dello stato di degrado e
fatiscenza di alcuni istituti, risultano attualmente non disponibili circa 5.000
posti per interventi di ristrutturazione. Per contro, si sono registrati ritardi
e serie difficoltà per l'entrata in funzione di alcuni nuovi istituti, sia per
il reperimento del personale necessario ai fini della sicurezza, del trattamento
e per l'organizzazione dei servizi, che per il completamento delle strutture.
Per ovviare a questa
situazione, è stato avviato un vasto piano di ristrutturazione dell'edilizia
carceraria nonché una razionalizzazione complessiva delle carceri, essendo
stati previsti nella legge finanziaria specifici stanziamenti per l'acquisizione
di carceri in leasing. Va ricordato che in tre mesi, è stato attivato il nuovo
penitenziario di Bollate, pronto da due anni, ma mai utilizzato.
E' stato inoltre
inserito, sempre nella legge finanziaria, un forte impegno per l'adeguamento
economico delle forze dell'ordine, tra cui la polizia penitenziaria.
- Giustizia
Minorile
Nell'ambito della
giustizia minorile, l'obiettivo è quello di migliorare i procedimenti di
adozione con la costituzione di una banca dati - che sarà presto operante -
facente capo al Ministero della Giustizia e conterrà notizie riguardanti sia i
minori dichiarati adottabili sia soggetti aspiranti all'adozione nazionale ed
internazionale.
I centri di giustizia
minorile hanno intensificato la collaborazione con le Regioni e gli Enti locali,
per raggiungere un'integrazione operativa tra i servizi, per meglio assicurare
l'attivazione delle risorse utili a favorire il reinserimento sociale dei
minori. La stessa finalità ha indotto a ricercare la collaborazione del privato
sociale, che ha portato a sottoscrivere protocolli d'intesa, sia a livello
locale sia a livello nazionale. L'utilizzo del mediatore culturale, soprattutto
negli Istituti del nord Italia, dove più massiccia è la presenza di minori
stranieri, sta favorendo la conoscenza delle particolari problematiche di tali
soggetti e la predisposizione di percorsi educativi più efficaci.
- Europa
Il futuro dell'Europa
è una questione fondamentale, che è esplosa con tutta la sua importanza in
occasione della nostra presa di posizione sull'accordo quadro sul mandato
d'arresto europeo. Questa questione si inquadra all'interno del dibattito più
vasto e generale che deciderà le sorti degli italiani e degli europei per molti
anni a venire.
Il tema fondamentale è quale tipo di Europa va costruita. Sgombriamo subito il
campo da un equivoco. Questo Governo ha una forte vocazione europeista.
Vogliamo un'Europa democratica, fondata sulla sovranità popolare e sull'identità
dei popoli e delle nazioni. In quest'ottica, questo Governo ha profuso un grande
impegno per raggiungere traguardi importanti, quali l'approvazione definitiva di
Eurojust e l'approvazione della decisione quadro di lotta al terrorismo, che tra
l'altro contiene una importante definizione comune dello stesso reato di
terrorismo.
Per tornare al tema del mandato d'arresto europeo, le nostre obiezioni si sono
basate sul metodo, che continuiamo a ritenere sia stato troppo affrettato data
la delicatezza della questione. Si è aperta infatti una questione che implica
riflessioni sulla Costituzione, sull'ordinamento giudiziario, sui codici penali
e di procedura penale. Si impone a questo punto la necessità di costituire una
commissione per studiare le ricadute sul nostro ordinamento.
- Considerazioni
Lasciatemi a questo
punto fare qualche considerazione.
Ritengo che prima
ancora di parlare di efficienza e di efficacia del sistema giudiziario occorra
puntare al recupero del senso delle istituzioni democratiche e del comune
sentimento di giustizia. Ciò deve accadere attraverso il pieno rispetto della
Costituzione, come più volte sottolineato dal Presidente della Repubblica, e
l'attuazione di un complesso di riforme volte a ridare efficienza
all'ordinamento giudiziario. Ecco perché va fermamente perseguita la
separazione dei poteri legislativo e giudiziario.
E' giunto anche per il mondo della giustizia il tempo di abbandonare qualunque
atteggiamento conservatore, di guardare in faccia alla realtà e all'inesorabile
trascorrere dei tempi e di fare un salto culturale verso un sistema più moderno
ed efficiente.
La resistenza al cambiamento è una costante profonda dell'animo umano ed è
perciò comprensibile, ma arriva sempre per tutti il momento in cui bisogna
abbandonare i vecchi retaggi e resta solo da decidere se subire passivamente un
cambiamento o esserne parte attiva e dinamica.
E' da questa decisione che scaturisce il successo o il fallimento di un uomo, di
un'impresa, di qualunque organizzazione o sistema.
E, in un sistema democratico, è sempre la società, ovvero il popolo, che
determina il corso della storia e induce cambiamenti.
Ricordo, a titolo di esempio, che nel recente passato furono proprio
l'indifferenza ai mutamenti della società, la resistenza ad ammettere la fine
di un sistema e l'incapacità ad adeguarsi al nuovo corso richiesto dalla società,
a condurre alla delegittimazione una certa classe politica.
Oggi la società italiana chiede anche alla Giustizia di cambiare: sta a noi
opporre indifferenza e resistenza oppure dimostrare volontà e capacità di
rinnovamento, e in questo modo essere il motore del cambiamento, per il bene
della società, del sistema e, perché no, di noi stessi.
Il mondo della giustizia non può rimandare la sua decisione, dalla quale –
solo da essa – dipende per intero la sua delegittimazione o la sua
rilegittimazione agli occhi della nazione e dell'Europa.
Nessuna istituzione può opporsi alla sovranità popolare esercitata nelle forme
e nei limiti della Costituzione. E la sovranità popolare oggi vuole il
cambiamento.
Occorre però puntare al recupero del senso delle istituzioni democratiche e del
comune sentimento di giustizia.
Quando sono arrivato
al Ministero ho dichiarato che intendevo attenermi strettamente ai principi di
Montesquieu, recepiti dalla nostra Costituzione. Allora fui accusato di dire
cose ovvie, ma alla luce dei primi sei mesi di governo, credo di poter dire che
fosse necessario ribadire questi concetti.
Il pendolo della
storia in Italia ha spesso oscillato, all'insegna di un rapporto conflittuale
patologico tra potere politico e ordine giudiziario.
Abbiamo visto casi di imperio della politica sulla magistratura, abbiamo
reclamato l'indipendenza della magistratura, per poi assistere a vicende che
hanno in molti indotto il sospetto di eccessi in senso opposto.
Tutto ciò ha finito per alimentare perplessità e sfiducia da parte
dell'opinione pubblica, su un tema tanto delicato come quello della giustizia.
Sul passato sarà la storia a esprimere il suo giudizio. Nel presente, non
voglio giudicare se nella magistratura ci sia, da parte di alcuni, una volontà
di condizionare la politica, ma se ci fosse dovrei combatterla, avocando a me
tutte le competenze conferitemi dall'art. 110 della Costituzione, perché, come
l'indipendenza della magistratura non deve essere in discussione, neppure può
esserlo l'indipendenza del Governo.
Per il futuro, auspico – e per questo mi impegnerò con tutte le mie forze –
che il pendolo non continui la sua oscillazione da una parte all'altra, ma si
fermi nel punto centrale di equilibrio, quello in cui i magistrati, senza
eccezioni, siano soggetti soltanto alla legge e siano indipendenti non solo dai
governi, ma anche dai partiti e dalle ideologie e perseguano i reati e non i
fenomeni, né tanto meno le idee.
L'inaugurazione del nuovo anno giudiziario mi offre l'opportunità di rivolgere
a tutti gli operatori della Giustizia e in particolar modo alla Magistratura,
l'appello a raccogliere con entusiasmo e spirito positivo la sfida del
cambiamento e a guardare dritto avanti, per dare al popolo italiano un giustizia
migliore.