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Se An recupera l'uomo accusato di essere il mandante dell'omicidio dei Fratelli Rosselli
Gianni Cipriani in l'Unità 16 gennaio 2002
Se essere europeista significa, dall'Italia, ordinare l'assassinio a due antifascisti m Francia, ovvero deliberare la diffusione di un'epidemia a Barcellona per provocare la chiusura del mino confine francese, allora Filippo Anfuso, l'ambasciatore fascista che Castano Salvemini definiva il "fratello siamese" ih Galeazza Ciano, è stato uno dei precursori dell'attuale Schengen, data la sua propensione a non fermarsi davanti alle barriere doganali per ordinare o coprire crimini. Sì, perchè "europeista" Anfuso è tranquillamente definito dalla storiografia contemporanea - soprattutto quella relativa ai servizi segreti e all'Ovra -come uno dei mandanti dell'omicidio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, esponenti di Giustizia e Libertà, uccisi in Normandia l'11 giugno del 1937 al termine di un'operazione speciale finanziata dal Sim (il servizio segreto fascista dell'epoca, ndr) che aveva la copertura politica di Galeazza Ciano.
Insomma, nel pieno disprezzo della stona e della memoria, nell'aula di Montecitorio è risuonato il nome a un personaggio implicato in uno dei primi (dopo Matteotti) e più gran delitti di stato Anfuso, tanto per essere chiari, nell'immediato dopoguerra fu condannato alla fucilazione perche ritenuto responso bile di quel crimine. Condannato anche in secondo grado, fu poi salvato da una scandalosa sentenza della corte d'Assise di Perugia che assolse l'ambasciatore fascista, ma incredibilmente assolse "per insufficienza di prove" gli stessi due ufficiali del Sim che avevano confessato di aver organizzato l'omicidio dei fratelli Rosselli. La motivazione'? Anche se il delitto era stato organizzato dal governo fascista, non si poteva escludere che tra decisione ed esecuzione si fosse inserito un secondo soggetto che poteva aver assassinato i Rossetti per altri motivi. In pratica era teoricamente possibile che i sicari fascisti fossero stati preceduti da altri assassini Quindi i mandanti con fessi potevano essere convinti di aver fatto una cosa che, m pratica, potevano anche non aver fatto Un capolavoro di ipocrisia che all'epoca fu commentato duramente anche da intellettuali come Salvemini e Piero Calamandrei
Il processo sull'omicidio dei fratelli Rossetti rappresenta uno dei tanti casi, evidenziati dalla più recente storiografia, di una giustizia dell'immediato dopoguerra impregnata di fascismo, sempre pronta a rivoltare il codice pur di mandare assolti gerarchi e torturatori, connivente con il vecchio potere che stava cercando nuove alleanze con il fronte più conservatore dei "liberatori " In questo senso rievocare ora la figura di Filippo Anfuso sembra quasi indicativo di un altro momento difficile per la giustizia italiana, la dove non mancano richieste e spinte per trovare all'interno della magistratura giudici più sensibili - come nel passato - ai richiami del potere La stona dell'omicidio dei fratelli Rosselli - nonostante le assoluzioni dei 1949 - e del tutto chiara dal punto di vista della ricostruzione storica Galeazza Ciano, Filippo Anfuso e il generale Mano Roatta erano riusciti, in concorrenza con altre burocrazie fasciste, ad esercitare un notevole controllo all'interno del Sim Tra le altre cose, furono pianificate una sene di "operazioni speciali" atti di vero e proprio terrorismo Poi la decisione di assassinare i fratelli Rossetti E tutto venne pianificate m modo quasi perfetto l'incarico fu affidato al colonnetta Santo Emanuele e al maggiore Roberto Navale, ufficiali dei carabinieri in servizio al Sim, i quali ingaggiarono alcuni fascisti francesi, che furono pagati con quattrocento moschetti Poi era stato organizzato anche il depistaggio infatti all'indomani dell'assassinio si scateno una campagna di stampa alimentata dai servizi segreti fascisti, in cui s accusavano gli anarchici (già all'epoca ) e poi i comunisti, impegnati m una faida interna all''antifascismo Soh che nel dopoguerra i protagonisti confessarono Nell'immediato dopoguerra fu celebrato il processo contro Anfuso (latitante) il generale Mano Roatta, l'ex capo del Sim Angioi, Emanuele e Navale Ma pochi giorni prima della sentenza il generale Mano Roatta fu fatto fuggire dalla prigione, nascosto m Vaticano e da li portato in Sfagno, dove ha vissuto fino al 1966 quando, da libero cittadino, e rientrato in Italia, Anfuso fu condannato alla fucilazione; Roatta, Emanuele e Navale all'ergastolo e Angioi a venti anni. Sentenze inappellabili in base ad un decreto legislativo da 13 settembre 1944. Ma incredibilmente la Cassazione accolse alcuni ricorsi e fu celebrato un nuovo processo dinanzi alla corte d'assise speciale a Roma Le pene furono ridotte, ma Anfuso ancora condannato Fino al 14 ottobre del 1949, quando la corte d'Assise di Perugia mando tutti assolti il Sim aveva si ordinato l'assassinio deifratelli Rosselli, ma non si poteva non tenere in considerazione un piccolissimo dubbio che - appunto - alla fine i sican fascisti fossero stati preceduti da un ignoto giustiziere Quindi non potevano essere condannati Commentò amaramente Calamandrei "Contro quali pressioni, contro quali intimidazioni devono dunque lottare i magistrati coscienziosi che vorrebbero fare giustizia e non possono7 Questa sentenza pone un problema e attende una risposta" La risposta non c'è mai stata. Ed anche grazie a questo vuoto di memoria, Filippo Anfuso estate rievocato come uno da padri del moderno europeismo