ROMA - La nuova proposta Frattini è una «rifrittura, una legge
inaccettabile che il presidente Ciampi non deve avallare». Giovanni
Sartori ha letto i giornali italiani a New York e dalle notizie sul
conflitto di interessi ha ricavato l´impressione che tutti gli sforzi del
ministro della Funzione pubblica non vogliono produrre una buona legge, ma
mirano solo e soltanto a «trarre d´impaccio» il presidente della
Repubblica
Professor Sartori, come giudica la Frattini bis?
«Una legge truffa è una legge truffa. In prima istanza Frattini l´ha
imposta a muso duro. Adesso, sollecitato dal capo dello Stato, cerca di
venderla con un guanto di velluto, rimettendo in pista nani e ballerine.
Ma una legge sul conflitto di interessi che non riconosce, in premessa,
che il problema è di incompatibilità è una legge che non solo non
risolve, ma nemmeno affronta il problema. Chiedere che la Frattini venga
migliorata è una presa in giro».
Frattini sostiene che obbligare Berlusconi a vendere non risolverebbe
nulla. Dove dovrebbe investire quella massa di denaro senza creare altro
conflitti, chiede il ministro.
«Invece risolve tutto se si fa cosa fare e come fare. In primo luogo il
metodo è l´offerta pubblica di vendita. Non lo penalizza e ha funzionato
benissimo per pacchetti altrettanto importanti di alienazione dei beni
dello Stato. Dopodiché non è che Berlusconi si intasca i soldi e poi li
rinveste lui. Il ricavato della vendita deve andare in un blind trust. La
persona incaricata di investire, anche se si tratta di 15 milioni di euro,
potrebbe farlo sul mercato americano. Là quella somma sarebbe solo una
goccia nel mare. Berlusconi mantiene tutti i suoi soldi, non ricrea nessun
conflitto di interessi e se li riprende quando lascia gli incarichi
pubblici».
Obiezione: costringere a vendere sarebbe contrario all´articolo 51 della
Costituzione...
«Quell´articolo dice: "Tutti i cittadini possono accedere agli
uffici pubblici e alle cariche elettive in condizione di eguaglianza
secondo i requisiti stabiliti dalla legge". Dunque è la legge che
deve disciplinare l´esercizio di questi diritti ed è questo quello che
deve fare la legge sul conflitto di interessi: determinare i casi in cui
l´elettorato passivo è precluso da una incompatibilità. Questo richiamo
alla Costituzione è pretestuoso e infondato. Se fosse fondato in Italia
sarebbe incostituzionale tutta la normativa antitrust».
Frattini riconosce però che esistono conflitti dal basso e prevede le
sanzioni della par condicio per le imprese che "aiutano" il
proprietario-politico...
«Queste proposte sono tutte pecette. Foglie di fico che non devono essere
nemmeno prese in considerazione. È una legge inaccettabile.
L´opposizione la deve rifiutare in blocco, non deve fornire alibi a
nessuno. Neanche al capo dello Stato».
In che senso?
«Nel senso che queste modifiche sono un´"operazione salvafaccia"
sollecitata dal Quirinale. Al presidente Ciampi la legge Frattini in
versione originale, senza neanche foglie di fico, andava già benissimo.
Lo ha dimostrato firmando l´autorizzazione a presentarla alle Camere.
L´articolo 87 della Costituzione gli consentiva di negare quella
autorizzazione. Invece il presidente l´ha firmata. E questa è, secondo
me, la chiave di decifrazione di tutta la vicenda».
Cosa vuol dire professore?
«Voglio dire che il presidente Ciampi vuol vivere tranquillo, mentre il
conflitto di interessi di Berlusconi gli crea invece una grossissima
grana. In prima battuta Ciampi ha ritenuto di uscirne facendo finta di non
vedere e di non capire. Ma l´indignazione, inclusa quella del mondo, lo
ha messo in difficoltà. Il presidente ha capito che non poteva continuare
a far finta di niente e così è entrato in agitazione per procurarsi un
alibi».
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