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Theo Van Gogh,
un omicidio multiculturale
in Il Foglio, 24/12/2004
16 novembre 2004 16.51
AMSTERDAM - «Leggendo questo messaggio, lei ha contribuito ad uccidere un
musulmano. A giudicare dal suo sorriso ne ha gioito. Aiuti l’umanità, e
inoltri l’sms». La catena di sant’Antonio va forte in questi giorni ad
Amsterdam. Sta diventando un passatempo, accettato senza troppo
scandalizzarsi, come un segno dei tempi.
L’Olanda si guarda allo specchio e vede una faccia diversa da quella che
pensava di avere. Un delitto atroce, seguito da otto attacchi ad altrettante
moschee in pochi giorni e dalla scoperta di avere in casa il terrorismo
islamico (che voleva colpire anche il presidente Ue Barroso), come negli altri
Paesi d’Europa. «Lo scontro di civiltà ha fatto il suo debutto nella società
dell’armonia», dice ironico Paul Dekker, cattedra di educazione civile
all’università di Tillburg e consulente del governo. «Le politiche di
controllo dell’immigrazione sono più restrittive - dice il professore -, ma
fino ad ora i principi di base erano rimasti immutati». «Erano», perché dopo
la morte di Theo Van Gogh, nulla viene più dato per scontato. Il discendente
del pittore è stato ucciso per gli 11 minuti di Submission , un cortometraggio
nel quale viene data voce a cinque donne musulmane che denunciano la loro
condizione, costrette in nome della religione islamica a ossequiare uomini che
le violentano e le maltrattano. E’ stato ucciso da Mohammed Bouyeri, un
ragazzo cresciuto nella capitale che da sempre è il simbolo della libertà di
espressione.
«Perché porti il velo?». «E’ vero che i musulmani possono picchiare le
donne?». Domande che arrivano da ragazzi di 14 anni. Gli alunni dell’istituto
professionale di Zaandam, a nord di Amsterdam, hanno davanti una giovane
marocchina e 20 minuti per sentire le sue risposte. Il tema della giornata è
la tolleranza, dopo toccherà a un omosessuale e a un senzatetto. L’insegnante
Paul Lassoj spiega che si tratta di un’iniziativa autorizzata dal ministero
dell’Istruzione, non è una novità legata all’ondata di intolleranza che ha
seguito il delitto Van Gogh. «Abbiamo gli anticorpi per gestire i nostri
estremismi - dice Meindert Fennema, direttore dell’Istituto di ricerca
sull’immigrazione dell’università di Amsterdam -. La morte di Van Gogh
rinforzerà la voce di chi vuole reprimere il fondamentalismo islamico. Ma non
ci cambierà. Quello che manca è la capacità di intervenire sull’estremismo
degli altri ».
Amsterdam Ovest è un postaccio. Il quartiere in cui è cresciuto Mohammed dista
2 chilometri dal centro turistico della città. Ma sembra lontano anni luce. I
negozi hanno le insegne in arabo, ai muri sono appesi manifesti in lingua
araba. Davanti ai portoni delle case, gruppi di ragazzi che fumano. Ci stanno
per ore. Aspettano che passi il tempo. In primavera il Centro stranieri di
Amsterdam commissionò una ricerca sui quartieri musulmani della città. I
risultati furono sconcertanti. I numeri di telefono delle case erano
sbagliati. Nessuna collaborazione, nessuna risposta. Da anni nessuno si
preoccupava di questi ghetti. «I ragazzi qui non hanno amici olandesi, parlano
male l’olandese. Vedono i genitori vivere da perdenti. E si fanno trascinare
dai messaggi più radicali», racconta Abdel Najif, uno dei pochi egiziani di
Amsterdam Ovest, «colonia» di marocchini e turchi.
E’ il frutto di un sistema dove ogni gruppo confessionale ha diritto alla sua
scuola, alle sue istituzioni, ma dove lo spirito di integrazione è lasciato
alla buona volontà degli interessati. Risultato: il giorno del funerale di Van
Gogh, nella strada dove abitava il suo assassino, c’erano marocchini che
sputavano sul ritratto del regista. Dice Dekker: «I giovani immigrati vivono
con il nostro sussidio di disoccupazione. Maturano un risentimento
antioccidentale, alimentato dai loro "cattivi maestri"». Quelli che popolano
la più grande moschea di Rotterdam, dove un giovane imam in abiti occidentali
spiega così quel delitto: «Non possiamo dire di approvarlo, è una reazione
esagerata da parte di un estremista. Ma sicuramente, c’è stata una mancanza di
rispetto verso l’Islam». Se l’è cercata, insomma.
Era già tutto scritto. Un rapporto governativo del giugno 2004 si chiudeva con
una frase desolante: «I musulmani di prima e seconda generazione che vivono in
Olanda non sono disposti ad accettare le moderne concezioni sull’emancipazione
della donna e sul ruolo della religione nella società». Secondo Dekker è
improprio parlare di rifiuto del multiculturalismo. E’ un fallimento che
riguarda tutti. «Noi olandesi siamo indifferenti. Il cambio di attitudine
degli ultimi due anni, la paura del diverso, è dovuta al peggioramento delle
nostre condizioni economiche».
I quartieri a ridosso del porto di Rotterdam non hanno nome. Li chiamano
«città parabolica», per la miriade di antenne satellitari che spuntano dai
balconi. Sintonizzate su canali in lingua araba. Nel 2015 non si parlerà più
di enclaves . Per quella data la maggioranza della popolazione nel Randstad
(l’Ovest dei Paesi Bassi, che comprende Amsterdam, L’Aja, Rotterdam e Utrecht)
sarà formata da immigrati musulmani di prima generazione. Già oggi, ad
Amsterdam il 56% dei minorenni non è olandese, a Rotterdam il 54%, all’Aja il
48%.
«La radicalizzazione dei musulmani è una realtà nel mondo. Ci stupiamo che sia
così anche in Olanda, dove i giovani immigrati si sentono cittadini di seconda
classe?». Naima Azugh è una di loro. E’ nata 32 anni fa in Marocco, è arrivata
ad Amsterdam che ne aveva quattro. E’ una parlamentare verde. Vive in una casa
galleggiante, che da 6 mesi è sorvegliata dalla polizia. Sotto scorta, per
aver denunciato il fondamentalismo islamico «che cresceva nei quartieri della
mia città». Adesso cosa succederà? Naima Azugh sostiene che ci vorranno anni.
«Bisogna offrire possibilità. L’estremismo si batte spiegando che è possibile
una vita diversa». I tre principali quotidiani in questi giorni hanno
pubblicato analisi sulla società olandese. Titoli simili: «Paradiso perduto»,
«perdita dell’innocenza», «fine del nostro sogno?». Una seduta di
autocoscienza collettiva nel Paese più avanzato d’Europa in tema di politiche
migratorie e di tolleranza, che merita di essere seguita. Perché in fondo è
una autocoscienza che racconta anche del nostro futuro.
Marco Imarisio
fonte: http://www.gaynews.it/index.php
Olanda : incendio
moschea ad Helden dopo omicidio Van Gogh
di Carla Amato
Un incendio ha devastato una piccola moschea in legno a Helden, nel sud dell'Olanda, senza provocare danni alle persone. I pompieri hanno contenuto l'incendio, ma il bilancio dei danni e' ancora incerto.
Un portavoce ha detto che la polizia ritiene "si tratti di un incendio doloso", ed ha precisato che le fiamme sono divampate intorno alle 6 di questa mattina. Il rettore della moschea ritiene che il fatto sia conseguente ad un disegno criminale correlato con le tensioni esistenti fra i giovani del luogo sulle questioni di immigrazione.
Dopo l'assassinio, il 2 novembre, del regista Theo van Gogh da parte di un estremista islamico marocchino-olandese, numerosi luoghi di culto o scuole musulmane olandesi sono stati oggetto di attacchi e profanazioni.
Il piu' serio ha riguardato fino ad oggi una scuola islamica di Eindhoven, nel sud est dei Paesi Bassi, dove una bomba e' esplosa lunedi' all'alba distruggendo l'atrio dell'edificio.
L'incendio di oggi colpisce il periodo di tre giorni che chiude il mese del Ramadan.
by www.osservatoriosullalegalita.org
[Data pubblicazione: 06/11/2004]
sabato 6 novembre 2004 22.31
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Nono arresto per l'omicidio Van Gogh
16.16: Ci sarebbe una fatwa, una condanna a morte per chi viola le leggi islamiche, simile a quella che fui lanciata contro Salman Rushie, all'origine dell'uccisione del regista olandese Theo Van Gogh. Lo sospetta la polizia che stamane ha compiuto un nono arresto, un cittadino marocchino. Tutti finora sono stati accusati di terrorismo. Van Gogh aveva firmato un film contro le violenze alle donne nell'Islam. |
Omicidio Van Gogh, fermati sette uomini
BRUXELLES - Sette persone
appartenenti a movimenti islamici, tra cui il presunto assassino del regista
olandese Theo Van Gogh, sono accusate di terrorismo. Lo ha reso noto oggi il
procuratore Leo de Wit che si occupa delle indagini sull'omicidio avvenuto
martedì scorso nel centro di Amsterdam. Il giovane accusato di aver ucciso Van Gogh, Mohammed B., di 26 anni, con nazionalità olandese e marocchina, così come altre sei persone, di nazionalità algerina e marocchina, sono accusati di "organizzazione criminale a scopo di terrorismo", ha precisato il magistrato. Oltre che per l'omicidio del regista, Mohamed B. è anche accusato di tentativo di omicidio per aver ferito un agente intervenuto sul luogo del delitto, nonchè di aver violato la legge olandese sul porto di armi. Il magistrato non ha escluso che i sette fermati possano far parte di una rete più vasta. |